Martin Scorsese, The Irishman potrebbe essere il mio ultimo film

Martin Scorsese, The Irishman potrebbe essere il mio ultimo film

Martin Scorsese, The Irishman potrebbe essere il mio ultimo film


20 dicembre 2019, ore 22:00

Il regista si è confidato al Guardian: "Le sale cinematografiche sono ostaggio dei film dei supereroi"

"The Irishman", una rivoluzione nel mondo di fare e vedere cinema, potrebbe anche essere l'ultimo film di Martin Scorsese. Lo ha confidato al Guardian il regista americano, reduce dall'aver raccontato per Netflix la saga della scomparsa del sindacalista Jimmy Hoffa: "So che sono alla fine di una lunga, lunga corsa...Non so quanti film potrò ancora girare. Forse questo sarà l'ultimo", ha detto Scorsese al quotidiano britannico che ha incoronato "The Irishman" la miglior opera di cinema del 2019. Non è solo una questione di anni, anche se gli anni contano: "Siamo tutti alla fine delle nostre vite", ha detto il 77enne Scorsese, riferendosi anche alle sue star, Robert De Niro, Joe Pesci e Al Pacino, e osservando che alla sua età "il tempo ha il massimo del suo valore". Il vero problema, e qui Scorsese è tornato su una polemica lanciata in ottobre, è che "le sale cinematografiche sono ostaggio dei film dei supereroi" e "non c'è spazio per nessun altro tipo di film". Martin ha aggiunto che "se questo avrebbe dovuto essere il suo ultimo film, l'idea era almeno di girarlo e poi farlo vedere per un giorno al National Film Theatre di Londra, un altro giorno alla Cinematheque a Parigi. Non sto scherzando". Poi pe rò è arrivato Netflix. "Quando ho accettato di andare con Netflix, ho capito quel che avrebbe comportato. Ma a quel punto dovevamo fare il film e ci servivano i finanziamenti". In cambio della distribuzione limitata nelle sale, Scorsese ha avuto dal servizio in streaming carta bianca creativa: "abbiamo abbracciato questo nuovo mondo di vedere film" e "siamo stati in grado di sperimentare di più in fatto di stile narrativo, stile visivo, lunghezza", ha spiegato il regista al Guardian, parlando di "una rivoluzione" perché non c'è più un unico luogo dove il suo film sarà visto dagli spettatori.