Morte George Floyd: Minneapolis in fiamme dopo la morte dell'afroamericano soffocato durante un fermo di polizia

Morte George Floyd: Minneapolis in fiamme dopo la morte dell'afroamericano soffocato durante un fermo di polizia

Morte George Floyd: Minneapolis in fiamme dopo la morte dell'afroamericano soffocato durante un fermo di polizia


28 maggio 2020, ore 16:14

Numerose proteste in città negli Stati Uniti a causa della morte di George Floyd, l'afroamericano soffocato da un poliziotto. Trump promette che sarà fatta giustizia.

Ancora una volta gli Stati Uniti devono far fronte alla questione razziale, ancora una volta un afroamericano è morto dopo essere stato fermato dalla Polizia. E' accaduto a Minneapolis, nel Minnesota. George Floyd aveva 46 anni. E' morto soffocato con il ginocchio di un poliziotto premuto sul collo, mentre si lamentava e gridava. I suoi lamenti e la sua morte sono stati filmati con un cellulare e le immagini hanno fatto il giro del mondo, scatenando un'ondata di indignazione e di protesta, che corre sui profili social di vip e gente comune. Tutti usano la frase I can't breath, non posso respirare, pronunciata dall'uomo prima di morire. La Polizia ha subito licenziato quattro agenti. Il presidente Trump ha chiesto che sia fatta giustizia e si chiarisca quanto accaduto il più presto possibile. 

Floyd non ha opposto resistenza

George Floyd è stato fermato per un controllo di Polizia il 26 maggio. Sospettato di aver assunto sostanze stupefacenti, è stato trascinato a forza giù dall'auto. L'afroamericano non ha opposto resistenza, ma è stato comunque immobilizzato e buttato a terra. Un agente, immortalato chiaramente nel video, gli ha premuto un ginocchio sul collo per diversi minuti, mentre Floyd si lamentava per il fatto di non riuscire a respirare e mentre altri tre poliziotti stavano a guardare. L'uomo è poi svenuto ed è morto dopo essere stato trasportato in ospedale. 

Minneapolis in fiamme

Da due giorni, Minneapolis, in Minnesota, è teatro di violente proteste con lanci di sassi e bottiglie contro la Polizia e con alcuni negozi depredati e un presunto saccheggiatore ucciso a colpi di arma da fuoco da un negoziante. Centinaia di persone, nelle scorse ore, si sono radunate nei pressi della casa del poliziotto che ha praticamente soffocato Floyd. Il suo nome è Derek Chauvin. La folla ha urlato slogan e ha chiesto il carcere per gli agenti coinvolti, che seppur licenziati, sono a piede libero. Sui muri intorno alla casa di Chauvin è stata scritta la parola killer, assassino. 


Le proteste oltrepassano il Minnesota

L'indignazione per quanto accaduto a Minneapolis ha raggiunto altre città americane, come Los Angeles, in California, e Memphis, nel Tennessee. A LA, diverse centinaia di persone, rispettando il lockdown imposto per il coronavirus e indossando le mascherine, hanno marciato davanti al Municipio, hanno bloccato un cavalcavia di una superstrada in centro e hanno rotto i vetri di diverse auto della Polizia.  

Derek Chauvin, un agente controverso 

Nei suoi diciannove anni di carriera, Derek Chauvin si è reso protagonista di altri episodi di violenza. Nel 2006, fece parte di un gruppo di poliziotti accusati di aver sparato senza motivo contro un uomo in fuga. Rimasto regolarmente in servizio, solo due anni dopo, Chavin intervenne in casa di una 21enne che aveva detto di essere stata chiusa in bagno. Dopo aver ingaggiato una colluttazione con la giovane, il poliziotto le sparò due colpi. Derek Chauvin fu poi segnalato per il suo atteggiamento violento anche in altre occasioni, ma è sempre rimasto al proprio posto fino alla terribile morte di George Floyd, colpevole solo di averlo incontrato. 

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