Venezia 80, Maestro di Bradley Cooper è un film che non riesce mai a decollare davvero

Venezia 80, Maestro di Bradley Cooper è un film che non riesce mai a decollare davvero

Venezia 80, Maestro di Bradley Cooper è un film che non riesce mai a decollare davvero   Photo Credit: Agenzia Fotogramma.it


03 settembre 2023, ore 10:00

Prodotta da Martin Scorsese e Steven Spielberg, la pellicola traccia il ritratto di Leonard Bernstein e del suo matrimonio con Felicia Montealegre

L’uomo dietro allo spartito. Bradley Cooper, assente al Lido per gli scioperi di Hollywood, veste i panni di Leonard Bernstein nel suo film, Maestro, presentato ieri alla quarta giornata della Mostra del Cinema di Venezia 2023. “A casa mia si ascoltavano molti album di musica lirica e classica.” si legge nel commento del regista che accompagna la sinossi del film. “Passavo ore a immaginare di dirigere un’orchestra, mettendoci tutto l’impegno di un bambino di otto anni. In particolare, ascoltavamo di continuo un’incisione di Leonard Bernstein.” ha poi concluso Cooper. 

LA TRAMA DEL FILM

La trama è incentrata su Leonard Bernstein, compositore statunitense, noto come il primo direttore d'orchestra nato in America e il secondo migliore al mondo. Personaggio carismatico con una grande passione per il suo lavoro, figlio di ebrei polacchi emigrati in America e vero enfant prodige della musica. Il film ripercorre trent'anni di vita del direttore, a partire dall'incontro di Bernstein con l'amore della sua vita, Felicia Montealegre (Carey Mulligan), durante una festa nel 1946, raccontando la loro travagliata e complessa storia d'amore.


OCCASIONE SPRECATA

Lo sforzo produttivo che si cela dietro al film di Bradley Cooper è notevole. Non solo il marchio gigantesco di Netflix, ma anche due nomi importanti come Martin Scorsese e Steven Spielberg nelle vesti di produttori che ci mettono la faccia. Era scontato che il risultato finale fosse ben fatto. Ma il problema di Maestro è che si limita a fare il semplice compitino del ritratto controverso dell’uomo dietro al mito, infarcendo il tutto di retorica e sentimentalismo. La confezione è ben fatta, ma non riesce mai a colpire lo spettatore che si trova a subire il fascino di qualcosa di freddo e asettico. Eppure la pellicola si apre con una citazione che sembrava quasi una  dichiarazione d’intenti di ciò che il film sarebbe potuto essere. Una frase pronunciata proprio dallo stesso Bernstein che descrive l’arte come qualcosa che crea dubbi e non fornisce risposte, ma soprattutto crea tensione e conflitto. Tutte cose che però non si ritrovano nel corso delle due ore successive, dove si assiste ad una pellicola ben realizzata e ben oliata ma che appare, sostanzialmente, come un'occasione mancata.  


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