Manovra, l'esecutivo lavora alla Nadef, il ministro Giorgetti avverte: "Pesa il rialzo dei tassi"

Manovra, l'esecutivo lavora alla Nadef, il ministro Giorgetti avverte: "Pesa il rialzo dei tassi"

Manovra, l'esecutivo lavora alla Nadef, il ministro Giorgetti avverte: "Pesa il rialzo dei tassi"   Photo Credit: Agenzia Fotogramma


19 settembre 2023, ore 19:00

"Certamente se i livelli fossero rimasti quelli dell'anno scorso o di due anni fa io avrei avuto 14-15 miliardi in più da mettere ad esempio sulla riduzione fiscale", ammette il titolare dell'Economia. Non ci sarà a disposizione alcun 'tesoretto' per la Finanziaria

Il governo lavora per trovare le coperture in vista della stesura della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, attesa in Cdm la prossima settimana con scadenza fissata al 27 settembre. Dai dati contenuti nella Nadef, soprattutto quelli sul Pil e sul deficit, emergerà con maggiore chiarezza l'entità delle risorse a disposizione per la legge di bilancio. Una manovra, che per ammissione sia della premier Giorgia Meloni sia del titolare del Tesoro Giancarlo Giorgetti, dovrà fare i conti con risorse limitate che il governo intende concentrare su pochi provvedimenti, dalla conferma del taglio del cuneo fiscale, almeno per tutto il 2024, alla detassazione delle 13esime passando per delle misure con incentivi alla natalità e un parziale riordino delle pensioni.


I tassi

"Certamente se i tassi fossero rimasti quelli dell'anno scorso o di due anni fa io avrei avuto 14-15 miliardi in più da mettere ad esempio sulla riduzione fiscale", ammette il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti "Per chi è indebitato - argomenta - l'aumento dei tassi di interesse non è un fatto positivo. Noi abbiamo un debito tale per cui lo spread rispetto all'anno scorso di tassi d'interesse fa sì che una manovra di bilancio sia stata portata via dalla rendita finanziaria. Io ho detto 14-15 miliardi, poi può essere qualcosa di meno o qualcosa di piu'". Il Mef predica prudenza, come da un anno sotto la guida di Giorgetti, e attende di valutare il contenuto della stima aggiornata dei conti economici nazionali che l'Istat diffonderà venerdì 22 settembre. Il Tesoro confiderebbe su dei dati che indichino delle variazioni positive sul Pil, anche per non dover far ricorso a nuovo deficit. Qualunque sia la revisione dei dati però, a quanto filtra, già da ieri è stato chiarito che non ci sarà a disposizione alcun 'tesoretto' da poter investire per le misure della legge finanziaria.


I conti

A pesare sui conti pubblici sarebbero soprattutto gli impegni presi con il Superbonus, poco più di 100 miliardi di euro. Eurostat a breve produrrà i suoi conti proprio sui bonus edilizi, nelle scorse settimane alcune voci ipotizzavano un risultato che avrebbe potuto portare ad alzare il deficit sopra il 4,5%. C'è poi la contrazione della crescita nel terzo trimestre, segnato dalla stagnazione dell'economia tedesca (primo partner commerciale dell'Italia). Già nel secondo trimestre 2023, rileva Istat, il Pil italiano è diminuito dello 0,4% rispetto a quello precedente, mentre è cresciuto dello 0,4% nei confronti del secondo trimestre del 2022. Molto dipenderà dalla trattativa in corso in Ue sul rinnovo del Patto di stabilità. Senza un'intesa, dal 1 gennaio del prossimo anno tornerebbero in vigore le regole pre-Covid. "E' un momento decisivo: circolano molte ipotesi legate alla manovra di bilancio più o meno fantasiose, ma il crocevia storico è la nuova governance economica Ue che a cascata si dovrà tradurre nella disciplina di bilancio dei Paesi", spiega Giorgetti. Il titolare del Mef si dice fiducioso che un'intesa "si raggiungerà, se non a ottobre a Natale, ma in una formula che permetta di capire la situazione e calarla nella realtà storica".


Le opposizioni

Le opposizioni incalzano il governo. "Giorgetti ha candidamente ammesso che non ci sono le risorse adeguate per fare una manovra di bilancio che risponda alle esigenze del nostro Paese in questa fase. Il rischio di una manovra in deficit è evidente ma a questo punto è assolutamente necessario che il governo venga in Parlamento a dirci cosa vuole fare", sottolinea il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia.


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