È la Finlandia il Paese più felice del mondo nella classifica dell'Onu, Italia risale posizioni, è 25esima

la Finlandia il Paese più felice del mondo nella classifica dell'Onu, Italia risale posizioni, è 25esima

la Finlandia il Paese più felice del mondo nella classifica dell'Onu, Italia risale posizioni, è 25esima


19 marzo 2021, ore 12:00 , agg. alle 15:10

Il World Happiness Report di quest’anno ha decretato la Finlandia come Paese più felice al mondo, nonostante la pandemia; aa sorpresa, non è andata male neppure all’ Italia che, in questa classifica, si è piazzata al 25esimo posto al mondo, risalendo di tre posizioni, dal 28esimo in cui si trovava l’anno precedente

La felicità ai tempi del Covid abita su al Nord, tra neve e ghiacci, in Finlandia. Secondo il World Happiness Report di quest’anno, redatto dalla United Nations Sustainable Development Solutions Network in base ai dati del Gallup World Poll, nel 2020, il Paese scandinavo è stato infatti il più felice nonostante la pandemia e lo sconvolgimento che il Covid-19 ha portato alle vite di tutti. Ma, a sorpresa, non è andata male neppure all’ Italia che, in questa classifica, si è piazzata al 25esimo posto al mondo, risalendo di tre posizione, dal 28esimo in cui si trovava l’anno precedente. La ricerca si è trovata ad affrontare una sfida unica: analizzare gli effetti della pandemia sul benessere soggettivo delle persone.

Le ragioni della felicità

In cosa consiste la felicità di un popolo? Il Report risponde attribuendo il benessere dei finlandesi principalmente alla fiducia della popolazione nei confronti della propria comunità, un elemento che nel 2020 è risultato un fattore di protezione della soddisfazione e dell’equilibrio individuale e collettivo.

Il fattore C come Covid, nel calcolo della felicità

Il rapporto quest’anno non poteva prescindere dall’impatto che la pandemia e le misure di contenimento hanno avuto sui diversi aspetti della vita di ciascuno. Come è facile immaginare, visti i vari lockdown dell'ultimo anno e il distanziamento sociale, la pandemia ha avuto un significativo effetto sul lavoro, limitando i contatti tra colleghi e causando un aumento del senso di solitudine e isolamento soprattutto in chi già ne pativa gli effetti. Inoltre le chiusure hanno avuto un impatto severo sulla salute mentale in molti Paesi del mondo. In determinate categorie , come donne, giovani, poveri, il declino della salute mentale è stato molto più rapido e si sono accentuate le diseguaglianze già esistenti.

Salute mentale, un faro sulle necessità dei più fragili

Con la pandemia, abbiamo visto che le nuove condizioni di vita, le restrizioni, l’incombenza di difficoltà economiche e la ridotta socialità hanno evidenziato e in alcuni casi acuito la fragilità mentale di individui, ricadendo sugli equilibri delle famiglie. Si sono poi accentuati i bisogni di assistenza sanitaria mentale ma i servizi sono diminuiti. Un problema molto serio, considerando che la pandemia avrà probabilmente un impatto duraturo sulle giovani generazioni. Dal lato positivo, la pandemia ha fatto luce sui problemi legati alla salute mentale come mai prima. L'aumentata consapevolezza pubblica fa ben sperare per il futuro della ricerca e in migliori servizi di cui si sente urgentemente bisogno

Risposta Italia non sempre soddisfacente all’emergenza

I ricercatori sottolineano che risposta dell'Italia al Covid-19 è stata insoddisfacente, principalmente per una poca aderenza della popolazione alle misure richieste e pochi controlli, anche se nei primi mesi della pandemia, sono state messe in atto restrizioni molto stringenti. Però, va detto che l’Italia, in modo simile a ciò che è accaduto in altre Paesi, ha anche messo in campo una risposta solidale che ha consentito la tenuta del sistema sociale in una fase così delicata per la Storia.

In media non c’è stato declino nel benessere generale

Gli esperti che hanno lavorato al rapporto sottolineano che, in generale, non c’è stato un declino nel benessere generale così come lo percepiscono le persone. "Una possibile spiegazione di ciò – ha dichiarato John Helliwell, professore dell'Università British Columbia,- è che la gente vede il Covid-19 come una minaccia comune ed esterna che tocca chiunque e che ha generato un maggior senso di solidarietà ed empatia''. Secondo un’altra ricercatrice, Lara Aknin, professoressa dell'Università Simon Fraser: "È stato un anno molto duro ma i dati mostrano dei significativi segni di resilienza, come la volontà di connessione sociale e la valutazione delle proprie vite".


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