La famiglia della casa nel bosco perde l'avvocato: "Hanno rifiutato casa e progetto, rimetto il mandato”
La famiglia della casa nel bosco perde l'avvocato: "Hanno rifiutato casa e progetto, rimetto il mandato” Photo Credit: ansa/Antonella Salvatore
26 novembre 2025, ore 15:30
L’avvocato Giovanni Angelucci ha annunciato, tramite comunicato stampa, di aver rimesso il mandato difensivo: “Con mio sommo malincuore ho ritenuto doveroso e necessario rinunciare all’incarico”
Continuano gli sviluppi della vicenda della famiglia che vive(va) nel bosco di Palmoli. L’ultimo aggiornamento: rimette il mandato l’avvocato Giovanni Angelucci. Il legale della famiglia neorurale ha dichiarato: “Negli ultimi giorni i miei assistiti hanno ricevuto troppe pressanti ingerenze esterne, che hanno incrinato la fiducia posta alla base del rapporto professionale, che lega avvocato e cliente”.
Le motivazioni del passo indietro
Angelucci aggiunge che la decisione sarebbe maturata in seguito al rifiuto da parte dei due coniugi di “un’abitazione distante pochi chilometri dalla loro, messa a disposizione a titolo gratuito da un imprenditore nel campo della ristorazione di Ortona originario di Palmoli”. E ancora, oltre a questa iniziativa i coniugi Trevallion avrebbero anche rifiutato la proposta di un geometra del posto che si sarebbe reso disponibile a farsi carico dei lavori di ristrutturazione e quella del sindaco di un alloggio gratuito in centro a Palmoli. “Nella stessa giornata di ieri avrei dovuto acquisire un’ulteriore firma da Nathan – continua il legale -, per procedere al deposito del progetto di ristrutturazione straordinaria dell’immobile”. Angelucci avrebbe dovuto depositare il ricorso alla Corte d’Appello dell’Aquila entro sabato 29 novembre. Anche l’opinione pubblica e la politica si scontrano sulla vicenda. Il ministro della Giustizia Nordio ha richiesto la documentazione e la relazione del presidente del Tribunale per valutare se mandare un’ispezione per ottenere tutte le informazioni necessarie.
La ricostruzione della vicenda
L’inizio dei fatti sembra risalire a un anno fa, quando, a causa di un’intossicazione da funghi, l’intero nucleo famigliare è stato ricoverato in ospedale. In seguito all’accaduto sono stati allertati i servizi sociali, su sollecitazione del personale sanitario, che aveva rilevato delle condizioni igieniche non adeguate. Così, a causa dei timori da parte dei genitori che i bambini potessero essere sottratti alla famiglia – ricostruisce l’Ansa - mamma Catherine sarebbe scappata coi tre bimbi a Bologna (solo in seguito si è scoperto il luogo), facendo perdere le tracce agli investigatori e ai servizi sociali che stavano cercando di intervenire sul caso. Eccoci a un anno dopo: su decisione del Tribunale dei minori di sospendere la potestà genitoriale alla coppia, i tre figli sono stati allontanati e trasferiti in una struttura protetta. E la vicenda è diventata un vero e proprio caso nazionale.
Le istituzioni
La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella si è detta perplessa e ha dichiarato che “togliere un bambino a un genitore è un atto veramente estremo che è giusto fare in alcune condizioni veramente decisive. Nell’ordinanza queste condizioni non emergevano, poi vedremo se emergeranno dalla documentazione più complessiva”.
