Migranti, l’esecutivo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, stanziati subito 5 milioni di euro

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Approvato inoltre il Def, il Documento di Economia e Finanza, con previsioni migliori delle ultime stime, cioè il Pil per quest’anno all’1%, e il deficit al 4,35%. Disco verde anche per un ddl con sanzioni contro i vandali d'arte, con multe fino a 60mila euro

Come da previsioni, via libera del Cdm al Def, ovvero il Documento di Economia e Finanza, che prevede per quest’anno un Pil all’1 per cento (meglio delle ultime stime), e un deficit al 4,35%, sempre alto rispetto al fatidico 3%, ma in calo rispetto alle stime precedenti. Dentro il taglio del cuneo fiscale, la proroga degli aiuti per famiglie e imprese per la crisi energetica, misure contro il calo demografico, e anche la riforma dell’Irpef, con la riduzione a 3 aliquote, mentre quota 41 sulle pensioni slitta. Ma non solo: su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, il governo ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale a seguito dell'eccezionale incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo. Sostenuta da un primo finanziamento di cinque milioni di euro, l’emergenza avrà la durata di sei mesi. Non è tutto, dal tavolo dell’esecutivo disco verde pure per un disegno di legge con sanzioni contro i vandali d'arte, con multe fino a 60mila euro. Senza dimenticare anche la grande partita delle nomine al vertice di Eni, Enel, Poste, Leonardo e Terna, di cui la riunione a Palazzo Chigi ha discusso, non senza frizioni.


Terzo Polo

Intanto la rottura "è una delle ipotesi sul tavolo, al pari di quella che vede Azione e Italia Viva andare avanti nel percorso verso il partito unico". Lo spiegano fonti di Italia Viva che parlano di "rapporti ormai tesissimi" fra le due anime del Terzo Polo. Una situazione che è andata precipitando dalla conferenza stampa in cui Matteo Renzi si è presentato come nuovo direttore del Riformista. Una scelta della quale ha reso partecipe la controparte nel Terzo Polo, Carlo Calenda, soltanto qualche ora prima di annunciarlo alla stampa. L'asse fra i due, tuttavia, ha cominciato a mostrare delle crepe da alcuni mesi a questa parte. Prima, con la presidenza di Italia Viva affidata a Renzi, tornato leader non solo 'de facto', ma anche da statuto. Poi con la sconfitta in Friuli che ha visto Azione e Italia Viva fermarsi ben al di sotto della soglia di sbarramento. Rispetto a tutto questo, la conferenza di Renzi da neo-direttore di un quotidiano ha rappresentato la scintilla che ha dato fuoco alle polveri. "La prospettiva di un partito dei liberal-democratici aperto e inclusivo resta l'unica utile al paese", dice Calenda, per poi aggiungere: "Va perseguita seriamente e rapidamente con i soggetti realmente interessati. Polemiche da cortile non ci interessano e non vi prenderemo parte". Toni simili a quelli usati da Maria Elena Boschi: "Leggo polemiche dentro il Terzo Polo. Mi dispiace. Abbiamo scelto di fare un partito unico e abbiamo già definito le date. Noi non cambiamo idea e lavoriamo in questa direzione", scrive l'esponente di Italia Viva sui social.


Richetti

Fatto sta che dopo il 'richiamo' degli scorsi giorni di Calenda a Renzi - perché l'ex premier "non confonda" politica e informazione - oggi è il capogruppo di Azione alla Camera, Matteo Richetti, a tornare sul doppio ruolo del leader di Italia Viva: "Deve decidere se fare politica o informazione", spiega. Il riferimento è all'incarico di direttore del Riformista assunto la scorsa settimana da Renzi. "Quando mi telefona, Renzi mi parla del partito o mi intervista come direttore?", si chiede Richetti. Ma a far discutere è soprattutto il ruolo destinato ai due leader. Carlo Calenda contro Matteo Renzi. L'ex premier, a onor del vero, ha detto di essere pronto a farsi da parte e, in questo senso, l'incarico di direttore del Riformista sembra essere coerente. Tuttavia, da dicembre scorso, Renzi è tornato a vestire i panni del leader politico non solo 'de facto', ma anche sulla carta, assumendo la carica di presidente di Italia Viva. "Chi vuole sfidare Carlo Calenda per la leadership è il benvenuto", sottolinea Richetti: "Prima di definire le caratteristiche della leadership, dico che la leadership l'abbiamo messa in campo e scritta nel simbolo. Quella leadership la sosteniamo con forza", aggiunge Richetti: "Il Terzo Polo è forte se ha un progetto chiaro per tutti. Carlo Calenda correrà supportato da tutti noi. Credo che siano gli iscritti a decidere. Lo dico anche rispetto a quello che ha fatto Schlein. Da noi decideranno gli iscritti". A rispondere, per Italia Viva, e' Ivan Scalfarotto: "Leggiamo che Richetti ha dubbi sulle scelte di Renzi. Prima gli chiedono il passo indietro, poi non sono convinti. Fortunatamente con il 10 giugno parte il congresso del partito unico e tutti i dubbi saranno sciolti nel fisiologico gioco democratico", spiega il senatore renziano. Ma non basta: fonti di Azione parlano di "tatticismi insopportabili" da parte di Renzi. Una osservazione che mette benzina sul fuoco di uno scontro congressuale di fatto già aperto. "Non c'è nessun tatticismo di Italia Viva. Abbiamo deciso di fare un congresso democratico in cui ci si confronti a viso aperto e non con le veline anonime", spiegano Alessia Cappello e Ciro Buonajuto, portavoce nazionali di Italia Viva. "Noi siamo pronti al congresso che Calenda ha chiesto di fare. E ci mettiamo nome e cognome. C'è qualcuno che cambia idea una volta al giorno, ma quel qualcuno non siamo noi", aggiungono.


Faraone

Duro anche il deputato Iv Davide Faraone: "Stiamo aspettando che Calenda convochi il tavolo di lavoro delle regole, stiamo aspettando che Calenda convochi il comitato politico, stiamo aspettando che Calenda spieghi come candidarsi al congresso. I tatticismi sono tutti di Calenda, non di Renzi. Meno male che dal 10 giugno si vota in modo democratico". Da Azione, tuttavia, viene assicurato che "non ci sarà alcuna rottura".


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