Verso gli Oscar 2024, The Holdovers. Una favola antica ma senza tempo

Verso gli Oscar 2024, The Holdovers. Una favola antica ma senza tempo

Verso gli Oscar 2024, The Holdovers. Una favola antica ma senza tempo   Photo Credit: Agenzia Fotogramma.it


27 febbraio 2024, ore 08:00

Il film segna la seconda collaborazione tra Alexander Payne e Paul Giamatti dopo Sideways di quasi vent’anni fa

Continua la nostra carrellata per approfondire tutte e dieci le pellicole che hanno ricevuto la candidatura come miglior film agli Oscar 2024. Un modo per arrivare preparati alla notte tra il 10 e l’11 marzo, quando finalmente sapremo i titoli che riusciranno a portare a casa il premio più prestigioso del cinema. Questa volta esaminiamo il film diretto da Alexander Payne “The Holdovers - Lezioni di vita”, una commedia calata nell'atmosfera anni 70 che vede come protagonista Paul Giamatti nel ruolo di un professore burbero e molto rigido. La pellicola si presenta agli Oscar con ben 5 nomination, tra cui quella come miglior attore protagonista e come miglior sceneggiatura originale. 

LA TRAMA DEL FILM

Una commedia agrodolce che ci riporta al clima del Natale ma dipinto con quella patina tipica dei film anni 70. È la storia di un insegnante Paul Hunham (Paul Giamatti), che non piace a nessuno, né ai suoi studenti né ai suoi colleghi e neppure al preside. Nessuno, infatti, pare gradire il suo essere così esageratamente pomposo. Non avendo una famiglia e un luogo dove trascorre le festività, decide di restare a scuola durante le vacanze come supervisore degli studenti che ancora non hanno potuto far ritorno nelle loro case. Dopo qualche giorno, soltanto uno studente rimane nell'istituto. Si tratta del quindicenne Angus (Dominic Sessa), un ottimo studente ma con un pessimo comportamento, che crea sempre problemi e rischia ogni volta l'espulsione. Oltre a Paul e al giovane, è rimasta nella scuola anche la capocuoca Mary (Da'Vine Joy Randolph), che si occupa dei figli dei privilegiati nella scuola e che di recente ha perso suo figlio nella guerra in Vietnam. I tre si ritroveranno a formare un'improbabile famiglia sotto le festività natalizie, condividendo diverse disavventure nelle nevose due settimane che trascorreranno insieme in New England.


UNA FAVOLA ANTICA MA SENZA TEMPO

Il film si apre con il logo della Universal che per l’occasione è lo stesso degli anni 70. Tutto infatti in “The Holdovers” evoca quell'immaginario tipico del cinema della New Hollywood; dal linguaggio filmico, alla fotografia, alla musica fino al font dei titoli di testa. Un film totalmente imbevuto di quel colore tipico degli anni 70, caratterizzato dallo scontro generazionale tra padri e figli e tra diverse visioni di pensiero che poi alla fine trovano un compromesso per coesistere e migliorarsi a vicenda. Non è solo un vezzo nostalgico, ma forse questo ritorno al passato, cucito così bene dalla regia di Payne, vuole essere forse un modo per rifugiarsi da alcuni caratteri dominanti della contemporaneità, preferendo uno stile filmico che oggi è quasi totalmente sparito. The Holdovers infatti si prende i suoi tempi. Non corre, non esagera e non enfatizza. Persino i passaggi tra una scena e un’altra sono segnati dall’uso piuttosto abbondante delle dissolvenze incrociate che rendono tutto più morbido e delicato. Il regista sfrutta una sceneggiatura ben scritta che fa crescere piano piano, facendo innamorare lo spettatore della storia e dei personaggi a poco a poco. Ma questi anni 70 non vengono soltanto esibiti nella forma. Infatti la storia, quella con la S maiuscola, viene celata dallo sguardo della macchina da presa ma allo stesso tempo si sente riecheggiare in lontananza. Fuori dalla mura della scuola c’è il Vietnam, che assomiglia quasi ad una presenza oscura che in modo tagliente entra di prepotenza nella vita dei personaggi. La capocuoca Mary per esempio, interpretata da una bravissima Da'Vine Joy Randolph, ha perso suo figlio proprio in guerra. Una cicatrice che la donna esibisce con rabbia e dolore. Ma Alexander Payne, in questa storia agrodolce e molto delicata, va oltre. Non rimane impantanato nel passato, a cui sicuramente sembra essere molto affezionato. Ma mette in scena delle dinamiche e delle situazioni che non hanno un'epoca e potrebbero benissimo essere ambientate in qualsiasi altro momento storico, persino oggi. “Non c’è nulla di nuovo nell'esperienza umana” dice il professore in una scena del film. Il dolore, così come la gioia e la sofferenza sono immutabili nei secoli. Ma è sempre dal passato che bisogna partire per migliorare il presente e cambiare il futuro.


POSSIBILITÀ DI VITTORIA?

Tra i dieci film candidati all'Oscar come miglior film, “The Holdovers” non sembra essere tra quelli favoriti per la vittoria. Così come anche Paul Giamatti, candidato come miglior attore, avrebbe poche chance rispetto al super quotato Cillian Murphy, la pellicola di Alexander Payne potrebbe trionfare soltanto nella categoria per la miglior sceneggiatura originale. “The Holdovers” paga un prezzo molto alto: essere circondato da titoli altrettanto forti, tanto da rischiare quasi di passare in secondo piano o addirittura inosservato. 


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