Covid, il green pass fa litigare Brunetta e Salvini, e Confindustria insiste sull’obbligo del vaccino

Covid, il green pass fa litigare Brunetta e Salvini, e Confindustria insiste sull’obbligo del vaccino

Covid, il green pass fa litigare Brunetta e Salvini, e Confindustria insiste sull’obbligo del vaccino


Il ministro di Fi spinge affinché il certificato verde venga esteso al settore privato, oltre che al pubblico su cui il governo deciderà a breve. Ma l'alleato leghista torna ad attaccare l'obbligo vaccinale, per il quale invece tifano gli industriali

Il cosiddetto centrodestra di governo si divide di nuovo sul Green Pass. Il ministro Renato Brunetta, Forza Italia, spinge affinché il certificato verde venga esteso al settore privato, oltre che al pubblico sul quale il governo deciderà già nei prossimi giorni. Ma mentre il titolare della Pubblica Amministrazione descrive come "geniale" l'idea di introdurre il pass, l'alleato Matteo Salvini torna ad attaccare l'obbligo e la campagna vaccinale. Lo fa attraverso una serie di dichiarazioni che strizzano l'occhio alle posizioni della galassia No Vax: "Le varianti nascono come reazione al vaccino. Se io provo ad ammazzare il virus lui prova a reagire variando, mutando", ha detto il leader della Lega intervistato su La7. Una dichiarazione, quella di Salvini, che ha scatenato l'indignazione del mondo scientifico.


Il duello

Il certificato vaccinale dovrà valere sia per il mondo del lavoro pubblico sia per quello privato. Ne è convinto il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, parlando di misura "geniale" perché aumenta il costo sia psichico che monetario "per gli opportunisti contrari al vaccino" costringendoli a fare il tampone e diminuisce la circolazione del virus e quindi la nascita di nuove varianti. Brunetta ha già pronto il decreto che prevede la fine dello smart working e la carta verde per tutti gli statali. "Il Green Pass ha l'obiettivo di schiacciare gli opportunisti ai minimi livelli di non influenza sulla velocità di circolazione del virus. Ci stiamo arrivando, mancano dieci punti. Se passa il lavoro pubblico, il lavoro privato e fruitori dei servizi pubblici e privati ci arriviamo. Non abbiamo tempo, arriva l'autunno e l'inverno, dobbiamo arrivare ai livelli di saturazione entro la metà di ottobre", ha detto Brunetta durante un evento online. Una linea, quella del ministro della Pa, di natura completamente opposta rispetto a quella su cui Salvini è tornato a spingere nelle ultime ore. "Non è sostenibile imporre il Green Pass a tutti i lavoratori", ha detto intervistato su La7. E ancora: "Se lo Stato vuole imporre l'obbligo lo faccia, ma io non sono d'accordo". Il segretario del Carroccio insiste sui tamponi a pagamento fino a considerarli "il metodo più sicuro, più del Green Pass". Il leader del Carroccio, riferendosi alla possibilità di contrarre il virus, ha detto: "Posso prenderlo e posso trasmetterlo. Il tampone - è la tesi - mi dice come sono in questo momento: è lo strumento indiscutibile". Il leader Carroccio si è anche lanciato sulla tesi secondo cui il vaccino sarebbe la principale causa della formazione delle varianti: "Nascono come reazione al vaccino. Se io provo ad ammazzare il virus lui prova a reagire variando, mutando".



I virologi

Dura però la reazione del mondo scientifico. "L'affermazione che le varianti nascono come reazione al vaccino è una delle cose più inesatte che ho sentito da quando si parla di pandemia", dice Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova, commentando le affermazioni del leader leghista. "Il meccanismo di replicazione del virus non è intelligente, ma è un fatto casuale che rovescia un'inefficienza a vantaggio e applica quello che è il principio darwiniano del caos e della necessità dell'evoluzione. Se l'ambiente è favorevole, vedi il caso della variante Delta in India, la mutazione prende piede", spiega invece Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano. "Il senatore Salvini deve parlare delle cose che sa e non di cose orecchiate in giro, lasci stare i vaccini che salvano le vite e oggi sono l'unico strumento che evita l'ospedale e il cimitero", attacca Massimo Galli, docente di Malattie infettive all'Università Statale. Sulla possibilità di effettuare tamponi come alternativa al vaccino, interviene Roberto Burioni: "Le malattie virali si sconfiggono con il vaccino, non con i tamponi", taglia corto il virologo.



La scuola

Intanto dopo il varo dell’estensione del green pass Antonello Giannelli, Presidente dell'associazione presidi, protesta in questo modo: "Capisco l'esigenza di estendere il Green pass ai genitori che accompagnano i figli a scuola ma questo creerà un enorme problema alle scuole. Per i controlli si creeranno code fuori e dentro le scuole con il rischio di creare assembramenti. E non si può fare "un paragone con ristoranti o stazioni perché lì non entrano tutti allo stesso minuto come avviene a scuola". Immediata la replica del ministro dell'Istruzione Bianchi: "L'assembramento non c’è, i genitori hanno sempre portato i figli alle porte della scuola. E gli studenti non devono presentare il Green pass".



Gli industriali

E nel dibattito sul green pass si inseriscono pure gli industriali. "Confindustria è per l'obbligo vaccinale, perché attraverso l'obbligo vaccinale mettiamo insicurezza la salute degli italiani. Purtroppo la politica non riesce a trovare una sintesi - credo anche sia dovuto al fatto che si avvicinano le elezioni amministrative - noi pero dobbiamo mettere in sicurezza i luoghi di lavoro". Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, al Lido di Venezia. "Per la salute dei lavoratori e per avere un'economia sana - ha proseguito - che possa garantire tutta una serie di risorse importanti per il Paese, l'unico strumento che noi abbiamo oggi è il Green pass. Quindi abbiamo chiesto al governo l'obbligatorietà del Green pass nei luoghi di lavoro". Bonomi ha però sottolineato la "radicalizzazione all'interno dei luoghi di lavoro, sulla quale non abbiamo strumenti per intervenire. E questo dispiace, dispiace anche vedere una differenziazione all'interno delle maestranze: le mense, e tante cose che potranno accadere. Questo non va bene e non è giusto. Chiediamo alla politica di assumersi le sue responsabilità e non lasciare gli imprenditori da soli in prima fila senza avere la possibilità di avere strumenti per potere intervenire. Serve il coraggio del futuro", ha concluso.


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