Cucina italiana patrimonio dell’Unesco, Mazzi a RTL 102.5: “Saremmo i primi al mondo”
Cucina italiana patrimonio dell’Unesco, Mazzi a RTL 102.5: “Saremmo i primi al mondo” Photo Credit: ANSA/FABIO FRUSTACI
07 dicembre 2025, ore 12:53 , agg. alle 14:13
Gianmarco Mazzi, Maddalena Fossati, Massimo Bottura e Antonia Klugmann intervengono a RTL 102.5 in merito alla candidatura della Cucina Italiana a Patrimonio dell’Umanità Unesco
GIANMARCO MAZZI - Sottosegretario di Stato alla Cultura con delega Unesco
MADDALENA FOSSATI - Presidente del comitato promotrice della candidatura della cucina italiana a Patrimonio Unesco e direttrice della rivista “La Cucina italiana”
«Io sono molto in agitazione. Domani mattina ho il volo per New Delhi ,è un grande momento e sarò lì nella sala. Porterò con me un cornetto nella tasca, anche se non sono così superstiziosa. Secondo me non c’è tanta concorrenza, vi ricordo che ci sono tanti dossier e più di 189 Paesi a Nuova Delhi e ognuno ha proposto qualcosa, e questo dossier sarà un sì o un no. Io non mi sento in gara, se questo riconoscimento arriverà, identifica un valore specifico che ha il nostro Paese e la nostra cultura. Non mi sento di dire che siamo meglio di altri, perché ognuno a casa sua è il meglio di tutti. Io ho vissuto in tanti paesi e non mi sento di fare una gara “contro”, sono più per un “andare insieme”. Il cucinare tutti insieme è l’identità italiana, che non deve sparire. Il nostro Paese si identifica fortemente con la cucina, io l’ho visto con la pandemia, quando tutti cucinavamo in casa via Zoom, ed è stato un modo per restare uniti. È lì che è nata l’idea di arrivare a fare questa impresa. Massimo ed io abbiamo iniziato questo progetto insieme ed era l’unica persona con cui potevo iniziarlo, ci ha messo poco a dirmi di sì. Quello che però ho visto in questi anni è che noi stiamo costruendo il riconoscimento di un valore che abbiamo, ma che non ci siamo mai dati veramente e mai tutelato fino in fondo. Parlo proprio del valore delle cose che facciamo, che sembrano così scontate, in questi anni di campagna, che sono quasi cinque, ho visto un? Italia che poco a poco si è aggregata, perché il punto è che possiamo anche non essere d’accordo fra di noi, ma poi dobbiamo andare avanti uniti, perché è l’unica cosa che ci fa andare avanti veramente. Se andrà come spero, sarà un punto di decollo e di riconoscimento identitario, ancor prima che culturale. Questo progetto porterà Massimo Bottura e Antonino Cannavacciuolo a preparare un piatto nella stessa ciotola, un piatto che unisce il nord e il sud Italia, come Iginio Massari e Sal De Riso faranno la stessa cosa, perché bisogna mettersi tutti insieme. Abbiamo parlato di uomini ma vorrei soffermarmi anche su una donna unica: Antonia Klugmann, che è una cuoca stellata e che ha un messaggio sul tema molto diverso. Viva il lupo e vorrei veramente direi che l'Italia è un abbraccio, mi sembra un'immagine bellissima, comunque vada resta questa immagine per me».
MASSIMO BOTTURA
«Per me non è un vero e proprio riconoscimento, ma un punto d’arrivo che vale come punto di partenza. Significa che il mondo ha finalmente capito cosa siamo e cosa stiamo facendo noi, da sempre. La nostra cucina non è un insieme di piatti, ma una cosa completamente diversa: da nord a sud un insieme di tradizioni e un gesto d’amore che unisce generazioni, paesini, vialetti e paesaggi, perché il contadino, l’allevatore e il casaro costruiscono biodiversità e cultura. L’Unesco premia proprio questo, una tradizione che celebra un modo di stare insieme. Questo è il messaggio più potente e lo vedo come una grande responsabilità. Bisogna diventare ancora consapevoli dei gesti quotidiani, proteggere i territori, custodire il sapere della nostra tradizioni, ma non fermarsi e aiutare i piccoli produttori. La cucina italiana non è quantità, ma qualità. Bisogna avere i coraggio di innovare ma senza perdere le radici. È un invito importantissimo a prenderci cura del nostro patrimonio e a condividerlo con gli altri. Il pranzo ideale della domenica a casa in famiglia dipende dalla situazione. Io sono di Modena, quindi gnocco fritto, salumi, giardiniera, per poi passare ai primi piatti, come tortellini, tagliatelle, lasagne, poi bolliti, arrosti, zuppa inglese, sbrisolona. Mi hanno sempre detto che la cucina è commercio, ma per me è cultura. La svolta è stata quando Gianmarco Mazzi ha detto che voleva organizzare una cena da me, portando il Ministro dell’Agricoltura, della Cultura e tutti i collaboratori. Ci siamo ritrovati a parlare di cosa è successo all’Expo, della lotta allo spreco alimentare, del recupero delle risorse, l’essere seduti a tavolo insieme e condividere un pasto. Da lì a cena abbiamo mangiato tutti la mia cucina, che fa assolutamente riferimento passato ma in chiave critica, con emozione pura. In quel momento ho chiamato Maddalena e le ho detto che secondo me eravamo riusciti a convincere le Istituzioni».
ANTONIA KLUGMANN
«Ci sono tanti uomini stellati in cucina, ma tutte le donne in realtà che cucinano sono a casa praticamente. Discorso complesso, ne abbiamo parlato tante volte io e Maddalena, io credo che non ci sia nessuna preclusione dal punto di vista della tipologia del lavoro, questo lavoro lo possono fare gli uomini come le donne e assolutamente non si tratta di una questione di genere in termini assoluti, si tratta di avere la possibilità di scegliere e di impegnarsi in un lavoro che comunque, soprattutto se fatto in un certo modo, coinvolge tantissimo nella vita di ciascuno. Io credo che ancora nelle case non si spingano le bambine a cercare una definizione nel lavoro per come lo si faccia con gli uomini. Ancora molte bambine e molte ragazze hanno difficoltà a pensare di impegnarsi tante ore al giorno perché in realtà nelle case la divisione dei compiti non è ancora equa. Il nostro paese non supporta le donne che si impegnano nel lavoro, per come si dovrebbe fare, perché abbiamo la necessità di essere aiutate a gestire tutto, perché la donna gestisce tantissimo, di più dell'uomo nella vita domestica, e questo porterà per sempre un'iniquità nella scelta lavorativa, nella definizione di sé sul lavoro. Io lo vedo, dopo una certa età è molto più difficile impegnarsi per lo stesso numero di ore per come lo fanno gli uomini. Io sono entusiasta per il progetto della cucina italiana come Patrimonio Unesco, entusiasta dal primo giorno. Ho avuto la fortuna di essere coinvolta da Maddalena in questo progetto, ma oggettivamente io non ho fatto nulla. Quello che dico sempre è che faccio parte di questo grande gruppo, di questa grande famiglia e mai come oggi mi ci sento parte per tanti motivi legati al mio lavoro, mi sento perfettamente integrata in un mondo che mi avvolge sempre di affetto e in cui io soprattutto mi riconosco. Riconoscersi all'interno dei propri pari, all'interno del proprio mondo lavorativo, nel modo in cui si è, magari anche diversi, trovo che sia un grande lusso e la cucina italiana abbraccia tutti perché è varia e io spero che dal punto di vista del riconoscimento questa diversità che è legata anche alla biodiversità, diversità di paesaggio, di storia, regionali, venga fuori in questo riconoscimento perché sta proprio in queste diversità l'unicità del nostro paese. Io vengo da Trieste che è un luogo di confine e mi sento aperta rispetto al mondo, ho un ristorante sul confine a Dolenia del Coglio, in Friuli Venezia e Giulia, e per me l'Italia rappresenta, un abbraccio, un'apertura, mai una chiusura. Per il mio pranzo della domenica, da Triestina,devo dire che amo due cose in questo momento terribilmente: la frutta nel salato e quindi direi gli gnocchi di susine con il parmigiano e un po' di burro sopra che era il contorno ma anche il primo piatto a casa di mia nonna, e poi amo profondamente la iota, che è una zuppa qui di Trieste ma anche qui del confine, si fa con il cavolo fermentato ed è una cosa che, se fatta con eleganza, può essere incredibile».
