Crisi, il premier Conte alla fine si dimette e punta al terzo mandato, ma la strada appare in salita

Crisi, il premier Conte alla fine si dimette e punta al terzo mandato, ma la strada appare in salita

Crisi, il premier Conte alla fine si dimette e punta al terzo mandato, ma la strada appare in salita


Puzzle complicato da comporre per il Presidente Mattarella, le consultazioni saranno in streaming

Come ampiamente annunciato, Giuseppe Conte, dopo il Consiglio dei ministri in cui ha comunicato l'intenzione di dimettersi, ringraziando tutti i ministri per il lavoro sin qui fatto, è salito al Colle per rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica. Sergio Mattarella "si è riservato di decidere e ha invitato il governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti". Le consultazioni avranno inizio domani pomeriggio. Conte si è quindi recato prima a palazzo Giustiniani dalla presidente Elisabetta Alberti Casellati e poi a Montecitorio, dove è rimasto a colloquio con il presidente Fico per oltre un'ora. E alla fine in serata in un post su facebook ha lanciato un appello 'per un governo di salvezza nazionale: "Il Paese ha bisogno di un governo con una prospettiva chiara e una maggioranza ampia. Un governo con prospettive di salvezza".


L’obbiettivo del Conte ter

Pd, M5s e Leu si schierano per il momento (tranne il Democratico Marcucci) al fianco del premier, ribadendo la necessità di allargare la maggioranza per garantire un governo stabile. E proprio per raggiungere l'obiettivo numeri, soprattutto al Senato, è frenetico il lavoro di chi si sta occupando del dossier 'responsabili'. Il nuovo gruppo, che entrerebbe ufficialmente nella maggioranza costituendo la quarta gamba a sostegno del Conte ter - almeno questa è l'intenzione manifestata dai giallorossi - dovrebbe costituirsi sotto il simbolo del Maie, che al suo attivo ha già 5 senatori, o anche 'prendere casa' con i centristi democratici di Bruno Tabacci altrettanto attivo a dar vita a un gruppo autonomo alla Camera - anche se sarebbero da superare alcuni problemi tecnici, legati al fatto che il simbolo di Cd era stato 'prestato' a Più Europa di Emma Bonino per potersi presentare alle scorse elezioni senza dover raccogliere le firme. Dunque toccherebbe alla Giunta per il regolamento dirimere la questione. Giunta che si riunirà domani per decidere sulla nascita della componente Centro democratico (Cd) all'interno del Misto.


I numeri ancora ballerini

Fatto sta che il pallottoliere, nonostante da fonti giallorosse trapeli un certo ottimismo, al momento sembra ancora non garantire non tanto il superamento dell'asticella della maggioranza assoluta, ovvero 161 sì, quanto numeri superiori e certi da rendere i 18 senatori di Italia viva non più determinanti. E qui torna in gioco Matteo Renzi, che continua per ora a mantenere un low profile e riunirà i parlamentari domani sera, ma il cui partito fa sapere di non avere alcuna pregiudiziale sul nome di Conte per dar vita a un nuovo governo purché, è la condizione, "sia solido e abbia un programma definito e all'altezza" delle sfide che attendono il Paese, a partire dal Recovery. Ivan Scalfarotto spiega: alle consultazioni "non faremo un nome in particolare, chiederemo un governo all'altezza". Ed Ettore Rosato garantisce: "Continuiamo senza veti e preclusioni ad essere disponibili al dialogo. Non poniamo veti né preclusioni, abbiamo però l'esigenza di estrema chiarezza e sono convinto anche gli altri partiti abbiano necessità di chiarezza". 


Il nodo Italia Viva

Che la maggioranza debba necessariamente essere allargata ne sono consapevoli sia il Pd che M5s e Leu. Il problema sorge proprio su Italia viva: i pentastellati, è la linea ufficiale, continuano a sbarrare la porta a un ritorno di Renzi. "Siamo e restiamo al fianco di Giuseppe Conte. Riteniamo che sia l'unica persona che in questa fase storica possa rappresentare la sintesi e il collante di questa maggioranza. Maggioranza che deve essere consolidata e rinforzata", dice Vito Crimi. Luigi Di Maio spiega che "il Movimento 5 stelle rimane il baricentro del Paese e insieme al presidente Giuseppe Conte offriremo il nostro contributo per la stabilità", assicurando che "questo è il nostro impegno, a questo fine stiamo lavorando". Per poi aggiungere: "È il momento della verità, in queste ore capiremo chi difende e ama la Nazione e chi invece pensa solo al proprio tornaconto". Il Pd, ripete più volte la vicepresidente Deborah Serracchiani in varie interviste tv, "unito ha dimostrato grande responsabilità", considera la crisi aperta da Renzi "incomprensibile" e ritiene che "Conte sia il punto di sintesi e di equilibrio. Ora bisogna lavorare ad un governo nuovo, con una maggioranza europeista, ampia e solida, per le sfide che abbiamo davanti". Alla domanda se per allargare la maggioranza si deve guardare anche a Renzi, la deputata Democratica sottolinea: "Le maggioranze si fanno in Parlamento e Italia viva ha i suoi gruppi sia alla Camera che al Senato e bisogna fare o conti anche con Iv". Insomma, "in questo momento abbiamo il dovere e il compito di parlare con tutti: se Renzi non mette veti su nessuno noi non mettiamo veti su nessuno", conclude Serracchiani. "Bisogna ripartire da Conte e verificare se sia possibile consolidare questa maggioranza", sostiene il capogruppo di Leu Federico Fornaro.


Il comunicato dell’opposizione

Intanto, in vista delle consultazioni, il centrodestra allargato ai 'piccoli' si è riunito per stabilire la linea. Il punto è che Lega e FdI chiedono il ritorno alle urne e si dicono contrari a qualsiasi altra ipotesi. Mentre Forza Italia, con Silvio Berlusconi in persona, ha indicato tra le due opzioni in campo anche un governo di unità nazionale. Alla fine è prevalsa l'unità e una nota congiunta ha fatto sapere che il centrodestra si recherà al Quirinale in delegazione unitaria. Per Salvini, Meloni e Berlusconi "l'Italia in tempi rapidi ha bisogno di un governo con una base parlamentare solida e non una maggioranza raccogliticcia". Inoltre, il centrodestra garantisce che sosterrà "in Parlamento tutti i provvedimenti a favore degli italiani". Infine, ci si rimette "alla saggezza" del capo dello Stato (non si fa invece alcun riferimento alla richiesta di elezioni anticipate o altre soluzioni per uscire dalla crisi). 





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