L’era dell’acquario, personaggi in crisi tra un presente tormentato e un passato misterioso: Fabio Bacà ci racconta il suo romanzo
L’era dell’acquario, personaggi in crisi tra un presente tormentato e un passato misterioso: Fabio Bacà ci racconta il suo romanzo Photo Credit: "L'era dell'acquario" di Fabio Bacà, Adelphi
06 dicembre 2025, ore 09:00
Una storia che si sviluppa nel presente, con ampio spazio dato anche a tematiche sociali e culturali, ma le cui radici affondano nel passato familiare dei personaggi e si intrecciano con un mistero
Possiamo dire di essere entrati ufficialmente nella stagione natalizia, un momento in cui anche il nostro consueto appuntamento del fine settimana con il mondo dell’editoria assume un’ulteriore rilevanza. Questo senza nulla togliere al peso specifico di cui è dotato durante i weekend della “regular season” (per dirla in gergo sportivo). In queste settimane – sia che si parli la domenica dei libri da leggere più interessanti usciti di recente, sia che si parli invece dei focus con autori e autrici – ogni spunto può essere infatti utile (se non addirittura decisivo) per ovviare ai ritardi sulla tabella di marcia in materia di “regali di natale”.
I libri, manco a dirlo, rivestono spesso un ruolo cruciale quando si parla di presenti da portare sotto l’albero. Arrivando, nel momento dello “scarta-la-carta”, a ricevere apprezzamenti diffusi per poi divenire catalizzatori di curiosità diffusa tra tutti i membri della famiglia, che finiscono per essere stuzzicati dalle sinossi. E sicuramente tra quei libri “stuzzicanti” va annoverato il nuovo romanzo di Fabio Bacà, “L’era dell’acquario” pubblicato da Adelphi, e che lo stesso autore ci ha raccontato.
L’ERA DELL’ACQUARIO, MISTERI E TORMENTI DI PERSONAGGI IN CERCA DI SÈ STESSI
Ciao Fabio, e benvenuto. Come faccio sempre, cedo a te la parola per le presentazioni di rito: cosa troviamo nel tuo "L'era dell'acquario"?
“Troviamo un vagabondo che in una notte di marzo del 1980 rinviene sotto la neve del Sandgipfel il cadavere inspiegabilmente nudo di una giovane donna; cadavere a pochi metri dal quale c’è il corpo di un uomo che a rigor di logica dovrebbe essere morto anche lui, sepolto com’è sotto la valanga che ha travolto quella piccola vallata delle Alpi glaronesi. Poi, con un salto temporale di quasi quarant’anni, troviamo bellissime OnlyFanser vittime di crisi vocazionali, follower incontentabili, ossessioni morbose per la propria avvenenza e persino insospettabili dilemmi di natura spirituale. Troviamo i vip del bel mondo milanese in mezzo ai quali si muove Chloe Luscher, la stupenda protagonista del romanzo, sex influencer da milioni di follower che pianifica da tempo la fuga perché si sente minacciata da un oscuro passato. Troviamo un adolescente affetto da una grave diplegia che decide di togliersi la vita perché respinto - e in modo memorabile - dalla coetanea di cui è innamorato. Troviamo una donna che indaga sulla vita dell’uomo da cui si sente attratta, ma che le sembra troppo reticente sul suo, di passato, per non nascondere qualcosa. Troviamo vivaci dialoghi e accorate meditazioni sul senso della sofferenza e della morte; troviamo, infine, a innescare idealmente la vicenda e a incombere virtualmente sulle vite di tutti, la storia di un uomo che ha vissuto una sconvolgente esperienza di pre-morte e ne ha descritto i dettagli in un libro che lo ha reso famoso. Come abbia trovato io, il modo di dipanare le fila di questo garbuglio per trasformarlo in una trama coerente (e, spero, appassionante), è una curiosità che dovrà soddisfare eventualmente il mio lettore.”
I personaggi che porti tra le pagine, e che ci hai appena presentato, ognuno in maniera differente, contribuiscono a costruire un mosaico sempre vibrante. E che offre spunti di riflessione su diverse tematiche sociali e culturali. Ce n'è una nello specifico che ha rappresentato l'innesco e il traino per questa storia o sono cresciute tutte simultaneamente in parallelo?
“Non è facile rispondere. La premessa è che di solito una sola idea, per quanto imponente, per quanto addirittura maestosa, non è sufficiente per attivare nella mente dello scrittore quel fatale cortocircuito che, da quel momento in poi, lo costringerà a sedersi ogni giorno davanti al PC a radunare tutte le risorse poietiche di cui dispone attorno al nucleo di un nuovo romanzo. L’era dell’Acquario è il risultato di un paio di vecchie suggestioni (un racconto di vent’anni fa, mai nemmeno terminato, su Lazzaro di Betania, il resuscitato più famoso di tutti i tempi; pochi appunti su un ipotetico romanzo che avrebbe avuto come protagonista Lindsay Vega, la pornostar che fa una breve apparizione nel secondo capitolo di Benevolenza Cosmica) e altrettante, vaghe intuizioni che nei primi mesi del 2020, in coincidenza non proprio casuale con il primo lockdown, avevano cominciato a ronzarmi in testa. La prima delle quali insisteva sulla possibilità di raccontare la storia di una famiglia disfunzionale, ma che tale lo diventa per motivi che non includono le tipiche dinamiche insalubri che trasformano un gruppo di consanguinei in un ricettacolo di garbugli emotivi. Avevo appena riletto “Le Correzioni”, l’opus magnum di Jonathan Franzen, con il suo corredo splendidamente delineato di madri passivo-aggressive, padri autoritari e figli tormentati da guai di varia natura, e a un tratto ho cominciato a riflettere sulla possibilità che le colpe dei genitori che avevo in mente non implicassero abusi, violenza psicofisica o totale disinteresse, ma qualcosa di completamente diverso. Credo che la scintilla definitiva sia stata scoprire l’universo delle sex influencer: scrivere di una OnlyFanser poteva surrogare la vecchia idea di dedicare un romanzo a una pornostar, e l’evidente legame con il mondo dei social fornirmi il pretesto per ragionare intorno al tema della verità - argomento che mi interessa da sempre, e che in varie declinazioni innerva entrambi i miei libri precedenti, ma a proposito del quale, evidentemente, sentivo di avere ancora qualcosa da dire.”
Nella storia, con buona pace delle "comparse" (che hanno comunque una caratterizzazione ben definita) ti focalizzi su tre personaggi principali molto diversi tra loro, per background e per caratteristiche. Quanto lavoro è stato necessario per dargli lo spessore finale?
“Bé, in un certo senso è stato meno complicato di quanto credessi. È evidente che la cospicua gestazione (un anno e mezzo circa) e la lunga lavorazione (quasi quattro anni) mi abbiano semplificato le cose: proprio come accade con le relazioni tra individui in carne e ossa, uno scrittore conosce i suoi personaggi proporzionalmente al tempo (e alla qualità del tempo, aggiungerei) che trascorre con loro. Senza voler complicare - o, peggio, romanticizzare - troppo la questione, mi viene in mente la definizione di empatia del grande neuroscienziato Simon Baron-Cohen: non solo la capacità di comprendere e condividere i sentimenti e le emozioni altrui - come recita il dizionario, e come suggerisce la stessa etimologia della parola - ma anche di agire in funzione della necessità che quella comprensione/condivisione evoca. In ambito letterario, possiamo traslare il tutto sostenendo che un romanziere capisce di aver delineato al meglio un personaggio quando buona parte di ciò che egli farà - o persino, quasi karmicamente, di ciò che gli accadrà - non può prescindere dal carattere che gli è stato cucito addosso: come se l’ananke dei personaggi forgiato dalla virtuale onnipotenza del demiurgo fosse circoscritta non solo dalla coerenza narrativa, ma dall’indole delle sue stesse creature. Aggiungo, per concludere, che Chloe, Samuele e, in misura minore Paolo, sono personaggi sui generis colti in un momento di estrema difficoltà psichica: descrivere individui del genere è relativamente semplice perché l’impeto delle loro emozioni, e dei comportamenti che ad esse conseguono, concede allo scrittore un’ampia liberà di manovra nel servirsi della sospensione dell’incredulità dei lettori.”
UN ROMANZO CHE VIAGGIA A RITMO DI MUSICA
C'è un pubblico ideale a cui hai pensato e a cui miravi di rivolgerti quando scrivevi questa storia?
“In tutta onestà no. In generale non penso mai a un destinatario ben preciso di ciò che scrivo, forse perché di solito sono troppo occupato a far quadrare la logica della trama, la coerenza dei personaggi e la vivacità stilistica per preoccuparmi del resto: gravarmi dell’onere addizionale di appagare le aspettative di un pubblico circoscritto rallenterebbe ulteriormente il mio ritmo di lavoro, già fin troppo rilassato di suo. Tra l’altro non so nemmeno in base a quale criterio dovrei definirlo, questo teorico campione ideale di lettori: se è molto probabile che tutti gli scrittori desiderino essere apprezzati da una (possibilmente enorme) comunità di esteti del lessico, fanatici dell’intreccio e maniaci delle riflessioni ingegnose, è altrettanto realistico prendere atto che il pubblico contemporaneo si compone solo in minima parte di persone con prerogative del genere e io non credo che un romanziere dovrebbe precludersi la possibilità di accorciare la distanza tra il suo lavoro e una qualunque porzione di pubblico solo per non rischiare di deludere la sua presunta fan base, tra l’altro desunta statisticamente chissà come. Mi piace pensare di poter essere apprezzato da chiunque non disdegni di dover fare un po’ più di fatica di quanta ne avesse preventivata per stabilire una connessione con lo stile sintattico e lessicale dell’autore (ma mi piace pensare di essere sufficientemente bravo da rendere quella fatica appagante e produttiva nel giro di poche pagine) e allo stesso tempo suscitare emozioni in chiunque desideri sentirsi raccontare una storia dotata di un intreccio ben strutturato: non sono un fanatico a prescindere dei cosiddetti romanzi di trama, ma non mi dispiace architettare vicende in cui succedono tante cose e i legami tra avvenimenti e personaggi sono sorprendenti.”
Se il tuo libro fosse una canzone, quale sarebbe?
“Uh, sinceramente non ne ho idea. Di sicuro non ho mai pensato ad “Aquarius”, la celeberrima hit del musical “Hair” (anche perché “L’era dell’Acquario” è un titolo che abbiamo trovato solo poche settimane prima che il libro uscisse). La verità è che ascolto parecchia musica di tutti i generi, e nel corso dei quattro anni che ho passato a scrivere questo romanzo ho allacciato idealmente le vicende dei miei personaggi ad almeno una decina di canzoni di altrettanti artisti. Alcuni di loro li ho persino citati: penso a Charlie Puth, del quale Chloe si dichiara fan, o ai White Lies inclusi nella playlist Spotify di Benedetta. E allora, se proprio devo pensare a qualcosa, ti dico proprio i White Lies di “Take it out on me”, canzone che mi piace molto e il cui videoclip si apre con uno struggente monologo che trovo molto pertinente ad alcuni temi del libro (a proposito di Dio e della ricerca di un senso nelle cose dolorose che accadono).”
Hai già qualche nuovo progetto in cantiere? O un'idea che ti piacerebbe approfondire all'interno di una nuova storia?
“No, non ho nulla di concreto in mente. E soprattutto non ho la minima intenzione di mettermi al lavoro su qualcosa di nuovo prima della prossima estate: scrivere fiction è divertente, ma anche impegnativo, e per quest’ultimo libro ho dato fondo a tutte le mie energie psichiche. La verità è che ho circoscritto già da tempo alcuni temi attorno ai quali mi piacerebbe sviluppare una storia (l’adulterio, il fallimento professionale, l’invidia nell’era della comunicazione digitale) ma non ho ancora le idee chiare sulla maggior parte degli elementi fondativi di una trama decente. Di solito, uno dei passi successivi all’individuazione degli argomenti di cui mi piacerebbe parlare è la scelta della professione che svolgeranno i miei protagonisti: ebbene, dopo uno statistico, un neurochirurgo e una sex influencer, credo proprio sia arrivato il momento di uno scrittore. Per ora non ho molto di più sui miei appunti.”
