Rating: l’Italia alla prova del giudizio delle agenzie, comincia S&P venerdì, seguiranno Fitch e Moody’s

Rating: l’Italia alla prova del giudizio delle agenzie, comincia S&P venerdì, seguiranno Fitch e Moody’s

Rating: l’Italia alla prova del giudizio delle agenzie, comincia S&P venerdì, seguiranno Fitch e Moody’s Photo Credit: Agenzia Fotogramma


Possibile che venga scelta la via della prudenza, in attesa che il quadro politico ed economico sia più chiaro. Del resto, lo scorso ottobre, dopo la presentazione della manovra finanziaria 2024, non erano stati suonati particolari campanelli d’allarme

In un contesto complesso a livello geopolitico, con l’intensificarsi delle tensioni in Medio Oriente, e dal punto di vista macroeconomico, con la crescita globale che resta sotto la media storica, come certificato dal Fondo monetario internazionale, i riflettori sono puntati sull’Italia, che attende il giudizio delle agenzie di Rating.

Standard & Poor’s

La prima sarà Standard & Poor’s, venerdì 19 aprile, poi seguiranno Fitch, il 3 maggio, e Moody’s, il 31 maggio. Per il nostro Paese la situazione generale non appare critica: secondo il Fmi l’economia italiana crescerà dello 0,7% nel 2024 e nel 2025 (una stima confermata per l’anno in corso, mentre quella per il 2025 è stata ridotta dall’1,1% precedente), mentre l’esecutivo la scorsa settimana ha messo in preventivo una crescita dell’1% quest’anno e dell’1,2% il prossimo. Per fare un paragone, in Francia è attesa a una crescita analoga nel 2024 (+0,7%) ma doppia nel 2025 (1,4%), mentre continua ad arrancare la Germania per cui il Fmi vede un modesto +0,2% (dopo il -0,3% del 2023) ma con una ripresa all’1,3% nel 2025.

Bce

Tutto questo mentre restano da capire le prospettive della politica monetaria, con la Bce che sembra orientata a tagliare i tassi a giugno e la Federal Reserve che, a sua volta, va verso un ammorbidimento, e mentre a livello politico l’attenzione è già rivolta alle importanti tornate elettorali che si avranno in Europa a giugno e negli Stati Uniti, con le presidenziali, a novembre. Sono fattori cruciali, che potranno avere un impatto sull’economia globale e dei vari Paesi, compresa l’Italia. Proprio per questo motivo è possibile che le agenzie di Rating, come detto chiamate a dare un giudizio sul nostro Paese, scelgano la via della prudenza, in attesa che il quadro politico ed economico sia più chiaro. Del resto, S&P lo scorso ottobre, dopo la presentazione della manovra 2024, non aveva suonato particolari campanelli d’allarme, confermando il Rating “BBB” dell’Italia con outlook stabile, pur evidenziando che il consolidamento di bilancio potrà essere più lento del previsto.

Il 2024

Inoltre, a gennaio S&P aveva parlato del 2024 come di “un anno di transizione” per l’Italia, con la ripresa del reddito reale in ritardo rispetto al resto dell’Eurozona, ma in recupero, e un mercato del lavoro strutturalmente migliorato, anche se il divario di produttività si sta riducendo di poco. Discorso simile si può fare anche per Fitch, che a novembre aveva lasciato immutato il Rating a “BBB” con outlook stabile, sottolineando che l'economia italiana è sufficientemente “ampia, diversificata e ad alto valore aggiunto”, ma il debito resta alto, pur se orientato verso una stabilizzazione. Inoltre, l’agenzia di Rating non aveva sollevato dubbi sulla stabilità politica italiana, sottolineando che il governo Meloni stava dimostrando una tenuta migliore rispetto ai precedenti, pur dovendo fare i conti con “una notevole pressione politica per mantenere gli impegni elettorali”. Anche Moody’s, che in alcune occasioni si è mostrata più critica verso il nostro Paese, all’epoca dell’ultima valutazione, a novembre, era stata più ottimista delle altre agenzie, confermando il Rating “Baa3”, il più basso tra i giudizi di investment grade, ma alzando l’outlook da negativo a stabile, evitando un temuto taglio che avrebbe portato l’Italia al cosiddetto livello “junk”, ovvero “spazzatura”. Moody’s aveva deciso di abbassare l’outlook da stabile a negativo poco dopo la caduta del governo Draghi, avvenuta nel luglio del 2022, salvo poi appunto alzarlo nuovamente lo scorso novembre.

 


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