Italiani meno negativi rispetto al primo lockdown, secondo i dati Istat il clima familiare è tornato positivo

Italiani meno negativi rispetto al primo lockdown, secondo i dati Istat il clima familiare è tornato positivo

Italiani meno negativi rispetto al primo lockdown, secondo i dati Istat il clima familiare è tornato positivo


26 aprile 2021, ore 18:00

Lo indica il Report sui comportamenti e opinioni dei cittadini durante la seconda ondata pandemica

L'emergenza sanitaria ha cambiato profondamente le relazioni sociali e le modalità messe in atto per tenerle vive. Lo dice un report dell' Istat.  Più della metà della popolazione (56,8%) ha ridotto gli incontri con i familiari non conviventi, il 36,6% ha incrementato la frequenza dei contatti telefonici mentre per il 28,1% nulla è cambiato. Residuali le quote di quanti hanno incrementato gli incontri (1,9%) e ridotto i contatti telefonici (4,7%).

Le relazioni con i familiari

Riguardo le relazioni con i familiari conviventi, più di tre cittadini su quattro (76,2%) hanno scelto parole di significato positivo, l'8,4% termini di accezione negativa, il 14,9% termini non classificabili come positivi o negativi. Questa distribuzione ricalca quella emersa in fase di primo lockdown, a conferma di una diffusa tenuta delle relazioni familiari. Non si segnalano significative differenze in base a genere e classe di età. Lo indica l'Istat nel Report sui comportamenti e opinioni dei cittadini durante la seconda ondata pandemica 12 dicembre 2020 - 15 gennaio 2021. ''Sereno'' (27,6%), ''buono'' (18,8%), ''tranquillo'' (12,2%) sono i lemmi usati più frequentemente nell'ambito delle parole positive. Tra le negative spiccano i termini ''teso'' (13,7%), ''preoccupato'' (11,1%), ''agitato'' (5,6%). Tra quelle non classificabili domina la parola ''normale'' (68,4%), seguita da lemmi di significato affine (''solito'' 9,2%, ''uguale'', 5,3%)

Il primo lockdown

In questo caso, i dati restituiscono una fotografia quasi perfettamente sovrapponibile a quella scattata in pieno primo lockdown. La convivenza, spesso forzata a causa delle limitazioni negli spostamenti, nella gran parte dei casi non ha prodotto effetti sul clima familiare che è rimasto inalterato anche in questo difficile periodo (86,3%). Per un cittadino su 10 è persino migliorato, anche se la quota è leggermente più bassa di quella rilevata ad aprile 2020 (15,6%). Le relazioni tra conviventi sono invece peggiorate per il 3,2% della popolazione (2,6% ad aprile 2020). Si tratta di un milione di persone per le quali la pandemia ha messo a dura prova la convivenza all'interno delle mura domestiche. Anche in questo caso non si rilevano differenze significative tra i vari segmenti della popolazione. Le parole che i cittadini hanno scelto di utilizzare per descrivere le giornate (per la precisione quella precedente l'intervista) durante la seconda ondata epidemica confermano le difficoltà affrontate nel periodo.

La situazione è meglio rispetto al primo lockdown

Solo il 34,1% ha utilizzato parole di accezione positiva, il 44,7% si è espresso negativamente e il 21,2% in termini né negativi né positivi. La situazione è tuttavia migliorata nettamente rispetto al lockdown di aprile 2020, quando il 56,9% si era espresso con giudizi negativi e soltanto il 20,6% positivamente. Le parole con segno più utilizzate con maggior frequenza per descrivere la giornata -si legge sempre nel report dell' Istat - sono: ''tranquilla'' (pari al 38,2% delle parole positive, 23,0% ad aprile 2020) e ''serena'' (pari al 15,2% delle parole positive, 6,7% ad aprile 2020). Tra le parole di segno opposto più usate compaiono: ''noiosa'' (17,2%, 21,5% ad aprile 2020), ''monotona'' (8,9%) e lunga (7,2%). L'abitudine a convivere con la situazione determinata dall'emergenza sanitaria e la minore rigidità delle regole di comportamento anti contagio hanno molto probabilmente contribuito alla riduzione del sentiment della noia che in fase di primo lockdown è stata particolarmente sentita e diffusa. ''Normale'' (43,6%), ''lavorativa'' (12,4%), ''uguale'' (7,8%) sono gli aggettivi usati più frequentemente, non riconducibili univocamente a significati positivi o negativi. Sono termini che rimandano perlopiù a una normalità recuperata rispetto ad aprile 2020, quando per esempio la parola ''normale'' rappresentava il 37,8% di quelle né positive né negative e la parola ''lavorativa'' solo il 3,6%, anche in conseguenza della sospensione di molte attività produttive.


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