Pnrr, il governo a Montecitorio blinda con la fiducia il decreto PA. Ma è scontro con la Corte dei Conti

Pnrr, il governo a Montecitorio blinda con la fiducia il decreto PA. Ma è scontro con la Corte dei Conti

Pnrr, il governo a Montecitorio blinda con la fiducia il decreto PA. Ma è scontro con la Corte dei Conti


I magistrati contabili si schierano contro le nuove norme che limitano i poteri di controllo: "E’ in gioco la tutela dei cittadini. l'abolizione in itinere significa indebolire i presidi di legalità, regolarità e correttezza dell'azione amministrativa"

Come previsto, l’esecutivo per bocca del Ministro Zangrillo ha blindato con la fiducia alla Camera il decreto PA (Pubblica Amministrazione). Si vota domani pomeriggio a partire dalle 14. Una scelta legata anche alla dura contrarietà delle opposizioni, fermamente contrarie soprattutto agli emendamenti che limitano i controlli della Corte dei Conti sulle spese del Pnrr. Sul tema in mattinata i magistrati contabili si sono riuniti in assemblea generale, e un comunicato finale ribadisce il forte dissenso rispetto al provvedimento del governo, perché ‘sono in gioco la tutela dei cittadini e la legalità’.


La revisione

Nel frattempo la compagine governativa continua a lavorare alla revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza, nel mirino 120 interventi da cambiare. Dal suo canto il ministro Fitto ha visto la presidente dell'Eurocamera Metsola e ha confermato che "pure il Piano europeo per l’energia è centrale", mentre il ministro Giorgetti assicura che l’Italia non rinuncerà ad alcun finanziamento del Pnrr, e rilancia: 'Nel 2023 crescita italiana oltre l'1%”. Però in questo quadro fatto di veti, controveti, alleanze e tradimenti, la terza rata del Pnrr ancora non si vede: l’aspettavamo a febbraio, e a giugno ancora nulla.


Gentiloni

E se da un lato, Fratelli d’Italia inquadra questo ritardo come una ritorsione di Bruxelles alle manovre di Giorgia Meloni per un accordo fra la destra e il Ppe, dall’altro la Commissione Ue ha espresso tutto il suo malcontento verso il Commissario all’economia, Paolo Gentiloni, che sta cercando di dare una grossa mano a Palazzo Chigi. Secondo le indiscrezioni, non si tratta solo di amor patrio, l’ex premier sarebbe imbufalito con Elly Schlein; la segretaria del Partito Democratico vuole infatti candidare soltanto donne come capilista alle prossime Europee. E Gentiloni, che in Europa ha un consenso personale, è molto conosciuto, ha credito da spendere, dovrebbe abbandonare il suo desiderio di fare il capolista nella circoscrizione Centro-Sud.


Mattarella

Intanto Sergio Mattarella vola a Parigi domani sera, su invito del Louvre, per inaugurare mercoledì con il presidente francese Emmanuel Macron la mostra 'Naples a' Paris'. A confermare l'ottimo rapporto tra i due presidenti, un pranzo privato offerto da Macron e dalla moglie Brigitte al presidente e alla figlia Laura all'Eliseo. La visita cade dopo un rasserenamento dei rapporti che in autunno e inverno si erano fatti burrascosi tra i governi francese e italiano. Al G7 di Hiroshima il presidente francese ha avuto un lungo colloquio con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Molti i temi di interesse comune tra i due Paesi. Mattarella dunque, assicurano dal Quirinale, non andrà a Parigi per ricucire uno strappo, la visita è in cantiere da tempo, il presidente sarà accompagnato alla mostra del Louvre sul museo di Capodimonte dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Negli anni passati Mattarella era dovuto intervenire per sanare lo scontro tra Italia e Francia dopo che il sostegno del ministro Luigi Di Maio ai Gilet gialli aveva portato Parigi a richiamare il suo ambasciatore. Era il febbraio 2019 e solo una telefonata tra i due presidenti aveva riportato il sereno. Un sereno che il governo Draghi aveva interpretato al massimo grado fino a giungere alla firma del Trattato del Quirinale, nel novembre 2021. Poi l'arrivo del governo Meloni, l'esame approfondito del Trattato da parte della premier, le accuse dei francesi alla politica migratoria italiana, le scintille in novembre. E di nuovo una telefonata tra Macron e Mattarella per far rientrare lo scontro nei binari del fisiologico confronto anche dialettico.



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