
Eurocamera, approvata la risoluzione sulla difesa e il piano di riarmo. Pd spaccato, FdI a favore, Lega contro Photo Credit: Agenzia Fotogramma
12 marzo 2025, ore 18:00
Via libera con 419 sì, 204 no e 46 astenuti. I Democratici si spaccano: 11 astenuti e 10 favorevoli. No di Lega, Movimento cinque stelle e Alleanza Verdi e Sinistra. Respinta la proposta degli esponenti meloniani di cambiare nome da ReArm a Defend Europe
Sì al piano Ursula di riarmo europeo e sì al sostegno all’Ucraina, anche dopo “l’apparente cambio di posizione degli Stati Uniti”. Il Parlamento europeo ha approvato a maggioranza i due testi che hanno animato in questi giorni il dibattito sulla guerra all’Ucraina e il futuro dell’Unione. Gli occhi erano puntati soprattutto sul Libro bianco Ue sulla difesa, un testo molto ampio che contiene alcuni passaggi di approvazione del piano ReArmEu presentato da Ursula von der Leyen. Il testo è passato con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astenuti, su 669 votanti.
Le famiglie politiche
Le famiglie politiche che sostengono la Commissione Ursula hanno confermato le rispettive posizioni favorevoli al piano ReArm, ma le delegazioni italiane – composte da 76 deputati - sono quelle che hanno fatto registrare i più vistosi smarcamenti interni. Spaccata la maggioranza di governo, con Forza Italia e Fratelli d’Italia a favore del progetto presentato da von der Leyen, mentre la Lega si schierata per il no. “La risoluzione – ha spiegato Nicola Procaccini, vicepresidente dei Conservatori di Meloni - è comunque un messaggio politico, che condividiamo nella misura in cui investire sulla difesa e la sicurezza dei popoli europei è un investimento necessario. Perché purtroppo la pace che noi diamo per scontata è preziosa e va difesa”. Diviso anche il campo delle opposizioni, con M5S e Avs contro il piano ReArm (nonostante la maggioranza dei Verdi europei sia a favore) e il Pd che si è spaccato a metà – undici contro dieci - tra astenuti (Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessadro Zan, Lucia Annunziata e il capodelegazione Nicola Zingaretti) e favorevoli (Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli e Raffaele Topo).
Il gruppo Dem
Questa mattina, prima dell’inizio delle votazioni, il gruppo dem ha avuto una lunga e travagliata riunione a porte chiuse, dove alla fine l’indicazione della segretaria Schlein, molto critica nei giorni scorsi sul progetto Ursula, è stata quella di astenersi. Un compromesso che ha tenuto insieme anche l’ala più pacifista di Marco Tarquinio e Cecilia Strada, inizialmente pronti a votare per il no. “La nostra astensione – spiega a caldo il capodelegazione Pd Nicola Zingaretti – è motivata dal fatto che in quel documento c’è troppo poco federalismo. Non è l’Europa di Spinelli, la parola difesa comune non compare mai. Ed è un po’ ingenua l’idea di chi pensa che questo sia il primo passo e poi vedrete”. Dunque astensione. “Tutti siamo d'accordo nel sostenere il bisogno di un sistema di difesa comune che non vuol dire però consentire ai singoli Stati di riempire i loro arsenali”, aggiunge Sandro Ruotolo, della segreteria dem. Pina Picierno, diventata in questi giorni la portabandiera della linea più filo-ucraina, non si stupisce del no che accomuna sovranisti di destra come Vannacci e il Movimento Cinque Stelle: “I populisti si ritrovano sulle stesse posizioni, sempre. Qui accade regolarmente che The Left voti come i Patriots di Le Pen e Salvini. Quello che spesso si fatica a capire in Italia è che ormai la linea di demarcazione della politica europea è definita dalla difesa delle democrazie liberali e dall’europeismo. O di qua o di là”.
I 5S
Molto critici i Cinque stelle, che ieri hanno inscenato una protesta fuori e dentro l’aula di Strasburgo con Giuseppe Conte. “Riarmo, debiti di guerra, taglio dei fondi di coesione, scorporo delle spese della difesa, trasformazione della Bei in banca che finanzia la guerra: a questa agenda bellicista – promettono i 5S in una nota - faremo una durissima opposizione nelle Istituzioni, ma anche nelle piazze a partire dalla grande manifestazione che si terrà il 5 aprile”.
Kiev
Prima del voto sul Libro Bianco della difesa, il Parlamento ha approvato una risoluzione (non vincolante) di sostegno a Kiev. Un testo significativo perché, oltre ad accogliere con favore la dichiarazione di Gedda sul cessate il fuoco, afferma come l’Ue e i suoi Stati membri siano diventati “i principali alleati strategici di Kiev” e devono restare il suo maggiore donatore, “in seguito all’apparente cambio di posizione degli Stati Uniti”, incluso il fatto “di aver apertamente incolpato l’Ucraina della guerra in corso”. Toni contestati da Fdi in quanto “anti-trumpiani”. Ma il tentativo di rinviare il testo è fallito, portando così i meloniani ad astenersi. “È la prima volta che ci asteniamo sull'Ucraina”, ha detto il capodelegazione di Fratelli d'Italia, Carlo Fidanza: “È diventata una risoluzione non a favore dell'Ucraina ma contro gli Stati Uniti: se i nemici dell'Europa e della pace volessero allontanare il dialogo troverebbero nella risoluzione molte ragioni”.