Governo, disco verde per la riforma del processo penale, il premier Draghi ricompatta la maggioranza

Governo, disco verde per la riforma del processo penale, il premier Draghi ricompatta la maggioranza

Governo, disco verde per la riforma del processo penale, il premier Draghi ricompatta la maggioranza


Dopo la sentenza di primo grado, stop alla prescrizione, però se non si completa l’appello entro due anni, un anno per la Cassazione, il procedimento muore. Ma l’ulteriore mediazione assegna tempi più lunghi ai reati contro la Pubblica Amministrazione

Doveva cominciare alle 17 il Consiglio dei ministri, ma il fischio d’inizio c’è stato soltanto due ore dopo, perché il M5S era intenzionato ad astenersi sul testo della riforma del processo penale, però il premier Mario Draghi è intervenuto, ha voluto a tutti i costi il sostegno di tutti partiti della maggioranza, e ha trovato la quadra sul nodo della prescrizione, nonostante le perplessità di Fi.


Il compromesso

Allora, il provvedimento del ministro della Giustizia Marta Cartabia salva solamente in parte l'impostazione del precedente Guardasigilli, il grillino Alfonso Bonafede: ovvero, dopo la sentenza di primo grado, stop alla prescrizione, ma se non si completa l’appello entro 2 anni, 1 anno per la Cassazione, il procedimento muore. Tuttavia, l’ulteriore mediazione di Draghi comporta tempi più lunghi per i reati contro la Pubblica Amministrazione, come corruzione e concussione (esattamente, 3 anni per l’appello, 18 mesi per la Cassazione). E così al termine del cdm c’è stato il via libera compatto dell’ampia coalizione governativa.


La riforma costituzionale

Intanto sì definitivo alla riforma dell'articolo 58 della Costituzione: anche i diciottenni potranno votare per eleggere i senatori. Palazzo Madama, con 178 voti favorevoli, 15 contrari e 30 astenuti, ha approvato oggi in via definitiva la riscrittura della norma costituzionale, che riservava questa facoltà a chi aveva compiuto 25 anni di età. Dalle prossime elezioni, dunque, circa 4 milioni di giovani elettori potranno votare anche per il Senato. Ma per la promulgazione dovranno passare tre mesi, durante i quali potrà essere richiesto il referendum confermativo: il 9 giugno scorso, infatti, la Camera ha approvato il ddl senza raggiungere il quorum dei due terzi. La modifica, dice il ministro per i rapporti con il Parlamento, Federico D'Inca', "allinea l'Italia agli altri Paesi europei. Il voto di oggi - sottolinea - testimonia anche che il metodo delle riforme puntuali, che ha già portato alla riduzione del numero dei parlamentari lo scorso settembre, non solo è efficace ma è anche utile ad approvare le riforme necessarie con larga maggioranza".


I distinguo di Fi

La riforma è stata votata da tutti i partiti, a eccezione di Forza Italia che si è astenuta. "Abbiamo grande rispetto per i giovani ma anche per la serietà", ha spiegato in Aula Lucio Malan, evidenziando che dopo la riduzione dei parlamentari, "avremo un senatore ogni 233 mila elettori e ora con il voto ai diciottenni uno ogni 260mila. I giovani avranno così molto meno potere nella scelta dei loro rappresentanti". Lega e FdI hanno votato a favore. Fratelli d'Italia, con Achille Totaro, ha ribadito in particolare la necessità di arrivare all'elezione diretta del Capo dello Stato e di consentire ai più giovani di poter essere eletti anche per il Senato. Anche per Italia viva la riforma varata questa mattina è "parziale". "Avremmo preferito, come tra l'altro propose Renzi nel 2016, modificare l'elettorato passivo equiparandolo a quello della Camera e consentire l'elezione ai venticinquenni permettendo una partecipazione diretta per condizionare il Parlamento dal punto di vista generazionale", afferma Daniela Sbrollini. Nel Partito democratico, Stefano Ceccanti ricorda che grazie a questa modifica "diventa praticamente impossibile che le Camere nascano con maggioranze diverse", mentre Simona Malpezzi, capogruppo a Palazzo Madama, sottolinea che con il sì "diciamo ai ragazzi tra i 18 e i 25 anni che la politica ha bisogno di loro e della loro capacità di scegliere". Soddisfatto anche Dario Parrini, presidente della commissione Affari costituzionali del Senato: "Da oggi 4 milioni di giovani non sono più cittadini di serie B: escono da una condizione di minorità civile e acquisiscono diritti politici pieni", dice il parlamentare dem. Il Movimento 5 stelle definisce il voto odierno una "importantissima conquista democratica" che elimina "un anacronistico limite al diritto di elettorato attivo per l'elezione del Senato, tra i più alti presenti nelle democrazie europee. E' soprattutto sui giovani - afferma Vincenzo Santangelo senatore e componente del direttivo M5s - che avranno effetti le decisioni politiche che oggi il Parlamento è chiamato a prendere, pertanto è loro diritto determinarne l'indirizzo politico ed essere pienamente rappresentati in entrambi i rami dello stesso".



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