Governo, il ministro della Salute Speranza colora di giallo tutta l’Italia tranne la Valle d’Aosta

Governo, il ministro della Salute Speranza colora di giallo tutta l’Italia tranne la Valle d’Aosta

Governo, il ministro della Salute Speranza colora di giallo tutta l’Italia tranne la Valle d’Aosta


Non ci sono Regioni rosse, e il consueto monitoraggio settimanale certifica un miglioramento della situazione generale, con la continua progressiva decrescita del contagio e con la nuova flessione sia nei ricoveri sia nell’occupazione delle terapie intensive

Dopo il consueto monitoraggio settimanale il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro certifica un miglioramento della situazione generale, con la continua progressiva decrescita del contagio, con la nuova flessione nei ricoveri, e nell’occupazione delle terapie intensive.


I colori

E questi dati si traducono in questi colori: la Valle d’Aosta rimane arancione. Sicilia e Sardegna passano in giallo, come il resto dell’Italia. Non ci sono regioni rosse. e la mappa dell’Italia è determinata come al solito dalle ordinanze del ministro Speranza. I nuovi colori saranno in vigore da lunedì 17 maggio.


La missione

Una "nuova missione" per la maggioranza. La richiesta al premier Mario Draghi arriva dal segretario del Pd Enrico Letta, nella sua relazione d'apertura della Direzione Nazionale del partito. Letta non ha mancato di esprimere la piena soddisfazione e il pieno sostegno dei dem all'operato dell'ex-presidente della Bce, sia sul fronte del Recovery che della lotta alla pandemia con la campagna vaccinale, ma allo stesso tempo ha chiesto di serrare i ranghi della compagine di governo, per un'azione più incisiva di contenimento di quelle forze di maggioranza delle quali ha denunciato la tendenza allo "sbraco", sia dal punto di vista delle riaperture che dell'impiego dei soldi del Pnrr. Nel mirino del segretario Dem, il leader leghista Matteo Salvini, tacciato anche oggi di irresponsabilità e di demagogia e "punzecchiato" a più riprese: "Chiediamo a Draghi - ha detto Letta - di dare una nuova missione alla maggioranza, che non può limitarsi a stare insieme per inviare il Pnrr a Bruxelles e per i vaccini, ma deve avere chiara una direzione di marcia su velocità, semplificazione e velocità di spesa. Dentro il Pnrr - ha proseguito - c'è la clausola di premialità a favore dell'occupazione delle donne e dei giovani, vuol essere un piano di discontinuità rispetto all'Italia degli anni scorsi. Questa clausola è la nostra bandiera. C'è chi si è intestato la battaglia del passaggio fra le 22 e le 23, noi su questo sguardo lungo che intacca una discontinuità a favore delle donne e dei giovani. Non è una battaglia su una settimana prima e una settimana dopo, sapendo che le 22 o le 23 dipende da parametri certi". Poi, l'affondo diretto nei confronti del leader leghista: "Oggi siamo ottimisti e possiamo pensare a riaperture nei prossimi giorni, a giugno, perché siamo stati rigorosi, alleati al governo e alcuni di opposizione. Se si fosse 'sbracati' subito ad aprile - ha detto - oggi non saremmo in grado di riaprire in sicurezza. Si riapre non perché Salvini ha chiesto di riaprire, ma si riapre nonostante l'irresponsabilità di chi voleva sbracare subito. Si riapre perché c'è stata responsabilità fino ad oggi".


La Rai nella bufera

"E' assolutamente inaccettabile quello che è successo alla Rai, con quel programma andato in onda su Rai2 nel quale si è fatta una propaganda anti europea becera, insopportabile e totalmente contraria al servizio pubblico. Ora mi chiedo, cos'altro deve succedere in Rai? Noi siamo per un cambiamento radicale, forte, importante. Vogliamo una discontinuità profonda. Lo voglio dire al premier, che nelle prossime settimane farà delle proposte sul futuro della guida dell'azienda di servizio pubblico". Nelle parole Enrico Letta, nel corso della replica davanti alla Direzione Pd di oggi, c'è il senso della bufera politica scatenata da un servizio della trasmissione Anni 20, ieri. Una polemica che vede invece Giorgia Meloni schierare FdI in difesa: "il Pd grida allo scandalo e invoca il bavaglio contro la trasmissione Anni 20 per questo servizio sarcastico che osa criticare l'Unione europea. A quanto pare per la sinistra il diritto di critica è un privilegio riservato solo a chi la pensa come loro". "Vogliono trasformarci nella Corea del Nord e la cosa più grave è che i vertici della Rai, il servizio pubblico pagato con i soldi degli italiani, invece di difendere il pluralismo fanno sapere di essere pronti alla censura. Questa è la loro libertà di pensiero", accusa. La polemica si snoda lungo questi binari e contrappone, sostanzialmente, Pd a FdI. "Disinformazione, falsità, attacco infondato all'Europa proprio mentre ai vertici ci sono alte personalità italiane e l'europeismo, grazie al governo Draghi, è ormai condiviso da tutti in Parlamento", deplora il dem Michele Anzaldi che anticipa di investire del caso la Vigilanza Rai. Sempre dalla Vigilanza ma per FdI è Federico Mollicone a parlare di "isterismo fuori luogo contro l'autonomia editoriale", verso "un servizio ironico ma con molte verità come il Nutriscore che vede contrari anche pezzi della maggioranza, e l'austerity dell'eurocrazia che ha distrutto l'economia italiana". "A quando il reato di Eurofobia?" domanda, per poi rilanciare sul "giustizialismo di Report". "Trovo inaccettabile e vergognoso che la Rai metta insieme tutte le fake news e gli stereotipi della propaganda antieuropea con un servizio da tv spazzatura, non da tv pubblica", taglia corto il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, di Più Europa. Dalla Lega, è Massimiliano Capitanio, a giudicare "davvero singolare e preoccupante che l'amministratore delegato della Rai si scomodi e annunci provvedimenti contro una trasmissione che ha giustamente messo in luce i paradossi dell'Unione europea in tema di alimentazione".



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