Rapporto Istat 2020: nuovo minimo storico di nascite e numero massimo di decessi dal dopoguerra

Rapporto Istat 2020: nuovo minimo storico di nascite e numero massimo di decessi dal dopoguerra

Rapporto Istat 2020: nuovo minimo storico di nascite e numero massimo di decessi dal dopoguerra


09 luglio 2021, ore 15:12 , agg. alle 16:44

Confermato il declino della popolazione in atto dal 2014, in difficoltà i giovani

Il rapporto annuale dell’Istat fotografa l’Italia. Tra crollo dei consumi e minimo storico nelle nascite, diventa più difficile diventare adulti nel nostro Paese e si registra un forte calo nei matrimoni. Nel 2020 la crisi ha amplificato il malessere, forte è la crescita della povertà assoluta, soprattutto al sud. Con la riduzione del reddito disponibile, le famiglie si rifugiano nel risparmio. Intanto saltano anche analisi e visite mediche a causa della pandemia. Per quanto riguarda l’economia favorevoli le prospettive, grazie alla ripresa della fiducia di consumatori e imprese. da notare, però, che dopo 5 mesi di crescita congiunturale, l'indice della produzione industriale a maggio 2021 diminuisce dell'1,5% su aprile, ma in termini tendenziali si evidenza un +21,1% su maggio 2020.


Dati choc su morti e nascite 

Nel 2020 si registra il nuovo minimo storico di nascite dall'Unità d'Italia e il numero massimo di decessi dal secondo dopoguerra. E’ questo il dato che balza più agli occhi, leggendo il rapporto annuale dell’Ista sulla situazione del Paese. I nati da sono stati 404.104 in diminuzione del 3,8% rispetto al 2019. A marzo del 2021 si osserva una prima inversione di tendenza con un +3,7% rispetto allo stesso mese del 2020. Nel 2020 il totale dei decessi è stato di 746.146. Rispetto alla media 2015-2019 si registra un incremento del 15,6%. Confermato il declino della popolazione in atto dal 2014. Si è, infatti, accentuato il calo delle nascite, a cui si aggiungono lo straordinario eccesso di mortalità e l'inversione di segno delle migrazioni. In sei anni la perdita è stata di 705 mila residenti, nel solo 2020 ne sono venuti a mancare ben 384 mila. Così Gian Carlo Blangiardo, presidente dell'Istat illustrando il Rapporto annuale dell'Istat alla Camera.



Giovani in difficoltà tra scuola e lavoro 

Nel 2020 sono 2 milioni e 100mila i giovani di 15-29 anni non più inseriti in un percorso scolastico o formativo e neppure impegnati in un'attività lavorativa, pari al 23,3% dei giovani di questa fascia di età in Italia. L'incidenza è maggiore tra gli stranieri (35,2% contro 22,0% degli italiani), nel Mezzogiorno (32,6% contro 16,8% nel Nord. Particolarmente difficile, in termini di prospettive, è la situazione dei giovani che abbandonano gli studi precocemente e non hanno un lavoro. La discontinuità della didattica in presenza, che ha caratterizzato i due anni scolastici di pandemia, ha aggravato le criticità. L'Italia è in ritardo sull'istruzione rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, soprattutto per la formazione universitaria: il 20,1% tra i 25-64enni ha un titolo, contro il 32,5% degli altri Paesi Ue.



E che dire dello smog? Pessima aria in città

Città italiane alle prese con lo smog. Nel 2019 nell'85,6% di 90 Comuni capoluogo, che hanno monitorato le polveri sottili, è stato superato il valore di riferimento raccomandato dall'Oms per la salute, con differenze territoriali: 97,8% al Nord, 88,9% al Centro e 63% nel Mezzogiorno. Fanno eccezione i 14 capoluoghi metropolitani, tutti sopra il limite di riferimento per il PM2,5.



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