Satira, addio al maestro Giorgio Forattini, ha castigato 50 anni di Italia. E fatto arrabbiare molti politici
Satira, addio al maestro Giorgio Forattini, ha castigato 50 anni di Italia. E fatto arrabbiare molti politici Photo Credit: AnsaFoto.it/Mourad Balti Touati
04 novembre 2025, ore 17:33 , agg. alle 17:49
Ha messo insieme giorno per giorno un mosaico fatto di 14 mila vignette, che hanno graffiato presidenti della Repubblica, Papi, leader e Capi di Stato stranieri, le grandi tragedie della vita pubblica, il terrorismo politico, le stragi di mafia, Mani Pulite
Si è guadagnato per lungo tempo il soprannome di "re della satira": le vignette di Giorgio Forattini di satira politica sono state le prime ad essere pubblicate in prima pagina sui giornali e a cadenza quotidiana.
50 anni
Dal 1973, per quasi mezzo secolo, i suoi disegni hanno ironizzato su vizi e virtù di tanti protagonisti della politica, e sono apparsi su "Paese Sera", "La Repubblica", "La Stampa", "Il Giornale", "Qn", "L'Espresso" e "Panorama". La notizia della scomparsa a 94 anni del vignettista che ha cambiato il modo di fare satira in Italia è stata data da "Il Giornale", uno degli ultimi quotidiani con cui ha collaborato.
La storia
E la storia di Forattini è una storia decisamente particolare: nato a Roma il 14 marzo del 1931 dopo la licenza liceale classica frequenta il biennio di architettura, poi inizia a lavorare, dapprima come operaio in una raffineria di petrolio nel nord Italia, poi come rappresentante di commercio. Nel 1959 torna a Roma, dove cura la rappresentanza di una casa discografica, prima come venditore. Tra il 1967 e il 1970 lavora in un'agenzia di pubblicità. A quarant'anni entra come impaginatore grafico nel quotidiano romano "Paese Sera", dopo ave vinto un concorso per disegnatori di fumetti indetto dal giornale stesso. Da qui la sua carriera, lunga e fortunata.
Berlinguer
Memorabile resta per la discussione che provocò nella sinistra una vignetta della fine degli anni '70 in cui si vedeva Enrico Berlinguer, segretario del Pci, seduto su una poltrona nella sua abitazione, vestito in vestaglia mentre leggeva "Il Manifesto" di Karl Marx, imperturbabile nonostante dalla finestra si udissero le proteste degli operai. Ma la prima vignetta fu quella nel 1974 dopo la vittoria del referendum sul divorzio, dove raffigurava Fanfani come un tappo (era molto basso) che saltava via da una bottiglia con un grande NO sull'etichetta.
