Governo, Draghi in Parlamento: sull’invasione dell’Ucraina l’Italia non si volta da altra parte

Governo, Draghi in Parlamento: sull’invasione dell’Ucraina l’Italia non si volta da altra parte

Governo, Draghi in Parlamento: sull’invasione dell’Ucraina l’Italia non si volta da altra parte


Il premier ha chiesto e ottenuto il sostegno delle Camere, dopo che sulla Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il decreto che consente, in deroga alle leggi vigenti, la cessione di mezzi, materiale, equipaggiamento militare e armi "ad un Paese in guerra”

"L'Italia non intende voltarsi dall'altra parte. L'Italia è solidale con Zelensky e con il popolo ucraino, lo aiuta a difendersi dalla Russia. L'Italia condanna Putin e ammira il coraggio di chi in Russia manifesta contro l'invasione". Così il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, chiede e ottiene il sostegno delle Camere, dopo che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto legge che consente, in deroga alle leggi vigenti, la cessione di mezzi, materiale, equipaggiamento militare "a un Paese in guerra (in Romania le forze aeree italiane saranno raddoppiate)”.


La scelta

L'Italia fa questa scelta "senza precedenti" insieme all'Europa. E il perché sta nel fatto che la Russia ha premeditato da tempo l'aggressione all'Ucraina: "Le riserve della banca centrale russa sono state aumentate sei volte dall'invasione della Crimea a oggi. Come si fa di solito, alcune sono state lasciate in deposito presso altre banche centrali in giro per il mondo e altre depositate presso banche normali. Non c'è quasi più nulla, è stato portato via tutto. Queste cose non si fanno in un giorno. Si fanno in molti mesi. Quindi non ho alcun dubbio che ci fosse molta premeditazione, molta preparazione".


La minaccia

Draghi poi giudica "grave" il gesto di Putin che ha messo in allerta il dispositivo difensivo nucleare: "e un altro segnale preoccupante proviene dalla vicina Bielorussia che ha eliminato lo status di Paese 'denuclearizzato'. Questo potrebbe implicare la volontà di dispiegare sul proprio suolo armi nucleari provenienti da altri Paesi". Tanto che il capo dell’esecutivo preannuncia sanzioni anche per la Bielorussia "visto il crescente coinvolgimento nel conflitto".


I profughi

Per quanto riguarda i profughi l'Unhcr stima che gli sfollati interni potrebbero essere 7,5 milioni, i rifugiati tra i 3 e i 4 milioni. "Quattrocentomila persone - sottolinea Draghi - hanno già lasciato l'Ucraina: l'Italia quindi farà la propria parte per l'accoglienza. Il decreto legge, approvato ieri e già in vigore, crea ulteriori 16mila posti per gli ucraini nei centri di accoglienza. Gli ucraini che già vivono in Italia sono 236mila”.


Il punto debole

Il punto debole italiano resta l'importazione di gas. "L'Italia - ricorda Draghi - importa circa il 95% del gas che consuma e oltre il 40% proviene dalla Russia. Al momento non ci sono segnali di un'interruzione delle forniture. Nel breve termine, anche una completa interruzione dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe di per sè comportare seri problemi. Tuttavia, in assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni, ma anche nel prossimo futuro più immediato, rischia di essere più complicata". Il Governo allora studia le contromisure: più gas da Algeria e Azerbaigian, più gas naturale liquido, raddoppiare la capacità del gasdotto Tap, stoccaggio e approvvigionamento comune della Ue, eventuali incrementi temporanei della produzione a carbone o petrolio, senza creare nuovi impianti. Se necessario, una maggiore flessibilità sui consumi di gas, in particolare nel settore industriale e termoelettrico.


Il messaggio

Ai 2.300 italiani che ancora vivono in Ucraina Draghi lancia infine un messaggio chiaro: "Utilizzate tutti i mezzi disponibili, inclusi i treni, per lasciare le città, negli orari in cui non c'è il coprifuoco. Raccomandiamo la massima cautela". E sul futuro della crisi ucraina Draghi conclude: "Bisogna pensare che alla fine da tutto ciò si uscirà con la pace e per arrivare alla pace ci vuole il dialogo. Ma ho l'impressione che questo non sia il momento".


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