Tutti contro Donald Trump; le reazioni della politica internazionale, dopo l'assalto al Congresso Usa

Tutti contro Donald Trump; le reazioni della politica internazionale, dopo l'assalto al Congresso Usa

Tutti contro Donald Trump; le reazioni della politica internazionale, dopo l'assalto al Congresso Usa


07 gennaio 2021, ore 11:00 , agg. alle 11:37

Dagli ex Presidenti Usa ai leader mondiali, unanime condanna delle violenze a Capitol Hill: e molti imputano a Donald Trump la responsabilità di aver fomentato i manifestanti che hanno fatto irruzione nel Congresso

Gli ex Presidenti Usa contro le violenze

Per Barack Obama, l’assalto al Congresso è un "grande disonore e vergogna" per gli Stati Uniti ma non "una completa sorpresa". La violenza, ha detto, è stata "incitata da un presidente che ha continuato a mentire sul risultato delle elezioni". Molto duro anche il repubblicano George W.Bush che si è detto scioccato e ha definito le proteste contro i risultati del voto, “un’insurrezione degna di una ‘Repubblica delle banane’ ”. Pur non citando direttamente Trump, è evidente che Bush considera lui, ed gli altri esponenti repubblicani che ieri si accingevano a contestare al Congresso la vittoria di Joe Biden, responsabili. "Sono scioccato per il comportamento irresponsabile di alcuni leader politici sin dalle elezioni - ha dichiarato Bush - e la mancanza di rispetto mostrata per le nostre istituzioni, tradizioni e le nostre forze dell'ordine". "Un assalto senza precedenti al Congresso, alla Costituzione e al Paese", per l’ex Presidente Bill Clinton, che ha sottolineato che il "fiammifero è stato accesso da Donald Trump e dai suoi più ardenti sostenitori, inclusi molti in Congresso, per capovolgere il risultato delle elezioni che ha perso".

Condanna dai leader del mondo intero

"La violenza è incompatibile con l'esercizio dei diritti politici e delle libertà democratiche”, netto il giudizio espresso dal Presidente del Consiglio italiano, Giuseppe Conte. Parole di condanna sono arrivate anche da tutti i leader europei: il Presidente francese Macron  ha ricordato la vicinanza storica di Francia e Stati Uniti, dalla Rivoluzione americana in poi. "Quando - ha detto Macron in un video girato all'Eliseo - "in una delle più antiche democrazie del mondo, dei fautori di un presidente uscente rimettono in discussione, con le armi, i risultati legittimi di un'elezione, ad essere  attaccata è un'idea universale, quella di un uomo, una voce". Macron ha invitato a non cedere nulla alla violenza di pochi. Condanna anche dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von Der Leyen. Il premier britannico Boris Johnson ha denunciato “scene vergognose" e ha chiesto una transizione pacifica ed ordinata. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha deplorato il comportamento di Donald Trump che “non ha riconosciuto la sconfitta alle elezioni di novembre”, non lo ha fatto neppure ieri, questo clima di sospetti e dubbi, secondo la Merkel ha portato agli eventi della notte scorsa. In un post su Twitter, il Presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, ha scritto: “L'assalto a Capitol Hill è una pagina nera che resterà impressa. Ma violenza e intimidazione non prevarranno. Oggi più che mai dalla parte di libertà e democrazia. Sacri principi universali di cui ogni Parlamento liberamente eletto è, al contempo, massima espressione e simbolo".

Protesta anche il mondo dello sport americano

I giocatori delle squadre di basket di Boston, Miami, Golden State e Clippers si sono inginocchiati durante l'inno nazionale, prima delle loro partite Nba, per protestare sia contro il trattamento nei confronti dei manifestanti pro-Trump che hanno fatto irruzione nel Congresso sia contro la decisione della Procura di Kenosha di non incriminare gli agenti che hanno ucciso l'afroamericano Jacob Blake. "Il 2021 è un nuovo anno ma certe cose non sono cambiate. Noi giochiamo con il cuore pesante dopo la decisione ieri a Kenosha”- hanno scritto i club degli Heat e dei Celtics in un comunicato comune- “i manifestanti nella Capitale del nostro Paese sono stati trattati in modo differente (rispetto a Jacob Blake, ndrdai dirigenti politici”.


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