17 novembre 2022, ore 14:56
L'Europa apre all'Italia sulla gestione dei migranti. Intanto la Procura di Caltanissetta ha smantellato un'organizzazione criminale responsabile di illeciti flussi migratori con 18 misure cautelari.
Migranti, l'Europa riapre all'Italia
Inizia a vedersi una luce in fondo al tunnel per la diplomazia europea entrata in crisi sulla questione migranti e sulla conseguente tensione tra Roma e Parigi. “Piena convergenza per iniziative comuni al fine di governare i flussi migratori". È quanto si legge in un tweet del Viminale in riferimento a quanto è emerso dall'incontro bilaterale che si è svolto a Wiesbaden tra il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e il suo omologo tedesco Nancy Faeser in occasione del vertice dei ministri dell'Interno del G7.
“Se ci sono dei problemi si possono buttare in mare”
Mentre le cancellerie ritrovano una certa serenità, lo stesso non si può dire per le acque del mediterraneo che continuano a riservare tristi sorprese, svuotate di umanità: “Se ci sono dei problemi si possono buttare in mare”. Questa l’agghiacciante indicazione data dagli organizzatori agli scafisti che partivano dalla costa meridionale della Sicilia per prendere migranti in Tunisia e portarli nell’isola. È quanto emerge dalle intercettazioni agli atti dell’inchiesta “Mare aperto” della Procura di Caltanissetta che ha portato all’esecuzione di 18 misure cautelari – per 11 tunisini e 7 italiani – per associazioni per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il capo della banda
Il punto di riferimento della banda era il tunisino Akrem Toumi. L’uomo era già stato condannato per lo stesso reato eppure, nonostante gli arresti domiciliari, riusciva a gestire gli sbarchi con la complicità della fidanzata. Erano loro a gestire il traffico di essere umani da una vecchia masseria a Niscemi, di proprietà dell'altro capo della banda, un imprenditore agricolo, anche lui tra gli indagati, pronto a sottoscrivere falsi contratti di lavoro per legittimare la permanenza o l'ingresso in Italia dei migranti.
I guadagni del business del mare
Per ogni viaggio il gruppo criminale poteva intascare tra i trentamila e settantamila euro. Il prezzo pro capite pagato in contanti in Tunisia prima della partenza da ogni migrante si aggirava tra i tremila e i cinquemila euro. I soldi della tratta venivano poi reinvestiti in Italia. Spesso per finanziare l'acquisto di nuove barche, i 'taxi' del mare con cui assicurarsi altri lucrosi guadagni.
La soddisfazione del questore di Caltanissetta
Commentando l'operazione "Mare Aperto" della Squadra Mobile, il questore di Caltanissetta Emanuele Ricifari ha detto: "Siamo soddisfatti del risultato colto oggi con il sostegno e la guida della Procura distrettuale nissena. È stato un lavoro investigativo complesso e molto impegnativo che ci ha portato su diverse province e a tutte le ore. Per la Polizia è un risultato di grande valore che dimostra che il tema merita grande attenzione, scevra da posizioni preconcette e ideologiche. Infatti in questo caso era una impresa criminale privata italo-tunisina che usava natanti d'altura e che reinvestiva parte degli utili nel lucroso affare illegale".