Quarant’anni di stelle e bidoni, il 9 maggio dell’80 il calcio italiano riaprì le frontiere

Quarant’anni di stelle e bidoni, il 9 maggio dell’80 il calcio italiano riaprì le frontiere

Quarant’anni di stelle e bidoni, il 9 maggio dell’80 il calcio italiano riaprì le frontiere


09 maggio 2020, ore 22:00

Falcao, Zico, Platini, Maradona e tanti altri campioni, ma anche calciatori che non hanno lasciato traccia

Sono passati quarant’anni dalla riapertura agli stranieri del nostro calcio, che aveva chiuso le frontiere dopo il fallimento dei mondiali del 1966 in Inghilterra, quando con Fabbri c.t. una squadra imbottita di oriundi si fece eliminare dalla Corea del Nord, composta di dilettanti, che ci battè 1-0, in una partita che giocammo in dieci per molto tempo, per l’infortunio di Bulgarelli. All’epoca non era possibile fare sostituzioni. Alla nazionale, in qualche maniera, la via tutta italiana, servì, vincemmo l’europeo del 1968 a casa nostra, poi nel 1970 secondo posto, battuti dal Brasile di Pelè, ai mondiali del Messico, e quarto posto in Argentina nel 1978, dopo la delusione di una nuova eliminazione nella prima fase in Germania.

I club spinsero per l’apertura, nelle competizioni internazionali erano svantaggiate 
Nelle competizioni internazionali i nostri club non facevano risultati, e spinsero per potersi rinforzare. Dal 1980 dunque ecco di nuovo i calciatori stranieri nella nostra serie A. Lo decise il consiglio federale del 9 maggio. La motivazione più forte, però, era legata forse alla necessità di far dimenticare in fretta lo scandalo del calcio scommesse. Arrivarono 11 stranieri, quasi tutti grandi calciatori, protagonisti del calcio mondiale, eccetto Luis Silvio, brasiliano ingaggiato dalla Pistoiese. Non era un campione ma nemmeno un bidone completo. Ma aveva grande nostalgia del suo paese, del mare. Fece solo sei presenze, poi andò sulla spiaggia in Brasile, a vendere bibite nel suo chiosco. Bertoni fu la scelta della Fiorentina, Brady alla Juventus, Ruud Krool al Napoli, Van de Korput al Torino, Juary all’Avellino, Phohaska all’Inter, alla Roma Paulo Roberto Falcao, che avrebbe vinto lo scudetto in giallorosso. Nel 1983 Fraizzoli, padrone dell’Inter, aveva firmato con il brasiliano, ma Dino Viola fece intervenire Giulio Andreotti, il politico più influente di quel periodo. Bastò una telefonata, e Falcao restò nella capitale.

Gli anni 80-90, In Italia il meglio del calcio mondiale

Già nel 1982 il regolamento fu modificato, era possibile ingaggiare due stranieri a club. La Juve prese la storica coppia Platini & Boniek, “Le Roi” Michel per Gianni Agnelli era il “bello di notte”, perché si metteva in grande evidenza nelle serate internazionali. Con lui voleva vincere in Europa. I bianconeri vinsero la prima Coppa Campioni, nella tragica serata di Bruxelles, all’Heysel. Era il 1985, esattamente il 29 maggio. Nel 1983 all’Udinese giunse Zico, pagato dalla famiglia Pozzo 8 miliardi al Flamengo. Il 30 Giugno del 1984 il trasferimento record riuscì al Napoli, per 13 miliardi di lire Ferlaino comprò Maradona dal Barcellona. L’argentino giocò 188 partite in maglia azzurra, segnando 111 reti, e portando sotto il Vesuvio due scudetti, una coppa uefa e una coppa Italia. Poi passando da Socrates e Rummenigge a Van Basten, Ibrahimovic e Batistuta, siamo ai giorni nostri con Cristiano Ronaldo. Dopo un periodo in cui, obiettivamente, le vere stelle del calcio mondiale sono rimaste lontane dal nostro campionato. Ma con campioni e ottimi giocatori, in questi quarant’anni, sui nostri campi anche calciatori improbabili, ospiti fissi di “Mai dire gol”, come Rui Aguas, Sergio Fortunato, Prunier, e persino Saadi Gheddafi, il figlio del dittatore libico. Nella rubrica dei lisci, spesso i protagonisti più in vista erano proprio i calciatori stranieri. E la Gialappa’s non doveva davvero fare fatica per trovare azioni di gioco tutte da ridere.

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