The Fabelmans, Spielberg racconta Spielberg come scusa per celebrare l’amore per il cinema

The Fabelmans, Spielberg racconta Spielberg come scusa per celebrare l’amore per il cinema

The Fabelmans, Spielberg racconta Spielberg come scusa per celebrare l’amore per il cinema   Photo Credit: Agenzia Fotogramma.it


28 dicembre 2022, ore 20:00

Dopo essere stato presentato fuori concorso alla Festa del cinema di Roma, il nuovo film di Steven Spielberg arriva nelle sale italiane

Negli ultimi anni tanti cineasti hanno deciso di puntare l'occhio della macchina da presa verso se stessi, verso la loro infanzia e la loro vita, indagando quasi freudianamente il loro percorso passato, che talvolta appare glorioso, oppure doloroso, e spesso anche folle. Ci aveva provato Alfonso Cuaròn con quel suo Roma che nel 2018 gli fece acciuffare numerosi premi, tra cui il Leone d'oro a Venezia e l'Oscar come miglior film straniero. Poi è arrivato Paolo Sorrentino con il suo È stata la mano di Dio, Kenneth Branagh con Belfast e anche Alejandro Gonzalez Inarritu, che durante l’ultima edizione della Mostra del cinema di Venezia ha presentato Bardo, che a tutti gli effetti ricalca la sua storia. Insomma, ciò che iniziò Federico Fellini con Amarcord nel 1973 oggi sembra essere diventata una tradizione. Raccontare se stessi per raccontare tutti noi. E In questo filone c'è cascato anche lui, Steven Spielberg con il suo nuovo The Fabelmans, presentato all'ultima edizione della Festa del cinema di Roma nella sezione di Alice nella città.


THE FABELMANS, LA TRAMA DEL FILM

"E’ stata la mano di Spielberg". Potremo sintetizzare così questa pellicola così intima, così personale e così autobiografica. La famiglia Fabelmans, in realtà è la famiglia Spielberg che, come tante famiglie americane del XX secolo, si trova ad affrontare diverse vicende più o meno travagliate. Al centro di tutto c'è Sammy, un giovane ragazzo che s'innamora perdutamente del cinema. Per tutta l'infanzia gira film amatoriali che ritraggono la sua famiglia in occasioni di svago, come un allegro campeggio in campagna. Ma proprio attraverso queste pellicole, il ragazzo scopre uno sconvolgente segreto legato ai suoi genitori, destinato a sconvolgere gli equilibri del piccolo nucleo familiare.

Le pagine più importanti della vita del regista, montante insieme in un'operazione quasi catartica, dove Spielberg vuole a tutti i costi rimarginare le ferite del suo passato, riportare in vita i suoi parenti e, soprattutto, dichiarare il suo eterno amore per i film e il cinema.


IL CINEMA, L'OCCHIO CHE VEDE OLTRE

Uno dei tanti protagonisti di The Fabelmans è proprio il cinema, inteso come mezzo attraverso il quale superare le proprie paure, ma anche come occhio capace di vedere meglio dell'occhio umano. Spielberg cita Blow Up di Michelangelo Antonioni e La conversazione del suo caro amico Francis Ford Coppola, ricordando ancora una volta, come la Settima arte sia uno strumento in grado di squarciare il velo della realtà per guardare oltre e soprattutto, guardare meglio.

159 minuti di vita di Spielberg, in cui, attraverso i ricordi della sua infanzia, uno spettatore attento, può ravvisare anche parte della sua filmografia, un pò come se in questi 50 anni di carriera, nei suoi 33 film, avesse disseminato tracce della sua storia, dei suoi ricordi e del suo passato. Da Incontri ravvicinati del terzo tipo, fino a Schindler's List, passando ovviamente per Indiana Jones, E.T. fino ad arrivare al suo West side Story dello scorso anno. In più scene o sequenze, è sembrato di vedere questi film, come se il regista, in quasi tutte le sue opere, non avesse fatto altro che rifarsi a sé stesso, prendendo spunto dalla sua vita vera.

The Fabelmans finisce proprio nell'istante esatto in cui Spielberg diventa Spielberg, ossia quando finisce la sua infanzia e comincia la sua carriera. Nelle ultime sequenze del film appare anche David Lynch, che per l'occasione si è calato nei panni di John Ford. Una chicca che forse solo i cinefili più incalliti sapranno apprezzare.


SPIELBERG E LA SVOLTA METATESTUALE

Quella di The Fabelmans non è la prima volta per Spielberg dove scegli di tematizzare il suo amore per il cinema e i per film. Se infatti analizziamo i suoi ultimissimi lavori, si nota come la sua filmografia sia diventata meta testuale, con film che raccontano se stessi e la gloriosa storia del cinema. In Ready Player One del 2017, Spielberg si cimenta nel citazionismo sfrenato postmoderno, andando ad omaggiare i film gloriosi degli anni 80. Un periodo sfavillante che viene ripreso come una specie di “Eden perduto” dove la cinematografia americana era al massimo dello splendore e dove proprio Spielberg ha creato alcuni dei suoi film migliori. Lo scorso anno, nel suo remake di West side Story, l’autore continua la sua svolta metalinguistica, andando a rimaneggiare uno dei capisaldi del cinema americano, attualizzandolo, forse anche per farlo conoscere alle nuove generazioni. Un'operazione dove ad essere protagonista è ancora una volta la Settima arte.


Alle soglie del 2023, film come The Fabelmans e registi come Steven Spielberg, sono preziosi nel ricordarci quanto abbiamo bisogno del cinema, che da 127 anni continua a migliorare ed impreziosire le nostre vite.



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