Tron: Ares, trama e recensione del film Disney in uscita oggi nelle sale italiane
Tron: Ares, trama e recensione del film Disney in uscita oggi nelle sale italiane Photo Credit: Ufficio Stampa Disney
09 ottobre 2025, ore 09:30
La pellicola si presenta come un polpettone digitale che punta tutto sulle scene d’azione, ma inciampa clamorosamente sulla scrittura
Arrivato oggi nelle sale italiane, Tron: Ares rappresenta il terzo tentativo della Disney di far decollare un franchise che, a conti fatti, non ha mai davvero trovato la sua dimensione.
Dopo il film pionieristico del 1982 — considerato a ragione una pietra miliare per l’uso rivoluzionario della grafica computerizzata — e il sequel del 2011 (Tron: Legacy), che già allora lasciava poco il segno, questa nuova incursione nel mondo digitale fatica a giustificare la sua esistenza, offrendo uno spettacolo senz’anima, ricco di effetti ma povero di idee.
TRON: ARES, LA TRAMA E IL CAST
Il film segue un programma altamente sofisticato, Ares, che viene inviato dal mondo digitale a quello reale per una pericolosa missione, segnando il primo incontro dell'umanità con esseri dotati di intelligenza artificiale.
Diretto da Joachim Rønning e interpretato da Jared Leto, vede nel cast anche Greta Lee, Evan Peters, Hasan Minhaj, Jodie Turner-Smith, Arturo Castro, Cameron Monaghan, con Gillian Anderson e Jeff Bridges. La rock band Nine Inch Nails, vincitrice di un Grammy, ha composto la colonna sonora.
TRON: ARES, LA RECENSIONE DEL FILM
Ares si presenta come un polpettone digitale che punta tutto sulle scene d’azione, ma inciampa clamorosamente sulla scrittura: piatta, priva di vitalità, incapace di restituire emozioni autentiche o personaggi degni di questo nome. C’è un’impressione costante di déjà vu, di un immaginario che rincorre qualcosa che non riesce più a innovare.
La sceneggiatura procede con il pilota automatico, ripetendo dinamiche già viste e dialoghi che sembrano usciti da un algoritmo, più che da una penna ispirata. Se il film del 1982 aveva fatto della sua estetica minimalista, geometrica ed essenziale un elemento iconico, diventando un simbolo dell’entusiasmo tecnologico dell’epoca, questo nuovo capitolo perde gran parte di quel fascino. Il design è più carico, più sporco, meno leggibile.
L’universo visivo, pur sempre ricco, risulta meno elegante, meno visionario, e soprattutto meno coerente con l’identità originaria del mondo di Tron.
Uno degli aspetti più riusciti resta la colonna sonora, che accompagna con efficacia i momenti più concitati e cerca di dare respiro a una narrazione che invece fatica a decollare. Ma anche qui manca quel colpo d’ala che rese celebre l’elettronica dei Daft Punk nel secondo capitolo.
TRON ARES, TRA PASSATO E PRESENTE
Interessante, almeno sulla carta, è la riflessione implicita sul nostro rapporto attuale con il digitale.
Se negli anni ’80 la tecnologia era sinonimo di futuro, di meraviglia e sperimentazione, Tron: Ares sembra invece riflettere il timore odierno verso un’innovazione che spaventa più di quanto ispiri. L’intelligenza artificiale, tra i temi accennati, viene raccontata come una forza ambigua, capace più di annichilire la creatività che di stimolarla.
Un messaggio che avrebbe potuto aprire scenari stimolanti, ma che viene solo sfiorato, lasciando l’impressione di un’occasione persa.
Ares si inserisce così in una saga che continua a cercare un’identità forte e riconoscibile, senza mai riuscire davvero a trovarla. Un film che si guarda ma non si vive, che suona forte ma dice poco.
