Palazzo Madama, la premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo: “L’Italia torna protagonista”

Palazzo Madama, la premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo: “L’Italia torna protagonista”

Palazzo Madama, la premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo: “L’Italia torna protagonista”


21 marzo 2023, ore 17:30

Sulla strage di Cutro, "sono una madre” ha scandito in aula al Senato per dire che "questa è l'idea di giustizia che in questa Nazione hanno alcuni. Perché in uno Stato di diritto sono le prove che fanno i colpevoli, non i colpevoli che definiscono le prove"

L'Italia vuole tornare ad essere una Nazione protagonista nel contesto europeo. Parte da qui l'informativa in Senato del premier Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. Nell'aula di Palazzo Madama ha ribadito: "L'Italia ha oggi tutte le carte in regola per recitare in Europa un ruolo da protagonista e non da comprimario, è esattamente quello che intendiamo fare, forti della nostra storia".


I temi

Il 23 e 24 marzo saranno tanti i temi sul tavolo a Bruxelles a partire da quello sulle migrazioni: "Siamo di fronte ad un'emergenza che sta diventando strutturale, alla frontiera mediterranea marittima dell'Europa noi stiamo assistendo a una pressione migratoria senza precedenti - ha spiegato Meloni -. All'indomani della tragedia di Cutro, con una lettera inviata alla presidente von Der Leyen, ho ribadito che noi non possiamo attendere oltre. Non possiamo aspettare inermi il prossimo naufragio che è inevitabilmente un pericolo insito nei viaggi organizzati dagli scafisti senza scrupoli, le frontiere italiane sono frontiere europee e l'Europa è chiamata a difenderle". "Noi siamo di fronte a organizzazioni criminali che lucrano sugli esseri umani e vogliamo contrastare con forza questo traffico, come dimostrano i provvedimenti che abbiamo preso - ha proseguito il presidente del Consiglio -. Fermare le partenze, collaborare con i Paesi di partenza, aumentare i rimpatri, rendere efficienti i percorsi per la migrazione legale e la protezione umanitaria, risorse adeguate, sono queste le priorità che ci siamo dati. Non vogliamo più piangere vittime innocenti nel Mediterraneo, non vogliamo più accettare che la selezione all'ingresso dell'Italia e dell'Europa la facciano gli scafisti e le mafie che gestiscono, vogliamo una immigrazione legale e compatibile".


La guerra

Al Consiglio Ue si parlerà anche della guerra in Ucraina e la premier ha ricordato che "è indispensabile l'unità dell'Unione Europea di fronte all'aggressione russa. Il popolo ucraino non sta difendendo solo la propria terra, ma anche i valori di libertà e democrazia sui quelli si fonda anche il progetto europeo". Il premier ha confermato "il pieno sostegno dell'Italia all'Ucraina, che sarà assicurato in ogni ambito, politico, umanitario, civile, militare. Continueremo a farlo perché è giusto farlo, l'aiuto militare necessario per garantire la legittima difesa di una regione aggredita, significa proteggere la vita dei civili. A chi attacca dicendo che così vengono sottratte risorse per risolvere i problemi del nostro Paese rispondo che questo è falso, è una menzogna. L'Italia sta inviando all'Ucraina materiali e componenti già in suo possesso, noi inviamo armi all'Ucraina anche per tenere lontana la guerra dall'Europa e da casa nostra".


Il passaggio

Un passaggio dell'informativa lo rivolge a chi attacca maggioranza ed esecutivo: "Anche nella più feroce polemica politica, a mio avviso, c'è un limite che non dovrebbe mai essere oltrepassato, il limite oltra al quale per colpire un avversario si mette in cattiva luce la nazione intera, gettando ombre sugli uomini e donne della nostra Guardia Costiera, sulle forze dell'ordine, che invece dobbiamo ringraziare. Criticate ferocemente il governo, criticate ferocemente me, le scelte che facciamo - ha concluso -, ma fermatevi un secondo prima di danneggiare l'Italia". Il riferimento è allo scontro su Cutro. "Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi": era questo il cuore dell'editoriale sul Corriere della Sera con cui il 14 novembre 1974, quasi un anno esatto prima di essere ucciso, Pier Paolo Pasolini prese posizione contro la strategia della tensione e le stragi. "Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato 'golpe', e che in realtà è una serie di 'golpe' istituitasi a sistema di protezione del potere. Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del 'vertice' che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di 'golpe', sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli 'ignoti' autori materiali delle stragi più recenti", era l'incipit del lungo e severo articolo.


Rojc

Ed è a questo testo che si è richiamata oggi la senatrice Pd Tatjana Rojc nel dire, sulla dinamica della tragedia di Cutro, che "ancora nulla sappiamo, ma, come dice Pasolini, tutti sappiamo, ma non abbiamo ancora le prove. Comunque la verità verrà a galla". Un 'teorema' respinto con veemenza da Giorgia Meloni, che nell'occasione ha invece riproposto un altro, suo, ormai celebre argomento dialettico: "Sono una madre", ha scandito infatti il presidente del Consiglio in Aula a Palazzo Madama per dire che "questa è l'idea di giustizia che in questa nazione hanno alcuni. Perché in uno Stato di diritto sono le prove che fanno i colpevoli, non i colpevoli che definiscono le prove". E che davanti a quella spiaggia di Cutro "non esistono prove che il governo italiano potesse fare di più”. Meloni torna allora a dire che "quando noi ci presentiamo al cospetto dell'Europa con mezzo Parlamento che dice 'l'Italia non li ha voluti salvare', quando l'Italia viene lasciata da sola ad affrontare un problema che da sola non può affrontare, perché - avverte - sfuggirà sempre qualcosa, ci sarà sempre qualcosa che andrà storto, e diciamo 'l'Italia non li ha voluti salvare', vi rendete conto di come vanifichiamo, anche ai fini delle risposte che ci servono, gli sforzi che stiamo facendo?". "Ribadisco che la mia coscienza è perfettamente in ordine", scandisce il presidente del Consiglio. E alla fine approvate per parti separate le risoluzioni di  maggioranza e Terzo Polo, quindi, di nuovo, centrodestra compatto, opposizione in ordine sparso.


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