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Il sindaco di Milano Beppe Sala a RTL 102.5: “Referendum troppo tecnici, va ripensato il quorum”

Il sindaco di Milano Beppe Sala a RTL 102.5: “Referendum troppo tecnici, va ripensato il quorum”

Il sindaco di Milano Beppe Sala a RTL 102.5: “Referendum troppo tecnici, va ripensato il quorum”   Photo Credit: Agenzia Fotogramma


10 giugno 2025, ore 10:30 , agg. alle 11:00

Beppe Sala, sindaco di Milano, interviene su RTL 102.5 in "Beppe Sala a tutto campo"

Beppe Sala, sindaco di Milano, interviene su RTL 102.5 in "Beppe Sala a tutto campo", la nuova rubrica della prima radiovisione d’Italia per commentare i principali temi di attualità. Ogni mese, all’interno di “Non Stop News”, il sindaco di Milano affronterà insieme a Enrico Galletti, Giusi Legrenzi e Massimo Lo Nigro, le ultimissime notizie.

I RISULTATI DEL REFERENDUM

«Devo essere sincero, non mi aspettavo che si arrivasse a più del 30%. Alle ultime lezioni politiche è andato a votare il 60%. Dall’altra parte dicono di non andare a votare e ci sta. I referendum sono un esercizio di democrazia importante, che però magari vadano ripensati ci sta. Il centro destra dice “Portiamo a un milione le firme” che è una cosa possibile, però con il quorum al 50% non ci si arriva mai. La verità vera è che se tu proponi temi profondamente etici e semplici da comprendere, come divorzio e aborto, la gente ci va eccome. Se proponi questioni molto tecniche, si fa fatica ad andarci, in più, in questo caso, è chiaro che c’è stata una parte politica che ha invitato a non andarci. Rimane anche il fatto che il Parlamento deve fare il suo lavoro, quindi io credo che quando si vada su questioni così tecniche, il cittadino dice “È il tuo lavoro”. Se trovo una morale positiva, sono contento che a Milano sono andati a votare il 37% dei cittadini, magari porterà bene per le prossime elezioni».

I QUESITI DEL REFERENDUM

«Sono temi molto tecnici. Negli ultimi giorni chiedevo ad amici e cercavo di argomentare i miei voti e vedevo che la maggior parte delle persone non sapevamo bene e soprattutto non avevano elementi per capire, per esempio, se per un dipendente di un’azienda sotto le 16 persone avere sei mesi di buona uscita oppure andare davanti a un giudice. Io cercavo di argomentare, dicendo che non si sa comunque quando il giudice decide, chi sarà… Sono temi troppo tecnici».

IL CAMPO LARGO

«È sempre stata una definizione in costruzione, ritorniamo un po’ al punto fondamentale. Qualcuno al centro-sinistra, come me, sostiene che hai bisogno di più presenza nel centro e centro-sinistra, ovviamente avendo la volontà di stare in quell’area, mentre qualcuno dice che bisogna recuperare i voti di chi oggi non va a votare, bisogna guardare a sinistra e in questo dibattito non si trova una formula vincente. Per cui, è un tema importante. Ci sono due anni di tempo, perché le prossime politiche si voteranno probabilmente a maggio del 2027 per le grandi città italiane».

ELLY SCHLEIN

«Io penso che Schlein, di sua natura, non sarebbe stata la promotrice di questo referendum. Dopodiché, in qualche modo si è trovata ad aderire. Questa è la mia sincera lettura».

LA RICETTA PER IL CENTRO-SINISTRA

«Non c’è una vera ricetta, è un po’ quello che continuo a ripetere e che ovviamente trova consenso ma anche opposizione. Se non si trova la formula per aggregare la parte un po’ più moderata, progressista, liberaldemocratica, l’area che oggi è occupata da Renzi e Calenda, ma evidentemente non basta, bisogna aprire».

ABBASSARE IL QUORUM AL 40%

«Si dovrebbe abbassare il quorum al 40%. Ci sono temi profondamente etici e io penso, per esempio, che la questione del fine vita sia una questione che richiamerebbe tanta gente, al di là che non sia una questione facile. Poi non è facile spiegare quando è concesso di staccare la spina o meno, se è la volontà del singolo, però è una materia ineludibile».

LE PRIMARIE DEL PD PER SCEGLIERE IL CANDIDATO DI CENTRO-SINISTRA

«Io ho espresso qualche perplessità, anche se la mia opinione non conta nulla perché sono sindaco uscente. Il segretario del PD milanese dice che le primarie sono giuste e belle, quindi magari si faranno. È chiaro che non può essere un dogma. A Genova non c sono state le primarie e la Salis ha vinto. Bisognerà valutare se si vuole vincere e faranno la valutazione migliore. Ogni volta che io esprimo una mia idea non va bene, quindi ho promesso che non parlerò di candidati sindaci né per rischiare di aiutare qualcuno né di sfavorire qualcuno. Me ne sto nel mio guscio».

APPARTAMENTI A MILANO

«Sul piano di diecimila appartamenti, di case popolari del futuro a Lorenteggio in Via dei Giaggioli saranno in legno, raffreddate e riscaldate a pavimento, e saranno delle costruzioni straordinarie a prezzi delle case popolari, a 150 euro al mese di affitto. Abbiamo lanciato questo piano case per un livello un po’ superiore, abbiamo fatto i primi due bandi e sono otto aree della città. Abbiamo avuto ventiquattro risposte ed è una cosa positiva, adesso dobbiamo ovviamente verificarle ma penso che per fine anno aggiudicheremo le gare. Quindi, stiamo partendo bene».

STADIO SAN SIRO

«Continuiamo a lavorare, ma diciamoci la verità: sarà una questione di soldi, come è normale che sia. Io voglio favorire il fatto che le squadre rimangano a San Siro, a Milano. Non voglio regalare niente a nessuno perché c’è un’accusa un po’ sul fatto che stiamo regalando le aree e che il Comune di Milano potrebbe ricavare più soldi dalle aree. Certo che potrebbe farlo, basta che dice che non c’è più lo stadio, ma tante residenze e quindi che se la vendi come residenza, viene comprata a prezzo più alto. Ma noi vogliamo che in tremila vadano a San Donato o a Rozzano? Io dico di no, poi è la mia opinione. Il mio lavoro è un lavoro che io amo molto, ma ormai c’è uno che fa una cosa e dieci che fanno ricorso sulle cose che tu fai».

IL DECRETO SICUREZZA

«I fronti sono vari, quindi io non voglio essere vario a tutti i costi lancio però un avvertimento a tutti. Stiamo attenti, perché fare una legge, una regola e poi applicarla sono due cose diverse. Vi faccio un esempio: abbiamo parlato molto dell’obbligatorietà dei caschi per i monopattini, poi è chiaro che viene scaricata la responsabilità sulle città. Le città hanno la possibilità di fermare tutti e controllarli, con tutte le altre cose che devono fare? Io starei un po’ attento. Il tema vero, aldilà di tutto, è la percezione di sicurezza che c’è nel mondo, e anche a Milano, è qualcosa che non va, quindi la mia risposta è continuare ad assumere vigili e cercare di farli stare per strada. Se poi vogliamo aggiungerci continuamente leggi, forse il punto non è quello».

IL PAVÉ DI MILANO

«Si parla di Via Meravigli, che è una via storica. Il problema vero è che quando tu hai il tram e il pavé, andare in bicicletta, motorino e monopattino è pericolosissimo e, che ci piaccia o no, nelle grandi città si usano molto con questi mezzi. Vi faccio anche l’esempio di Via Palestro, altra via storica di Milano, che arriva in Corso Venezia. Noi abbiamo tolto le rotaie e il pavé tre anni fa e nessun milanese si ricorda che prima c’era il pavé. Questo è il punto, però quando ci passi, perché io passo spesso con lo scooter, è un’altra vita. Io non dico che vada tolto ovunque, dico che per proteggere i cittadini che vanno in giro non su quattro ruote, ogni tanto va tolto. Io credo che selettivamente un po’ di pavé vada tolto a Milano. Il mio obiettivo non lo realizzerò ma Via Torino, che ora è una via commerciale, ha le rotaie e non c’è posto per le bici elettriche, che poi si incavolano».

MILANO CORTINA 2026

«Sono tranquillo, i lavori stanno andando bene e chi passa dalla Tangenziale Est vede i lavori della nuova arena».


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