Governo, nella manovra economica 2026 il 75% degli sconti Irpef va a chi dichiara sotto i 50mila euro Photo Credit: AnsaFoto.it/Angelo Carconi
11 novembre 2025, ore 15:26
In una intervista il viceministro all'Economia Maurizio Leo bolla le polemiche sui tagli fiscali "ai ricchi" come frutto "di analisi parziali con chiavi di lettura fuorvianti". E prospetta al contrario "la più grande redistribuzione degli ultimi anni"
“Il 75% dei 13,6 milioni di contribuenti favoriti dal taglio di due punti della seconda aliquota dell'Irpef deciso con la manovra dichiara meno di 50mila euro. L'intervento va letto insieme a quello reso strutturale dalla scorsa legge di bilancio, in un'operazione da 21 miliardi complessivi che rappresenta la più grande redistribuzione degli ultimi anni". Lo sostiene il viceministro all'Economia Maurizio Leo in un'intervista, in cui bolla le polemiche sui tagli fiscali "ai ricchi" come frutto "di analisi parziali con chiavi di lettura fuorvianti".
I numeri
"Guardiamo i numeri - dice il viceministro all'Economia Maurizio Leo, regista dell'operazione insieme al titolare dei conti Giancarlo Giorgetti - La misura interesserà circa 13,6 milioni di contribuenti, e circa tre quarti di loro dichiara redditi inferiori a 50mila euro. Si tratta dunque di un intervento calibrato sul blocco centrale della distribuzione del reddito; non certo sui ricchi". Nell'intervista Leo ricorda gli interventi fatti negli anni. "Abbiamo prima ridotto ulteriormente il numero di scaglioni e aliquote, passando da quattro a tre, accorpando i primi due scaglioni e abbassando dal 25 al 23% l'imposizione dei redditi fino a 28mila euro - spiega Leo - Questa misura, insieme alla stabilizzazione del cuneo fiscale, ha consentito di destinare 18 miliardi di euro alle classi meno abbienti. È stato un sostegno estremamente importante, con cui abbiamo ridato ossigeno a quei lavoratori che negli ultimi anni hanno visto ridotto il loro potere di acquisto. La nuova manovra continua questo percorso selettivo, riducendo dal 35 al 33% l'aliquota del secondo scaglione in modo da calmierare la pressione fiscale sul ceto medio. I beneficiari reali sono i soggetti con redditi tra 28mila e 50mila euro: oltre 10 milioni di contribuenti, pari a circa il 32% del totale".
Le misure
Il peso della misura prevista quest'anno sull'Irpef - ricordano gli intervistatori - è di 2,9 miliardi all'anno. "Ma in termini cumulati, le misure del 2025 e del 2026 ammontano a 21 miliardi, un punto di Pil - sottolinea Leo - e configurano il più consistente intervento redistributivo degli ultimi anni". Leo ricorda anche le altre misure adottate che vanno in favore dei redditi bassi (dalla riduzione del prelievo sul salario accessorio alle norme sui rinnovi contrattuali sotto i 28.000 euro) e risponde a chi propone l'introduzione di una patrimoniale, che ritiene possa anche ad essere a rischio incostituzionalità. "Tassare il patrimonio su base esclusivamente personale, aspetto ineludibile nell'attuale assetto tributario - afferma - non terrebbe conto della disponibilità economica familiare. Molti beni - immobili, partecipazioni o attività finanziarie - sono condivisi tra familiari; ciò renderebbe la tassazione incompleta rispetto alla reale ricchezza”.
La patrimoniale
Inoltre, una patrimoniale incentiverebbe la frammentazione artificiosa dei patrimoni per eludere la soglia di imposizione (intestazione a coniugi, figli o fiduciarie). Se la soglia fosse elevata, pochi contribuenti sarebbero colpiti; se fosse bassa, verrebbe penalizzato il ceto medio. Infine, l'applicazione di soglie potrebbe prestarsi a censure di incostituzionalità, generando sperequazioni tra chi sta immediatamente intorno alla predetta soglia". Le patrimoniali, aggiunge Leo, esistono già in Italia: "Abbiamo l'Imu sugli immobili diversi dalla prima casa, l'Ivie all'1,06% sugli immobili all'estero (1,06%), l'imposta di bollo del 2 per mille sui prodotti finanziari e l'Ivafe, equivalente, sulle attività finanziarie estere, oltre alle imposte di successione e donazione. Nel complesso, le patrimoniali italiane hanno un gettito annuo da circa 28,5 miliardi di euro, l'1,3% del Pil. È un valore in linea con quello dei Paesi comparabili: mi pare sufficiente".



