Italia a Ue, i prodotti a Indicazione geografica non sono da considerare come brevetti

Italia a Ue, i prodotti a Indicazione geografica non sono da considerare come brevetti

Italia a Ue, i prodotti a Indicazione geografica non sono da considerare come brevetti


24 gennaio 2022, ore 08:00

In primavera la Commissione Europea varerà la riforma delle eccellenze del cibo. Per l’Italia i prodotti a Indicazione geografica non sono da considerare come brevetti. Occorre tutelare le 876 tipicità

Al momento si tratta solo di voci, ma nei corridoi di Bruxelles circolano e portano scompiglio a chi ha a cuore il “made in Italy”. Si parla dei prodotti a Indicazione geografica. La Commissione europea si appresta a pubblicare il regolamento di riforma delle politiche che tutelano questi prodotti, di cui l’Italia è una dei principali produttori. L’entrata in vigore del nuovo regolamento dovrebbe arrivare in primavera.


876 eccellenze da difendere

L’Italia conta un patrimonio nazionale alimentare che conta 876 eccellenze, che tradotto in soldoni, significa circa 17 miliardi secondo gli ultimi dati. Secondo quanto ha spiegato all’agenzia di stampa ANSA, l'eurodeputato Paolo De Castro, potrebbe esserci la cessione delle competenze delle Indicazioni geografiche da parte della Direzione generale Agri della Commissione da delegare all'ufficio per la proprietà intellettuale dell'Ue (Euipo), l'agenzia preposta alla gestione dei marchi e del design industriale per il mercato interno dell'Ue con sede in Spagna ad Alicante. “E' il concetto base che proprio non va in questo eventuale cambio di rotta, ha affremato l'eurodeputato “ non si tratta di marchi, ma di know-how e tecniche trasmesse nel tempo, si andrebbe ad avere un approccio di trademark e non di legame al territorio, quanto di più lontano da ciò che questa Commissione ha sempre ribadito, ossia la tutela dalla tipicità agroalimentare”. Secondo De Castro "è sbagliato abbandonare un sistema che funziona e che ha dato risultati straordinari in tutti i Paesi, incentrato sui collegamenti con le regioni geografiche europee. Piuttosto che una proposta che andrebbe a sconvolgere l'attuale serie di regole, servirebbe più protezione e tutela. Una linea che trova d'accordo la collega francese Anne Sander, perché non si sta parlando di marchi di fabbrica. Posizione che De Castro ha illustrato in un'interrogazione formale presentata al Commissario, alla quale per ora, riferisce, non ha avuto risposta.


Compatte le organizzazioni settoriali

Le organizzazioni che operano nel settore si mostrano compatte per difendere le tipicità regionali italiane. Origin Italia, 65 Consorzi e il 95% delle produzioni agroalimentari Dop e Igp e la Fondazione Qualivita nata per la valorizzazione del settore delle denominazioni sono unite nel ribadire che una scelta insensata della Commissione europea snaturerebbe la vera vocazione delle Indicazioni geografiche, che da sempre sono legate allo sviluppo rurale del territorio e all’agricoltura. Un tema sul quale le organizzazioni di settore hanno da tempo sensibilizzato il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli. Da questo eventuale cambio di rotta l’Italia avrebbe solo da rimetterci, sostengono in coro.


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