I Lego diventano biologici per salvare l'ecosistema

I Lego diventano biologici per salvare l'ecosistema

I Lego diventano biologici per salvare l'ecosistema


06 dicembre 2018, ore 13:00

Vengono assemblati da organismi diversi, come le lucciole e i funghi, così da poter salvare le piante dagli effetti dei cambiamenti climatici

I mattoncini sono stati prelevati da organismi diversi, come le lucciole e i funghi e sono stati assemblati per costruire un sensore per l'ossigeno, capace di proteggere le piante dagli effetti dei cambiamenti climatici. Pubblicata sulla rivista Plant Physiology, la ricerca e' nata dalla collaborazione tra Scuola Superiore Sant'Anna, Università di Pisa e Scuola Normale Superiore. Il sensore è nato dalla biologia sintetica, la disciplina che riproduce al computer e in laboratorio il materiale genetico di organismi che esistono in natura, assemblandoli in modo da ottenere organismi capaci di svolgere funzioni diverse. Nella ricerca condotta in Italia è stato ottenuto un sensore che percepisce le variazioni nei livelli di ossigeno nelle cellule e nei tessuti vegetali. Potrà quindi essere utilizzato per proteggere le piante travolte dalle piogge molto abbondanti, sempre più frequenti. “Si tratta di una combinazione di elementi originari del mondo animale, vegetale e fungino assemblati in maniera opportuna per segnalare la presenza di ossigeno attraverso la produzione di bioluminescenza, fenomeno caratteristico delle lucciole o degli organismi marini”, ha detto Sergio Iacopino, della Scuola Superiore Sant'Anna e primo autore dell'articolo. Dopo i primi test positivi in laboratorio, diventa possibile "guidare specifici processi di crescita e di sviluppo delle piante in risposta agli stress per variazioni in gradienti di ossigeno", ha osservato la chimica Benedetta Mennucci, dell'Università di Pisa. Si comincia quindi a pensare alle possibili applicazioni, ha detto la biologa Beatrice Giuntoli, sempre dell'Università di Pisa. Per esempio il sensore può essere utilizzato per sperimentare strategie di resistenza delle piante sommerse alla mancanza di ossigeno. Per il fisico Francesco Cardarelli, della Scuola Normale Superiore, il sensore e' il frutto di una grande collaborazione interdisciplinare.