Centrodestra, ad Arcore Berlusconi-Meloni-Salvini si rivedono ma la quadra è ancora molto lontana

Centrodestra, ad Arcore Berlusconi-Meloni-Salvini si rivedono ma la quadra è ancora molto lontana

Centrodestra, ad Arcore Berlusconi-Meloni-Salvini si rivedono ma la quadra è ancora molto lontana


La nota di Fdi conferma che i nodi non sono tutti risolti, è indicativo che non sia stata scattata la foto con i partecipanti sorridenti. Aperta la questione Sicilia, dove la ricandidatura del governatore uscente Musumeci non convince Lega e in parte Fi

I leader dei principali partiti del centrodestra non si vedevano da gennaio, nei giorni convulsi dell’elezione del presidente della Repubblica. Allora si consumò una clamorosa rottura, con Salvini e Meloni concordi nel giudicare pesantemente compromessa l’unità della coalizione. Oggi si è svolto un vertice positivo, a detta dei partecipanti, ma la nota finale di Giorgia Meloni conferma che nel centrodestra che torna a vedere riuniti i suoi principali esponenti i nodi non sono ancora tutti risolti.


La Sicilia

Sul tavolo resta aperta la questione Sicilia, dove la ricandidatura del governatore uscente Nello Musumeci (sostenuto da FdI) non convince Lega e in parte Forza Italia. È indicativo che non sia stata scattata la classica foto con i partecipanti uniti e sorridenti. «Sono molto soddisfatto per essermi confrontato con gli altri leader. È un’ottima giornata»: Matteo Salvini (in compagnia di Roberto Calderoli) è stato il primo a lasciare Arcore, intorno alle 16 per altri impegni a Roma, dopo circa un’ora e mezza dall’avvio del vertice a tre con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni (i partiti centristi non sono stati invitati), che invece hanno proseguito il confronto. La presidente di Fratelli d’Italia, accompagnata da Ignazio La Russa, ha salutato il padrone di casa un’ora dopo. I partecipanti al vertice hanno consumato un aperitivo in giardino. A Villa San Martino, Silvio Berlusconi ha offerto ai suoi ospiti riso con melanzane, olive e pachino, branzino in crosta e gelato al pistacchio.


Berlusconi

«Solo un pazzo manderebbe all’aria la coalizione. D’altronde è così evidente che se si disunisce si perdono le elezioni e vince la sinistra» la prima dichiarazione di Berlusconi all’uscita. «Il centrodestra è unito, alle elezioni comunali si presenterà ai ballottaggi compatto ovunque. Abbiamo parlato di come sono andate le scelte dei candidati per le prossime elezioni amministrative. Per quanto riguarda le città più importanti, abbiamo trovato l’accordo per 21: su cinque l’accordo non è stato trovato per pure contrapposizioni locali, persona contro persona, ma siamo sicuri che negli eventuali ballottaggi troveremo l’accordo. Questo è l’impegno di tutti i leader presenti al tavolo». «Siamo convinti — ha proseguito il leader di Forza Italia — con gli altri leader che per le prossime politiche tra 8 mesi la prima cosa da fare è stendere un programma da far conoscere agli elettori. Io ho consegnato il programma che tutti e tre abbiamo firmato nel 2018 e alla prossima riunione tutti porteremo le modifiche e le aggiunte che si ritengono necessarie da parte di ciascuno». La conclusione di Berlusconi è simile alla battuta di Salvini: «È stata un’ottima giornata, perché era da tanto tempo che non ci vedevamo e non ci sedevamo allo stesso tavolo per tutti gli impegni che hanno i leader di ogni partito. Finalmente oggi siamo riusciti a combinare questo incontro e, quindi, abbiamo deciso anche di rivederci».


Meloni

Toni meno entusiastici arrivano da Giorgia Meloni. «È sicuramente positivo essersi incontrati ma l’unità della coalizione non basta declamarla. Occorre costruirla nei fatti» si legge in una nota di Fratelli d’Italia. «Su 26 città capoluogo sono solo 5, ma purtroppo importanti, le città in cui il centrodestra andrà diviso al primo turno ma restano ancora diversi nodi aperti. A partire dalla non ancora ufficializzata ricandidatura del presidente uscente Nello Musumeci in Sicilia, su cui la personale dichiarata disponibilità di Silvio Berlusconi si è fermata di fronte alla richiesta di Matteo Salvini di ritardare l’annuncio del candidato». La nota conclude: «Fratelli d’Italia, nel confermare la sua indisponibilità a qualsiasi futura alleanza con il Partito democratico e/o Cinque stelle, confida nella stessa chiarezza da parte degli alleati, convinta che occorra essere uniti non solo nella forma ma anche nelle scelte, nei progetti e nei programmi».


Il Pd

Nel frattempo alla direzione del partito Enrico Letta ribadisce la linea del Pd su tutta la linea, dal governo alle alleanze, passando ovviamente per la crisi ucraina, il "campo largo" è sempre la bussola in vista delle politiche, ma stavolta con una precisazione non banale: se si va divisi si perde, spiega, ma le alleanze dovranno essere "compatibili con noi, col nostro programma e con la nostra idea di paese". Gli strappi continui di Giuseppe Conte non piacciono affatto, e ancor meno le fibrillazioni che i 5 stelle -insieme alla Lega - provocano al governo. Letta ripete che per lui le elezioni sono "a scadenza naturale", evita toni polemici, ma manda anche messaggi chiari al leader 5 stelle: bisogna "dare modo al governo del quale convintamente facciamo parte di svolgere fino in fondo la sua missione a favore del Paese".

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