Si apre il processo sulla strage a Charlie Hebdo, e il giornale ripubblica le vignette di Maometto

Si apre il processo sulla strage a Charlie Hebdo, e il giornale ripubblica le vignette di Maometto

Si apre il processo sulla strage a Charlie Hebdo, e il giornale ripubblica le vignette di Maometto


02 settembre 2020, ore 12:26

Per due mesi e mezzo 144 testimoni e 14 periti saranno sentiti dalla Corte d’Assise. A distanza di più di cinque anni dall'attacco, la redazione ricorda i colleghi morti e annuncia che non rinuncerà mai alla "dissacrazione, talvolta anche blasfema"

Si aprirà oggi, in Francia, il processo sulla strage jihadista nella redazione di Charlie Hebdo. Per due mesi e mezzo – questa la durata prevista del processo – 144 testimoni e 14 periti saranno sentiti dalla Corte d’Assise. Questo servirà a chiarire il ruolo degli imputati e a capire chi fosse al corrente dell’attacco che ha colpito la redazione. Tra le figure più ricercate dalla giustizia c’è Hayat Boumedienne, l’ex compagna di Coulibaly, grande assente al processo perché durante gli attentati ha fatto perdere le sue tracce. Fonti dei servizi segreti però hanno confermato che la donna è viva e in fuga, molto probabilmente dopo l’evasione da un campo siriano in cui si trovava con altri jihadisti francesi. Il processo dovrebbe continuare fino al 10 novembre.

I fatti: l’attacco a Charlie Hebdo del 7 gennaio 2015

E’ il 2015, il 7 gennaio, quando i fratelli Said e Cherif Kouachi, jihadisti, danno l’assalto alla redazione di Charlie Hebdo, giornale satirico con sede in una zona centrale di Parigi. Armi in pugno, i due fratelli uccidono 12 persone nel corso della riunione di redazione, poi scappano. Il giorno seguente, l’8 gennaio, Ame’dy Coulibaly, delinquente radicalizzato in carcere, toglie la vita a una poliziotta a Montrouge, nella zona a sud di Parigi. A distanza di ventiquattr’ore ucciderà anche quattro ebrei dopo una presa di ostaggi all’interno di un supermercato. Questo attacco terroristico del gennaio 2015 è stato il primo di una serie di azioni di matrice islamica che nel giro di due anni hanno provocato, nella sola Francia, più di 230 morti.

La redazione cinque anni dopo celebra la memoria dei colleghi morti

A distanza di più di cinque anni da quella strage, la redazione annuncia che non rinuncerà mai alla “dissacrazione tavolta anche blasfema”. E a poche ore dal processo che cercherà di fare luce sui fatti che decimarono il giornale, la rivista ha celebrato la memoria dei colleghi che hanno perso la vita e ha ricordato la sua missione. Lo ha fatto ripubblicando le caricature di Maometto che fecero scattare l’ira dei fondamentalisti.

E su Charlie Hebdo vanno in ristampa le caricature di Maometto

"Nous ne renoncerons jamais" (non rinunceremo mai), si legge accanto alle vignette rimandate in stampa. Si tratta di dodici disegni che trovano spazio in prima pagina, dove c’è anche un titolo: “Tanto rumore per nulla”. Maometto, nelle vignette, viene raffigurato con una bomba al posto del turbante, oppure armato di un coltello vicino a due donne velate.

“Per ripubblicare le vignette su Maometto ci voleva una buona ragione”

"Spesso ci hanno chiesto di produrre altre caricature di Maometto. Ci siamo sempre rifiutati – fa sapere la stessa redazione in un articolo uscito sull’ultimo numero - non perché sia proibito, la legge ci autorizza a farlo, ma perché ci voleva una buona ragione per farlo, una ragione che avesse un senso e che portasse qualcosa al dibattito. Riprodurre nella settimana dell'apertura del processo per gli attentati di gennaio 2015 queste caricature ci è sembrato indispensabile".


Argomenti

  • charlie hebdo
  • francia
  • parigi
  • processo