Giustizia, quadro in chiaroscuro, e il Guardasigilli Nordio vede il premier Meloni e punta sul dialogo

Giustizia, quadro in chiaroscuro, e il Guardasigilli Nordio vede il premier Meloni e punta sul dialogo

Giustizia, quadro in chiaroscuro, e il Guardasigilli Nordio vede il premier Meloni e punta sul dialogo


Il primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio: “Continua il processo di riduzione del contenzioso, sia nel settore civile che in quello penale. Ma restano due forti criticità: i femminicidi e gli infortuni sul lavoro. E servono nuovi magistrati”

Circa un’ora di incontro a Palazzo Chigi fra il premier Giorgia Meloni e il Guardasigilli Carlo Nordio, alla fine un comunicato per ribadire l’impegno comune, e prioritario per il governo, di "dare ai cittadini una giustizia giusta e veloce nel più breve tempo possibile". Tutto quando all’inaugurazione dell’anno giudiziario, proprio il Ministro ha provato a ricucire dopo le ultime polemiche che lo hanno coinvolto specie sulle intercettazioni. Nordio promette di fare la riforma ascoltando avvocati, giudici e professori, e spiega che per lui il binomio sicurezza-diritti è inscindibile. Promette anche impegno per contrastare il fenomeno dei suicidi in carcere.


Valditara

Intanto però si è scatenata una pioggia di critiche pure sul suo collega e Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: nel mirino le sue parole sugli stipendi differenziati, “perché chi vive e lavora in una Regione d'Italia in cui è più alto il costo della vita dovrebbe guadagnare di più". D’accordo i presidi, molto meno la Cgil, la Cisl e il M5S. Ma lui Valditara poi ha precisato che “ha solo parlato di una problematica che riguarda il costo della vita”.


Il quadro

Comunque è un quadro in chiaroscuro quello del sistema giustizia nel nostro Paese. Il primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio, lo scrive nelle prime righe del suo discorso che legge davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al ministro della giustizia, Carlo Nordio, ed il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, nel salone centrale della Suprema Corte: "Continua il processo di riduzione del contenzioso, tanto civile che penale. Il numero dei processi civili pendenti al 30 giugno 2022 è di 2.881.886 unità, con una decrescita del 7,2% rispetto al 2021. Quello dei processi penali è di 2.405.275 unità, in questo caso la decrescita è del 4,5%". Ma non va tutto bene, avverte in qualche modo Curzio che infatti sottolinea: "Il dato sui tempi di decisione ha sempre costituito il punto più debole del sistema italiano, il motivo per cui numerose volte siamo stati condannati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. È questa la ragione per cui il PNRR ha assunto la riduzione del disposition time come obiettivo primario fissando la meta, da raggiungere entro il 2026, di una riduzione del 40% per il civile e del 25% per il penale rispetto alla situazione del 2019. Nel 2022 sono stati fatti i primi passi su questa strada, impostando un cammino che ha già dato i suoi primi frutti". L'allerta è per quel che verrà. "L'applicazione delle nuove norme è come sempre la fase più critica e delicata. In questo caso poi, il ventaglio delle riforme è amplissimo ed il programma attuativo originariamente fissato dal legislatore è stato da ultimo modificato, posticipando alcune parti ed anticipandone altre, il che crea un motivo aggiuntivo di criticità perché disarticola la programmazione che i nostri uffici si erano dati. Una riforma è un cambiamento delle regole". Perché "qualsiasi cambiamento, qualunque sia il suo ambito, una famiglia, un'impresa, un'associazione, richiede un periodo di adattamento per la comprensione del nuovo, la sperimentazione, il rodaggio del diverso modo di operare, eventuali correzioni - continua Curzio - Tutto ciò è più complesso quando la dimensione è quella dello Stato, ed ancor più quando interessa, come nel nostro caso, praticamente tutti i settori del vasto mondo della giustizia, che ha una sua architettura, in cui lo spostamento di una tessera determina conseguenze sul tutto e in cui bisogna rispettare i pilastri costituiti dai principi della Costituzione e delle Carte europee. Il percorso è complicato ma è certo il massimo impegno della magistratura e, al suo interno, della Corte di cassazione". Ed "il problema delle risorse è cruciale. Non bisogna essere esperti di scienza delle organizzazioni per comprendere che senza risorse umane, strumentali e finanziarie adeguate non si possono ottenere buoni risultati. Per molti anni si è praticata una linea di intervento sulla giustizia affidato a riforme a costo zero".


Pinelli

Da parte sua il neo-vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, avverte anche un po' se stesso: "Sono, e siamo tutti, consapevoli della delicatezza della funzione che siamo chiamati a svolgere: garantire l'autonomia e l'indipendenza dell'ordine giudiziario, "pilastro - come ci ha ricordato il Presidente della Repubblica - della nostra democrazia". "Parleremo poco e lavoreremo tanto. Dovranno parlare i fatti. Credo ci sia bisogno, innanzitutto, di questo". Ed il Csm "sarà interlocutore attento e attivo delle altre istituzioni, statali e sovranazionali, così come deve continuare ad esercitare le proprie funzioni di amministrazione della giurisdizione attraverso una costante valorizzazione del confronto aperto e trasparente con i propri amministrati, intesi tanto come singoli quanto come uffici giudiziari", ha spiegato. Il discorso del procuratore generale, Luigi Salvato, va al cuore del dibattito anche politico che da settimane si rincorre su intercettazioni e reati per gli amministratori pubblici. "Compito della giustizia penale è giudicare fatti, non processare la storia, né influire sull'assetto politico, finalità mai perseguite, al di là di fisiologiche ricadute dell'esercizio dell'azione penale non imputabili alla magistratura, ovvero di errori insiti nella fisiologia del processo, emendabili al suo interno. La magistratura requirente è consapevole, in primo luogo, che nello Stato costituzionale e di diritto le regole dell'etica rilevano sul piano giuridico soltanto se tradotte in espressi precetti di legge". La riduzione degli omicidi non deve far abbassare la guardia sui delitti in famiglia che destano allarme sociale. Ed anche le morti bianche e le denunce di lavoro possono essere motivo di vendette. "La speranza, alimentata dall'ottimismo della ragione" è "che il Paese conservi la fiducia nella giustizia e che questa recuperi l'efficienza sulla quale i cittadini possono e devono fare affidamento, grazie all'impegno di tanti servitori dello Stato, i quali quotidianamente operano con discrezione, la cui attività non può essere appannata dai comportamenti devianti di alcuni, che vanno perseguiti e sanzionati". Salvato poi aggiunge: "L'incremento di fiducia e l'efficienza esigono tuttavia un'azione riformatrice attenta alla tutela di tutti gli interessi in gioco, chiara e ordinata, imprescindibile - sottolinea - per la razionalità dell'ordinamento, condizione dell'efficace funzionamento della giustizia". 


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