Oggi si celebra la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Oggi si celebra la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Oggi si celebra la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne


25 novembre 2021, ore 12:00

In Italia i femminicidi sono in aumento, e nella maggioranza dei casi l'assassino è un marito, un fidanzato o un ex che non si arrende. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "La violenza contro le donne è un fallimento di tutti"

MENTALITA' DA ESTIRPARE

In un mondo che funziona, la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne non dovrebbe esistere. Perchè non dovrebbero esistere le discriminazioni, le violenze, i femminicidi. E comunque, prendendo atto del fatto che purtroppo queste cose esistono ancora, andrebbero combattute sempre e non una volta all’anno. Comunque questa è l’occasione per lanciare l’ennesimo allarme, perché il fenomeno non è in regresso, anzi. Nel 2021 i femminicidi in Italia sono aumentati dell’8%, si registra una vittima ogni tre giorni. Quest’anno sono 109 le donne uccise, in 93 casi ( quindi nella netta maggioranza) l’assassino era nell’ambito familiare o (presuntamente) affettivo. Ci sono ancora mariti e fidanzati aguzzini, o ex che non si arrendono all’idea che la storia sia finita: il problema è essenzialmente culturale, c’è ancora qualche troglodita che considera la donna di suo possesso.

E’ UN FALLIMENTO DI TUTTI

Sul tema è intervenuto il presidente della repubblica Sergio Mattarella, e lo ha fatto con la consueta chiarezza: “La violenza contro le donne è un fallimento della nostra società nel suo insieme, che non è riuscita, nel percorso di liberazione compiuto dalle donne in quest'ultimo secolo, ad accettare una concezione pienamente paritaria dei rapporti di coppia; la violenza prende origine da una visione distorta dei rapporti tra uomo e donna, che vede la seconda come oggetto e in ogni caso come soggetto non degno di un pieno rispetto. E' nell'idea di inferiorità che pervade, ancora troppo spesso, l'approccio alla questione femminile, in cui si trovano le radici di ogni forma di violenza. Per uscire da questa spirale è necessario educare: educare al rispetto, educare alla parità, educare all'idea che mai la forza può costituire uno strumento di dialogo. Già nelle famiglie si deve diffondere questa educazione e poi nelle scuole, fin dalla prima infanzia”.

DENUNCIARE E FERMARE I VIOLENTI

Il ministro per le pari opportunità Elena Bonetti ha sollecitato norme a difesa delle vittime che trovano il coraggio di denunciare: “Ci vuole una strategia, coinvolgendo tutti i soggetti, dalle scuole ai media, agli operatori sanitari, alla magistratura, e puntando sulla formazione. Con le ministre Cartabia, Lamorgese, Gelmini e Carfagna stiamo inoltre lavorando a un provvedimento per portare in Cdm un pacchetto di misure a protezione delle donne che denunciano. Il braccialetto elettronico per l'uomo maltrattante è una di queste”. Il ministro per gli affari regionali Maria Stella Gelmini – intervistata durante la trasmissione Non Stop News su RTL 102.5- ha aggiunto: “Solo il 15%-16% delle donne trova il coraggio e le condizioni per poter denunciare le violenze. Spesso le violenze vengono subite e rimangono nascoste, dobbiamo far emergere questa triste realtà e la dobbiamo contrastare. Per fare questo occorrono risorse ai centri antiviolenza, occorrono risorse per il reddito di libertà che il Parlamento ha già previsto, ma è una misura che non è sufficientemente finanziata. Io non voglio più che capitino casi come quelli di Vanessa Zappalà, una giovane donna che aveva trovato il coraggio di denunciare e che immediatamente dopo è stata ammazzata dal suo carnefice. Per evitarlo, nei casi più estremi bisogna pensare ad una tutela, non le dobbiamo lasciare sole”. Secondo Mara Carfagna, ministro per il sud, “la politica può fare moltissimo, ma deve cominciare a valutare i fatti di violenza in tutta la loro gravità e ampiezza. Va estirpata la tendenza a comportarsi come se si trattasse di eventi contro i quali c’è poco da fare, come un’alluvione o un disastro naturale. I violenti vanno fermati e vanno fermati subito, al primo pugno o alla prima minaccia”.


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