I costi della pausa pranzo aumentano a dismisura, il 39% dei lavoratori risparmia con la “schiscetta”

I costi della pausa pranzo aumentano a dismisura, il 39% dei lavoratori risparmia con la “schiscetta”

I costi della pausa pranzo aumentano a dismisura, il 39% dei lavoratori risparmia con la “schiscetta”   Photo Credit: agenziafotogramma.it


28 ottobre 2023, ore 10:22 , agg. alle 13:23

Il cibo durante il break lavorativo è diventato sempre più costoso, in media una persona spende circa 300 euro al mese per le pause pranzo

L’osservatorio nazionale Federconsumatori ha stimato che in media un lavoratore spende 298 euro al mese per la pausa pranzo. Dato l’aumento dei costi, molte più persone optano per il pranzo al sacco, detto anche “schiscetta”. Federconsumatori stima che la percentuale di persone che risparmiano portandosi il pranzo da casa si attesti intorno al 39%.

L’aumento dei costi

Con la fine dello smartworking i prezzi della pausa pranzo sono aumentati dell'8% rispetto al 2019. Se invece si fa una comparazione rispetto al 2001, l’aumento stimato è del 169%, in quanto il prezzo medio di un pranzo lavorativo era di 5,50 euro. Ora, invece, Federconsumatori ha stimato si aggiri intorno ai 15 euro per un piatto di pasta, un dolce, l'acqua e il caffè. Se questa cifra viene moltiplicata per venti giorni lavorativi, la stima totale del prezzo è di quasi 300 euro al mese. Il prodotto che più ha subito gli aumenti è il caffè: rispetto al periodo pre-pandemia è aumentato delll’9%. La pausa pranzo in una tavola calda non è più un un break lavorativo che tutti possono permettersi, per questo si sta adottando sempre di più la scelta di portarsi il pranzo da casa.

La soluzione

Secondo Federconsumatori se si porta il cibo da casa si può risparmiare addirittura il 74%. Se si portano da casa acqua, un piatto di pasta, un caffè e un dolce si spendono all’incirca 3,90 euro rispetto ai 15 del ristorante. Dato l’aumento di persone che decidono di optare per questa scelta, i supermercati si sono adattati di conseguenza, aumentando la disponibilità di confezioni monoporzione e piatti già pronti ideali da portare al lavoro. Allo stesso modo i prodotti alimentari sono aumentati di prezzo: rispetto al 2019 il cibo take-away, come le insalate assortite, verdure cotte e in generale la gastronomia, ha subito un innalzamento dei prezzi del 10%.


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