Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: "Parlare di riapertura e di rilancio non è stupido ottimismo"

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: "Parlare di riapertura e di rilancio non è stupido ottimismo"

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: "Parlare di riapertura e di rilancio non è stupido ottimismo"


29 marzo 2020, ore 12:48 , agg. alle 14:27

"La stagione delle riforme sarà indispensabile per la ripartenza del Paese. “La classe politica, e mi ci metto anch’io, dovrà avere il buonsenso di mettersi a un tavolo per programmare la ripartenza”

Dopo l'annuncio del premier Conte, che ieri ha parlato di 4,3 miliardi da girare ai Comuni e 400 milioni per aiuti ai cittadini in difficoltà, oggi ai microfoni di RTL 102.5 ha parlato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala: "ll criterio di distribuzione ai comuni - ha detto - è sulla base del numero di abitanti e della quantità di famiglie sono sotto un certo reddito. Appena arriveranno i fondi a Milano li distribuiremo subito alle famiglie che hanno più bisogno".

Progettare la riapertura? "Non è uno stupido ottimismo"

Il ruolo dei sindaci, soprattutto in un momento come questo, è quello di "sentinelle" sul territorio, specie nella gestione dell'emergenza. "Molti cittadini hanno chiare le responsabilità di ognuno di noi - ha detto Sala -, io cerco di fare la mia parte. La situazione di Milano è particolare: dicono che più cadi dall'alto e più ti fai male. Noi eravamo in un periodo d'oro, abbiamo fatto un progresso incredibile. Prima dell'Expo, Milano aveva cinque milioni di turisti, l'anno scorso ne abbiamo avuti dieci, quest'anno forse uno". L'anno prossimo? "Forse tre, e poi si risalirà. Io presidio la situazione giorno dopo giorno da Palazzo Marino, ma in testa e nelle azioni devo avere sempre come faro la riapertura e il rilancio. Non è stupido ottimismo, si tratta della volontà di essere pronti a ripartire dando una mano a chi dovrà ricominciare". 

"La classe politica si sieda a un tavolo e programmi la ripartenza"

"La classe politica, io per primo, dovrà avere il buonsenso di mettersi attorno a un tavolo, come quello che fece nascere la Costituzione, mettendo insieme e lavorando sulle diversità. Io evito qualunque tipo di litigio e di discussione con il mio collega Attilio Fontana: la gente non ce lo perdonerebbe. La sanità lombarda però ha fatto una scelta diversa rispetto a Veneto e Emilia Romagna: ha privilegiato le grandi strutture ospedaliere, anche quelle private. Si è persa la capacità di tenuta sul territorio del tessuto sociosanitario, in questo momento si tratta di un limite. Parlate con i medici di base e sentite cosa vi dicono: i consultori non ci sono più". Poi l'auspicio. "Senza polemiche ma con critiche costruttive - ha proseguito Sala - saremo in grado di metterci a un tavolo per trovare la soluzione giusta? Questa sarà la prova della verità. Tante classi sociali saranno chiamate a questa sfida, ma più che mai lo sarà la politica. Vediamo se ce la faremo".

"Il test anticorpale decisivo per il rientro al lavoro"

Si discute anche delle modalità di rientro al lavoro, quando questa emergenza sarà terminata. "La malattia colpisce dai vent'anni in su - ha detto Sala -, è più letale all'aumentare dell'età. In teoria dovrebbero rientrare al lavoro prima i giovani. Qualcuno obietta: se il giovane vive con uno più anziano malato ed è un portatore sano... allora entra il gioco il test anticorpale, che a differenza del tampone rivela se si è immuni. Dobbiamo immaginare una situazione in cui useremo scienza, tecnologia e digitale. Non sono contrario a cifrare i nostri movimenti, non si tratta di una sospensione dei diritti, ma se non si riparte in fretta è un problema. Anche a Milano, quanto si perderà in termini di occupazione? E' dura anche per me. Ho bisogno di pensieri positivi".


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