Matteo Renzi a RTL 102.5, Biotestamento? Si può approvare

Matteo Renzi a RTL 102.5: "Biotestamento? Si può approvare"

Matteo Renzi a RTL 102.5: "Biotestamento? Si può approvare"


04 dicembre 2017, ore 09:59
agg. 05 dicembre 2017, ore 11:01

"Favorevoli anche a Ius Soli ma è una questione di numeri"

Il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi è intervenuto questa mattina ai microfoni di RTL 102.5 durante "Non Stop News".
E’ passato un anno dalla sconfitta del referendum costituzionale. Lei è diventato un grande incassatore, come reagisce rispetto ad un pezzo di Italia che le sta dicendo che aveva promesso di lasciare la politica ed è rimasto, di fare un centro sinistra allargato e un pezzo se ne è andato, aveva detto che avrebbe fatto ripartire l’economia ed è ripartita ma la percezione della gente non è proprio questa. Con quale stato d’animo si presenta in questa campagna elettorale?
Dal punto di vista personale ho cambiato vita, come sanno tutti, mi sono dimesso da Presidente del Consiglio, sono nella mia città, oggi ho la mia lezione all’università perché non ho uno stipendio legato alla politica, mi è cambiato totalmente il mondo. Molti di quelli che una volta ti erano amici perché eri Presidente del Consiglio hanno voltato le spalle e se ne sono andati e questo credo sia un fatto umanamente molto prezioso perché evidentemente tanto amici non erano, tutti noi facciamo esperienza nella nostra vita nel momento della difficoltà e chi c’è e resta è amico vero, chi stava lì soltanto per interesse no. Sul piano personale, essendo oggi anniversario tondo del referendum, alcuni elementi di straordinaria amarezza e altri di straordinaria bellezza perché quando trovi persone che ti stanno accanto indipendentemente da quello che sei, ma per quello che vivi, e ti si fanno compagni di strada è una cosa molto bella.

Dal punto di vista politico economicamente l’Italia sta meglio, non lo può negare nessuno, non bene ma meglio. Si ricorda dove eravamo quattro anni fa quando tutti dicevano che avremmo fatto la fine della Grecia?

Ancora non tutti non vedono la ripresa, no, ma se guarda nel nord-est o in alcune zone del Nord Italia non si riescono a trovare le persone per lavorare, è una contraddizione allucinante e penso con quanta rabbia una frase del genere possa essere sentita oggi da un ragazzo del Sud. L’altro giorno una azienda di Padova si è lamentata perché non riesce a trovare personale adeguato dopo aver fatto richiesta di 40 posti di lavoro nuovi; c’è un pezzo di Nord che funziona talmente forte da essere già desiderosa di nuova manodopera e poi c’è un pezzo di Sud che ancora non é ripartito. Trovare il giusto equilibrio è un tema ma le riforme che abbiamo fatto hanno rimesso in piedi l’Italia. Quanto a me: sì, ho detto più volte che mi sarei dimesso – e l’ho fatto – e che avrei lasciato la politica e non mi sono pentito di averlo detto perché era quello che pensavo davvero, io non volevo continuare ma mi sono rimesso in gioco perché migliaia di persone che aveano creduto a quel sogno, a quel progetto, mi han detto che non potevo fare un atto di egoismo, togliermi di torno andare magari un bello stipendio all’estero e lasciare le persone che avevano combattuto con me. Quindi con molta serenità, senza alcun privilegio, ripartendo da zero, senza immunità, senza vitalizio, senza indennità, lavorando nel privato, ripartendo da capo, mi sono rimesso in gioco e mi sembra una storia molto semplice e chiara senza alcun gesto di eroismo, ma anche una scelta che avesse il rispetto degli avversari. Invece adesso è sempre colpa di qualcuno. Per me quel referendum era giusto, poi l’ho perso e quindi hanno ragione gli italiani, ma era giusto ridurre le poltrone, era giusto semplificare, era giusto evitare il caos politico che stiamo vedendo.

Parlando di cose concrete: della fine di questa legislatura vuole far votare Ius Soli e Biotestamento?
Il PD è favorevole, spero ci siano i numeri in Parlamento. Da domani credo che si discuterà del biotestamento e penso che si possa approvare. Rispetto chi, anche tra i vostri ascoltatori, non è d’accordo ma secondo me stare vicino a chi vive le ultime ore, le ultime settimane cercando di dare una mano e consentendo di non avere l’accanimento terapeutico mi sembra tanto giusto umanamente, lo dico da cattolico, quindi faremo di tutto perché si possa approvare. Su Ius Soli vedremo se ci saranno i numeri, non è una legge sull’immigrazione ma sui bambini nati qua che è ben diverso, ma bisognerà capire se ci saranno i numeri e poi ci sono anche altre leggi ferme e fine legislatura e vedremo se verranno approvate dopodiché non è che io decido, non ho la bacchetta magica, non è come prima quando avevamo i numeri, la maggioranza, il partito, il Governo e abbiamo fatto cose che non si erano fatte prima.

Lei forse ha fatto un errore: quello di non aver fondato un suo partito. Non sarebbe stato meglio forse fondare un suo partito evitando il noioso e interminabile dibattito interno a sinistra e conquistando un elettorato trasversale che in passato ha avuto molta attenzione nei suoi confronti e non l’ha mai vissuta come un uomo squisitamente di sinistra.

Io non credo nei partiti personali, sono affezionato all’idea di partito come comunità dove si cerca di stare insieme, magari litigando un po’meno di quello fatto in passato con il PD, però sono anche molto rispettoso di chi si fa il proprio partito da solo. A me piace ragionare delle questioni concrete, non dei leader, non delle caratteristiche personali, a me piace discutere nel merito e dire: ma sulla questione della semplificazione della burocrazia o della riduzione delle tasse con chi stai?

Lei però ha puntato molto sulla sua figura, fortunatamente perché c’era bisogno nel Partito Democratico di un leader che avesse una sua caratura e una sua personalità.
Io continuo a pensare che agli italiani non interessi pensare il destino personale di un singolo leader, interessi capire che ci sono delle persone che sono capaci di governare il Paese e riportarlo avanti e in questo oggi il PD ha superato la fase delle divisioni, ormai è ufficiale, D’Alema è altrove.

Però c’è un fatto: da cittadini abbiamo il diritto di sapere con chi il PD di Matteo Renzi potrà parlare di quei contenuti a cui facevamo riferimento prima, tasse, ius soli, biotestamento. Con chi potrà o non potrà parlare numeri alla mano dopo le elezioni?
Io penso che la prima cosa importante sia sottolineare cosa diranno i singoli partiti e gli schieramenti in campagna elettorale nel merito. Oggi il PD non ha soltanto il Segretario: c’è Gentiloni, c’è Minniti, c’è Delrio, c’è Franceschini, c’è una squadra fatta da tante personalità e su questi temi sono convinto che saremo in grado di fare un bel risultato alle elezioni. Poi sulla base di come andranno i dati decideremo che cosa fare dopo, ma è ovvio che io spero che l’alleanza di centrosinistra intorno al PD possa vincere le elezioni, non ho mai visto un allenatore andare in campo e dire ‘che succede se perdiamo’? Intanto proviamo a vincere, la giocherei così, non mi metterei a fare la fantapolitica del giorno dopo, sarà che non sono bravo nella fantapolitica, ma fatico a capire come una persona possa seguire questo dibattito. Sarà che vengo da un’esperienza di mesi di treno in mezzo la gente: a me parlano di dopo di noi, dei fondi sul sociale, sulla sanità, sulle liste di attesa, nessuno mi parla di con chi mi alleo o meno.

In realtà questa mattina abbiamo parlato con una marea di ascoltatori in diretta e volevano avere molta più chiarezza e francamente, oltre alla stanchezza per le promesse fini a se stesse, c’era un’esigenza di verità.
Su questo la seguo e le dico che oggi di fronte al dibattito politico, abbiamo tanti schieramenti che possono fare un elenco di promesse infinite: a me piacerebbe intanto che ciascuno dicesse cosa ha fatto e cosa non ha fatto delle promesse del passato, perché è del tutto evidente che qualcuno può dire di aver fatto qualcosa altri che non ci son riusciti e perché, bisognerebbe avere il coraggio della verifica e del rendiconto. Però quando parlo io con i cittadini, anche quelli che mi accusavano, ognuno aveva una piccola storia da raccontare, mi piace una politica che sia in mezzo alle persone. Le racconto di Aurora, ha 2 anni, sua madre è un ingegnere ligure che ha una vicende terribile di natura familiare alle spalle e rischia di essere licenziata se non viene approvato un emendamento alla Camera tra una settimana, non solo lei, ma un gruppo di persone che lavorano nelle concessionarie autostradali. Quella legge per me non è più un teorico astratto su centrosinistra,centrodestra, cinque stelle, ma ha un volto, ha un nome e questo elemento di riuscire a dare un nome alle storie, quando penso al sociale, al terzo settore, penso al mondo della disabilità ignorato per tanti anni da tanti politici di diverso colore, su questi temi poi spero ci sia la maggioranza del PD.

Non può però liquidare le questioni come se parlassimo da addetti ai lavori. Però magari c’è una fetta di italiani che non ha apprezzato quello che lei ha fatto ed è curioso che sia tornato in politica un signore che non ha mai fatto un gioco corale, Silvio Berlusconi, vuole dire che i partiti personali non hanno più senso in Italia?

Lei però ricorderà che proprio in una diretta con voi nell’ultima settimana prima del referendum noi ci dicemmo che se avesse vinto il No sarebbero tornati in campo Berlusconi e Grillo però, anche su quello, io non ho nulla contro Berlusconi dal punto di vista personale ma ritengo che uno come lui che abbia governato negli ultimi 20 anni più di chiunque altro non possa far finta di venire qua e dire ‘bah, sono un passante non mi hanno fatto fare le cose che volevo fare’. A me piace che ci si confronti nel merito, preferisco che mi si dica ‘Guarda, Renzi. Sugli 80 euro hai fatto una schifezza’; io vorrei capire perché, chi non è d’accordo, cosa propone. Oppure l’Expo, vi ricordate quanto l’abbiamo sostenuta e che c’era chi, come Grillo, diceva che non andava fatta? A me piacerebbe che la politica fosse questo, per questo dico che penso alla piccola Aurora o a quei lavoratori che non trovano il posto di lavoro nonostante il Jobs Act. Raccontano tutti il problema dell’articolo 18, ma vogliamo dirlo che la vicenda della dipendente IKEA che è stata oggetto di attenzioni, non ha niente a che vedere con l’articolo 18, lei è stata assunta prima del Jobs Act, lei aveva le garanzie dell’articolo 18 e ciò nonostante il problema esiste. Allora non è l’articolo 18 la questione fondamentale sul mercato del lavoro ma è come garantire la possibilità di assumere e un aiuto se uno non ce la fa. Uno dice che di tante cose la gente non è contenta, certo anche io molte cose non le ho spiegate bene, ad esempio c’è il reddito di inclusione dal 1 dicembre, una misura contro la povertà, se avessi parlato un po’ meno di legge elettorale e un po’ più di misure sociali forse ci sarebbe meno rancore.

Perché secondo lei si genera questa paura di declassamento e scivolamento verso il basso a fronte di una economia che da tutti i dati è in crescita.

E’ un paradosso, le cose iniziano finalmente ad andare meglio e contemporaneamente, come diceva lei come ha spiegato molto bene il Censis, è come se crescesse la rabbia e la paura di non farcela. Credo sia non facile perché è una situazione mondiale, anche in America l’economia ha iniziato a riprendere però la paura dei robot, dell’innovazione tecnologica, del fatto di perdere le garanzie, ha portato molti a voltare le spalle all’esperienza di Obama. Secondo me bisogna pigiare di più il tasto sull’acceleratore della crescita che vuol dire che se siamo passati da 22 a 23 posti di lavoro non basta, bisogna lottare contro la burocrazia, abbassare ancora le asse, continuare ad andare nella direzione di quelli che danno una mano a chi investe in azienda. Se tu imprenditore ti metti i soldi in tasca ti stango, ma se li metti in azienda come fanno tanti piccoli e medi imprenditori, incentivi fiscali, incoraggiamento, specie se crei posti di lavoro. Dall’altro lato creare una rete sociale, far sì che uno sia certo, tranquillo che nel momento in cui gli succede qualcosa ha una rete di garanzie sanitarie, in primis, ma anche di associazionismo, di lotta contro la solitudine, far capire che siamo una comunità. Io ho fatto un sacco di leggi ma mi sono reso conto che è mancata la dimensione della comunità che vuol dire creare luoghi, incroci, far capire a chi è solo che non è solo, che gli daremo una mano, che lo stato non lo lascia indietro, dire a chi ha voglia di provarci: vai. Del resto l’esperienza dell’Italia è una realtà di eccellenze in campo imprenditoriale, ma anche il Paese più forte al mondo per numero di associazioni di volontariato, forse per questa campagna elettorale dovremo preoccuparci più della lotta al rancore che della crescita. Forse lo slogan di questa campagna elettorale, la filosofia, deve essere ‘Yes we care’, ci prendiamo cura, non lasciamo indietro nessuno, però spazio al merito.