Si parla di scuola, ma non si pensa mai all'istruzione, alla qualità degli insegnanti, alla bontà dei programmi

Si parla di scuola, ma non si pensa mai all'istruzione, alla qualità degli insegnanti, alla bontà dei programmi

Si parla di scuola, ma non si pensa mai all'istruzione, alla qualità degli insegnanti, alla bontà dei programmi


22 maggio 2020, ore 16:54

Una riflessione sulla scuola in tempo di coronavirus e sui suoi veri obiettivi, i più importanti

Pensiamo a dove collocare i figli, molto meno all'istruzione

Si parla di scuola, ma non si pensa mai all’istruzione. Le madri e i padri sono preoccupati, e a ragione, per carità, per la collocazione dei figli. Domando: vi siete mai preoccupati dell’istruzione, della qualità degli insegnanti, della bontà dei programmi, dei veri obiettivi che una Scuola (con la maiuscola) deve avere verso le nuove generazioni? Avete mai sentito un ministro, una ministra, un politico o, come direbbe il professor Locatelli (lui, non Crozza), un “decisore”, discettare di istruzione e non di quante migliaia di precari piazzare nelle aule vecchie, malandate e stracolme dei nostri istituti? Vi siete mai chiesti perché i nostri figli sbadigliano, sfogliano i libri che hanno raggiunto dimensioni da indigeribili massi e non abbiano mai voglia di chiedersi come e perché? Nella Critica della Ragion pura Immanuel Kant stabilì i limiti della scienza e attribuì all’individuo un ruolo fondamentale nel processo conoscitivo. Sanifichiamo le scuole, un po’ di pulizia non fa mai male. E se incominciassimo a sanificare le menti di certi professori, chiedendo loro di dare istruzione e non solo istruzioni per l’uso, utili solo per tirare avanti nella mediocrità e mai aiutare il giovane a esercitare il proprio spirito critico?

La follia di ridurre la mente al cervello

Un bambino o una bambina dotati di una forte immaginazione sono spesso catalogati come individui affetti da svariate sindromi, oggi catalogate rigorosamente nei manuali psichiatrici statunitensi. Perché l’immaginazione è pericolosa. La follia odierna di ridurre la mente al cervello “sembra inestirpabile dalla scena occidentale”, come scrisse lo psichiatra James Hillman ne Il codice dell’anima. Edith Cobb ha scritto un bellissimo saggio sull’ecologia dell’immaginazione durante l’infanzia e mostra come la base poetica della mente abbia bisogno del nutrimento fornito dai fenomeni naturali. I ragazzi devono poter incontrare le meraviglie del mondo naturale. Ma per noi genitori la scuola non è il luogo dell’immaginazione, ma solo un sanificato spazio un metro per un metro in cui parcheggiare le creature. Non abbiamo paura dell’ignoranza, della noia, sia quella degli studenti che quella dei professori. Perché se incominciassimo a riflettere su questo avremmo, forse, paura di noi stessi. Consumatori privi di immaginazione, anche se con mascherine griffate.

Una mentalità vecchia

La scuola italiana è vecchia, ma non solo per i muri scrostati, i cessi rovinati (colpa anche dei ragazzi), per i banchi e le sedie uguali dai sei a 18 anni, maturità compresa, per un personale docente tra i più anziani d’Europa. E’ vecchia, vintage, nella mentalità. Ma attenzione: la modernizzazione non è nelle lime o nei computer (più del 30 per cento delle famiglie è privo di pc e di linea wifi). I computer vanno bene, anche il libro on line se del caso. Ma bisogna dare ai ragazzi fantasia, immaginazione, curiosità, spirito critico. Einstein si annoiava e Jung si lamentò dei suoi professori, per non dire di Woody Allen che fu cacciato da scuola. Stiamo parlando di genialità, di eccezioni. Ma senza l’immaginazione e la fantasia, libera e non imbrigliata in schemi vecchi, avremo solo una generazione che farà della mediocrità l’unico proprio infelice sogno.

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