La Norvegia ricorda le stragi di Utoya e Oslo. A 10 anni dalla carneficina il killer non si pente

La Norvegia ricorda le stragi di Utoya e Oslo. A 10 anni dalla carneficina il killer non si pente

La Norvegia ricorda le stragi di Utoya e Oslo. A 10 anni dalla carneficina il killer non si pente


22 luglio 2021, ore 14:00 , agg. alle 14:23

Il 22 luglio 2011 l'estremista di destra norvegese Anders Behring Breivik uccise otto persone con una bomba a Oslo, prima di raggiungere l'isola di Utoya vestito da agente di polizia e uccidere a colpi d'arma da fuoco 69 persone. Oggi la commemorazione mentre il killer, che non ha espresso alcun pentimento, detenuto in isolamento punta alla libertà condizionata

È una delle pagine più buie della storia recente del Paese nordico. 10 anni fa Anders Behring Breivik uccise settantasette persone, tra cui 69 partecipanti a un campo estivo organizzato dalla sezione giovanile del Partito Laburista Norvegese. Una strage per cui il killer sta scontando 21 anni, la massima pena prevista in Norvegia, prorogabili di cinque anni in cinque anni nel caso di soggetto pericoloso. Non si è pentito Breivik, anzi sembra intenzionato a sfruttare tutte le possibilità offerte dal sistema ultragarantista di Oslo. Alle 19.00 le campane del duomo di Oslo suoneranno settantasette rintocchi, a cui farà seguito un discorso di Re Harald V alla presenza delle massime autorità dello Stato. Resta invece incompiuto il memoriale sull’isola di Utoya. a causa di piani modificati, rinvii, interventi dei tribunali, scontro fra le famiglie dei ragazzi uccisi e i residenti ancora traumatizzati, che temono l'arrivo dei visitatori sulla loro tranquilla isola.

LA CARNEFICINA DI OSLO E UTOYA

Ad essere colpita per prima Oslo, nel centro della città Breivik piazzò un’autobomba di fronte all'ufficio del primo ministro norvegese: morirono otto persone e 209 rimasero ferite. La seconda strage fu un vero e proprio massacro e avvenne sull'Isola di Utøya, a circa 40 minuti di auto dalla capitale. Uccise 69 giovani che partecipavano a un campus organizzato dalla sezione giovanile del Partito Laburista Norvegese. Implacabile, una vittima al minuto, finché non fu fermato dalla polizia. Gli agenti norvegesi raccontarono poi che il killer usò munizioni utilizzate per abbattere gli elefanti”.

LA VITA (COMODA) IN CARCERE DI BREIVIK

Il 24 agosto 2012 Breivik è stato condannato a ventuno anni di carcere, la massima pena prevista in Norvegia, prorogabili di cinque anni in cinque anni nel caso di soggetto pericoloso. E’ detenuto in isolamento nel carcere di massima sicurezza di Skien, in cella dispone di tre camere, una per dormire, l'altra per studiare e l'ultima adibita a palestra. Il terrorista, che non si è pentito, può uscire una volta al giorno, dispone di un computer senza internet, televisione e console di giochi. Breivik punta alla libertà condizionale attraverso una revisione legale alla quale ha diritto dopo dieci anni di prigione in base all'ordinamento vigente. Lo stragista aveva fatto ricorso contro lo Stato norvegese a causa delle proprie condizioni carcerarie giudicate "disumane e umilianti" nel 2016 e in prima istanza il ricorso era stato parzialmente accolto, poi rigettato in appello l'anno dopo. Non si era dato per vinto. E aveva fatto di nuovo ricorso alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che l'aveva respinto nel giugno 2018, giudicandolo "manifestamente infondato e irricevibile".

SASSOLI, ANNIVERSARIO CI SERVA A RESTARE VIGILI

"Dieci anni dopo l'orribile massacro di Utoya, i miei pensieri sono con i sopravvissuti e con le famiglie delle 77 vittime. Facciamo in modo che questo tragico anniversario ci ricordi che dobbiamo rimanere vigili. Non possiamo permetterci di sottovalutare alcuna manifestazione di odio e violenza". Lo scrive su Twitter il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, nel giorno dell'anniversario della strage sull'isola norvegese per mano dell'estremista di destra Ander Behring Breivik. Una strage ricordata anche dal premier norvegese Erna Solberg che osserva come "l'odio non possa restare incontrastato".




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