PD, Bonaccini lancia la sfida alla Schlein: il 21 e 22 luglio a Cesena per la vocazione maggioritaria

PD, Bonaccini lancia la sfida alla Schlein: il 21 e 22 luglio a Cesena per la vocazione maggioritaria

PD, Bonaccini lancia la sfida alla Schlein: il 21 e 22 luglio a Cesena per la vocazione maggioritaria


Intanto la riforma della Giustizia va verso il Senato: il ddl del Guardasigilli Nordio non è stato ancora bollinato ma sono in corso interlocuzioni tra maggioranza e governo su dove farlo partire. L'orientamento è quello di iniziare l'iter da palazzo Madama

Rinnovare la vocazione maggioritaria del Pd e far vivere nel partito il pluralismo delle sue culture. Con questo spirito Stefano Bonaccini, presidente Pd e punto di riferimento della minoranza interna, lancia l'invito a tutti i delegati dell'assemblea Dem per una due giorni da tenere a Cesena, il 21 e 22 luglio.


L’appello

"Carissima, carissimo, voglio raccogliere l'appello di quanti ci hanno chiesto di non disperdere l'Energia popolare che abbiamo messo nel congresso e farla vivere pienamente nel Pd", scrive Bonaccini in una lettera: "Se ho accettato volentieri di essere il Presidente del nostro partito è perché sento, come tanti, una duplice responsabilità: quella di far vivere nel confronto democratico quel pluralismo di culture, idee e proposte che solo può garantire piena cittadinanza a tutte e tutti; e al tempo stesso quella di ricercare la sintesi che rinnova la vocazione maggioritaria con cui il Pd lo abbiamo fondato. E' con questo spirito e con questo obiettivo che ti propongo di trovarci a Cesena, il prossimo 21 e 22 luglio. Un luogo simbolo dell'Emilia-Romagna colpita dall'alluvione di maggio, ma anche una città in prima linea nel buon governo del Pd e di un centrosinistra nuovo che insieme dobbiamo costruire per diventare un'alternativa credibile a questa destra. Sarà anche il nostro contributo per sostenere la ricostruzione della Romagna", continua il presidente dem. "Ti chiedo già di segnarti l'appuntamento in agenda e far girare questo invito tra militanti, iscritti ed elettori che ritieni possono essere interessati a confrontarsi con noi. Nei prossimi giorni invieremo tutte le indicazioni operative. Un caro saluto".


Giustizia

Intanto la riforma della Giustizia va verso il Senato: il ddl-Nordio non è stato ancora bollinato ma sono in corso interlocuzioni tra maggioranza e governo su dove farlo partire. L'orientamento è quello di iniziare l'iter da palazzo Madama, con la spinta anche del presidente della Commissione Giustizia Bongiorno e il via libera del Guardasigilli che si dice pronto alla battaglia per portare avanti il ddl. La parte relativa all'abrogazione del reato di abuso di ufficio è blindata, soddisfa tutta la maggioranza anche se nella Lega c'è chi teme in futuro falli di 'reazione' da parte dei pm che - osserva una fonte parlamentare - potrebbe puntare su altri reati, come il peculato o la concussione. "Cambieremo altre norme", si interverrà più avanti, "con una riforma del codice di procedura penale, anche sull'informazione di garanzia", ha assicurato il Guardasigilli Nordio al 'Corriere'.


I fari

Ma i fari saranno puntati già nelle prossime settimane, con gli azzurri che insieme al Terzo Polo puntano alle intercettazioni, con una stretta sui 'trojan'. Che il tema giustizia sia un punto dirimente nella maggioranza lo ha confermato pure la commemorazione di Berlusconi alla Camera, con l'intervento del capogruppo della Lega Molinari che ha ricordato, tra gli applausi dei forzisti, come il Cavaliere sia stato "perseguitato per 30 anni". Ma ci sono altri temi che saranno al centro dell'attenzione da qui a fine mese. Il 28 scade a palazzo Madama il termine per gli emendamenti sull'autonomia e contemporaneamente sul ddl che ripristina le Province. Sull'autonomia Fratelli d'Italia sta preparando alcuni emendamenti "qualificanti", c'è chi li chiama norme 'anti-squilibrio', ovvero si punta a modifiche per far sì che venga assicurato il principio della coesione nazionale, che non ci devono esserci differenze di trattamento tra le regioni che chiederanno l'autonomia differenziata e chi, invece, non lo farà, sui fondi per i Lep e sul fatto che occorre limitare l'utilizzo dei Dpcm e muoversi in altro modo.


Calderoli

Non si tratterà di uno stop dell'iter del ddl Calderoli, ma l'obiettivo è comunque quello di muoversi con cautela, in attesa che parallelamente parta il treno delle riforme costituzionali. Nella maggioranza il clima sull'autonomia è buono, anche se l'opposizione prepara le barricate. Discussione in corso anche sulle Province, dove si registra una 'frenata' che potrebbe mettere a rischio la possibilità di un ritorno alle province insieme alle Europee. Anche su questo tema Fdi sta preparando emendamenti per far sì che ci sia chiarezza sulle deleghe ma soprattutto che il processo parta con il disegno dei collegi. "Dobbiamo fare una cosa fatta bene, non possiamo rischiare un provvedimento come quello che fece il Pd", dice una fonte di Fdi. Raccontano fonti parlamentari della maggioranza che sarebbe arrivata una richiesta di valutazioni anche da parte degli azzurri siciliani. Inoltre c'p a questione dei fondi: il governo avrebbe fatto capire che il ritorno delle Province ha un costo, da qui gli approfondimenti in corso.


L’ingorgo

Nelle Aule parlamentari da qui all'estate c'è il rischio ingorgo, da qui nei giorni scorsi il richiamo dell'esecutivo a ministri e sottosegretari affinché garantiscano la presenza. Al Senato, tra l'altro, c'è il dl infrazioni mentre il secondo decreto P.a dovrebbe arrivare alla Camera, anche per evitare possibili 'incidenti' come quello di ieri che si è registrato a palazzo Madama. A Montecitorio, dove la maggioranza punta a licenziare la delega fiscale entro fine luglio, si attende di capire cosa succederà con il Mes, con Bruxelles che spinge per la ratifica. Anche nell'ultima riunione del Consiglio federale il ministro Giorgetti aveva fatto presente i rischi sul no al 'timbro' italiano, ricordando che l'esecutivo in ogni caso non vuole utilizzarlo e che deciderà il Parlamento. Posizione, quest'ultima, 'sposata' da Salvini. Alla fine dunque deciderà l'aula il 30 giugno, con la maggioranza che chiederà di fatto l'approfondimento del dossier, con l'audizione del ministro dell'Economia Giorgetti e il rinvio del voto dopo l’estate.

 


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