L'Italia al balcone per il coronavirus, così conosciamo i nostri vicini

L'Italia al balcone per il coronavirus, così conosciamo i nostri vicini

L'Italia al balcone per il coronavirus, così conosciamo i nostri vicini


15 marzo 2020, ore 13:00 , agg. alle 16:37

L'unico momento di aggregazione fra dirimpettai, fino a ieri, era quello delle (burrascose) assemblee condominiali. Oggi ci riscopriamo uniti su quelle terrazze che tanto ricordano i Mondiali

L’Italia al balcone ricorda tanto i Mondiali: i caroselli, il tricolore, l’inno d’Italia e il sentirsi uniti a tutti i costi. In ballo, nei flash mob di questi giorni, c’è però un altro obiettivo: dire grazie. L’applauso finale, che riporta tutti nelle proprie case, è per medici e infermieri che combattono in prima linea, fino allo stremo, contro l'epidemia. Lo ha spiegato con una metafora il premier Conte: "E' un ideale abbraccio collettivo – ha detto – che rincuora tutti, in particolare le persone che si avvertono più fragili e vulnerabili e vivono con particolare angoscia questi giorni di emergenza".

Andiamo sempre di fretta, ora scopriamo chi abita vicino a noi

Allo scoccare del mezzogiorno, da Roma a Torino, da Firenze ai piccoli borghi da Nord a Sud, ieri è risuonato l’applauso a tutti gli operatori che lavorano nei giorni più difficili. Poi ognuno ha continuato a modo suo, è tornato alla vita di sempre, a questi giorni di emergenza che ricorderemo. Anni indietro esisteva il cortile, ce ne sono ancora, ma molti si sono trasformati in parcheggi. Nell'ordinario, chi si incontra va di fretta, a malapena saluta il vicino di pianerottolo.  Ci sono solo le assemblee condominiali, unico – burrascoso – momento di aggregazione. Abbiamo messo da parte le tensioni, la fretta, i battibecchi. Ci abbiamo guadagnato: ora sappiamo che faccia hanno le urla dei bimbi del quarto piano.

Sul balcone nonni e nipoti, e l'obiettivo è lo stesso

Ritrovarsi sui balconi, con la stessa bandiera ed entusiasmo sul volto, fa bene un po’ a tutti. Da quei balconi per la verità decine di anziani non si sono mai mossi: li vediamo tutti i giorni scrutare i passanti da quella che è a pieno titolo la loro finestra sul mondo. Ciò che è bello, in queste ore, è vedere che accanto a loro arrivano figli e nipoti. Persino i giovani - quelli che per la società non avrebbero mai rinunciato all'aperitivo - quando parte Azzurro di Celentano escono fuori. Il disco è del Sessantotto, fuori tempo per chi ha vent'anni. Ma la sensazione è la stessa dei nonni: credere che alla fine, come ai Mondiali, ci sarà un triplice fischio che farà esultare.


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