Esecutivo, nuova telefonata fra Draghi e Zelensky: “Italia disponibile a garantire la sicurezza”

Esecutivo, nuova telefonata fra Draghi e Zelensky: “Italia disponibile a garantire la sicurezza”

Esecutivo, nuova telefonata fra Draghi e Zelensky: “Italia disponibile a garantire la sicurezza”


E’ l'iniziativa “United for peace”, proposta da Kiev per unire i Paesi capaci di dare una risposta entro 24 ore in caso di aggressione. Nel gruppo i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu, più la Germania, il Canada, la Turchia e l'Italia

Il presidente ucraino Zelensky, dopo il nuovo colloquio telefonico con il premier Draghi, ha ringraziato su Twitter 'la disponibilità dell'Italia di unirsi alla creazione di un sistema per le garanzie di sicurezza a sostegno dell'Ucraina'.


Gruppo per la pace

Si tratta dell'iniziativa ‘United for peace’, proposta da Kiev per unire i Paesi capaci di dare una risposta entro 24 ore in caso di aggressione. Del gruppo farebbero parte i membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, più la Germania, il Canada, la Turchia e appunto l'Italia. Dopo il colloquio, Palazzo Chigi ha fatto sapere che Draghi ha ribadito 'il fermo sostegno del governo italiano alle autorità e al popolo ucraini, e la piena disponibilità a contribuire all'azione internazionale per porre fine alla guerra e promuovere una soluzione durevole della crisi in Ucraina'. Nella telefonata Zelensky ha pure lamentato il blocco da parte dei russi dei corridoi umanitari e la prosecuzione dei bombardamenti delle città, comprese le scuole, con conseguenti perdite tra i bambini.


Mattarella

Nel frattempo "La guerra in Ucraina va fermata ora, subito", con il dialogo e le trattative, perché "la pace e sempre doverosa e possibile: proprio per questo stiamo rispondendo con la dovuta solidarietà, con l'accoglienza dei profughi, e con misure economiche e finanziarie che indeboliscono chi vuole imporre, con la violenza delle armi, una guerra che, se non trovasse ostacoli, non si fermerebbe": il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo ha sottolineato durante il suo intervento all'Università di Trieste per l'inaugurazione dell'anno accademico, dove ha sottolineato le tre emergenze che ci troviamo ad affrontare: il Covid, la ripresa economica e il conflitto. Insomma, da Trieste il Capo dello Stato ha lanciato un forte appello alla pace. "Non troviamo una motivazione razionale a questa guerra", ha detto, che ci sta riportando indietro nel tempo: segna "un retrocedere della Storia e della civiltà che mai avremmo ritenuto possibile in questo inizio di millennio". Se la situazione non cambia si potrebbe produrre "una deriva angosciosa di conflitti che potrebbero non trovare limiti. Stiamo rispondendo, cercando con insistenza di proporre dialogo e trattative per chiudere la guerra immediatamente, per ritirare le forze di invasione, per trovare soluzioni politiche, pronti a contribuire a perseguirle non appena si aprissero spiragli di disponibilità". "Invece - sottolinea il Presidente della Repubblica - abbiamo dovuto assistere al riesplodere di aggressivi egoismi nazionali, al pari dell'Ottocento del secolo scorso". Da Trieste, "territorio di frontiera che in passato ha attraversato momenti travagliati e difficili" arriva l'esempio positivo di una città che "oggi rappresenta un esempio per l'Europa, per il suo destino indiscutibilmente legato alla pace, alla condivisione e all'integrazione", ha concluso Mattarella.


I partiti

Mentre prudenza nell'indicare Vladimir Putin "come il mostro da mettere all'angolo": la politica italiana è concorde nel sostegno alle trattative per ottenere la pace in Ucraina, da oltre un mese in guerra con la Russia, ma in molti chiedono toni meno decisi per evitare il rischio di un ulteriore inasprimento della situazione. Le parole pronunciate ieri a Varsavia del presidente degli Stati uniti, Joe Biden, sulla presenza di Putin al Cremlino hanno riacceso il dibattito nonostante la smentita arrivata ore dopo dallo stesso capo della Casa Bianca. La scorsa settimana era stata la Lega a sollevare la questione al termine delle comunicazioni del presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo, dedicato proprio alla crisi ucraina. il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo aveva proposto un suggerimento a Mario Draghi: "Le chiediamo di usare in alcune circostanze toni più pacati. In qualche occasione sono stati percepiti toni belligeranti o percepiti come tali. Pensiamo che l'opinione pubblica vada rassicurata. L'Italia ha una tradizione di diplomazia di primissimo piano che va tenuta in considerazione", aveva detto. Oggi Ignazio La Russa ha rilanciato il tema. Netto il giudizio del vicepresidente del Senato: "Non ho parole di plauso per il modo in cui Biden e lo stesso Draghi hanno esagerato nell'indicare Putin non solo come nemico, e ci sta, non solo come aggressore, e si deve indicarlo come tale, ma come mostro da mettere all'angolo. Questo è molto pericoloso - ha spiegato il parlamentare di Fratelli d'Italia - perché può costringere il nemico a gesti inconsulti. E quindi fargli temere che vi sia un obiettivo diverso da quello di avere un'Ucraina libera". Per La Russa, sono semmai i russi a dover "decidere al loro interno che cosa fare di Putin. Non tocca a noi decidere il futuro della Russia, a noi tocca decidere il futuro dell'Europa, dell'Ucraina, dell'Italia e del resto dei Paesi europei".


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