Strage di Piazza Fontana, 50 anni di nebbia intorno ai processi

Strage di Piazza Fontana, 50 anni di nebbia intorno ai processi

Strage di Piazza Fontana, 50 anni di nebbia intorno ai processi


12 dicembre 2019, ore 09:00

La strage il 12 dicembre 1969, per celebrare l'anniversario Sergio Mattarella sarà oggi a Milano

Faceva freddo e c'era una nebbia fitta a Milano alle 16 e 37 del 12 dicembre del 1969, quando una bomba causò 17 morti e oltre 80 feriti nella Banca nazionale dell'Agricoltura in piazza Fontana a Milano, dove erano in corso le contrattazioni del mercato agricolo e del bestiame. Della strage quest'anno, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà celebrato il 50esimo anniversario, mentre la fitta nebbia di quel giorno ha continuato da avvolgere tutti i sette processi che si sono celebrati (tre le inchieste) e che non hanno mai portato all'accertamento della responsabilità personale di esecutori, mandanti e depistatori. Una vicenda giudiziaria che cominciò subito dopo l'attentato, con le indagini sulla pista anarchica, l'arresto del ballerino Pietro Valpreda, frettolosamente o dolosamente individuato come autore della strage e che sarà assolto nel 1985 dopo un lungo calvario giudiziario; il 15 dicembre la morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato dal quarto piano della questura durante un interrogatorio. Qualche tempo dopo la pista nera con le indagini su elementi di Ordine Nuovo padovani e l'incriminazione del procuratore legale Giovanni Ventura e l'editore 'nazimaoista' Franco Freda. Poi lo choc, con la decisione di trasferire il processo da Milano a Roma, da Roma nuovamente nel capoluogo lombardo e infine a Catanzaro. Risultato: assolti sia Valpreda, sia i neofascisti. Negli anni '90 sembra di intravedere una luce nel tunnel in cui le inchieste erano sprofondate. Si fanno avanti i primi pentiti: l'armiere di Ordine nuovo in Triveneto, Carlo Digilio, e il militante mestrino Martino Siciliano. L'inchiesta sfocia in un processo nel 2000. Imputati l'ordinovista Delfo Zorzi, ormai ricco imprenditore della moda in Giappone, il reggente di O.N., il medico veneziano Carlo Maria Maggi, Giancarlo Rognoni, capo del gruppo milanese La Fenice, Roberto Tringali, accusato di favoreggiamento e lo stesso Digilio. Alla fine ergastolo per Zorzi, Maggi e Rognoni, mentre per Digilio scatta la prescrizione. Tre anni dopo la doccia fredda per i famigliari delle vittime. In appello fioccano le assoluzioni.  Il 3 maggio del 2005 di nuovo la parola fine. Gli imputati sono assolti definitivamente anche se i giudici della Suprema Corte, nelle motivazioni, confermano il quadro emerso dalle indagini e come gli attentati fossero opera di Ordine nuovo.