Referendum, affluenza ai minimi, è flop per i quesiti sulla giustizia, Lega e Fi accusano i media

Referendum, affluenza ai minimi, è flop per i quesiti sulla giustizia, Lega e Fi accusano i media

Referendum, affluenza ai minimi, è flop per i quesiti sulla giustizia, Lega e Fi accusano i media


Exit pool per le Comunali: centrodestra verso la vittoria al primo turno a Genova e Palermo, con Bucci e Lagalla, a un passo all'Aquila, con Biondi. Sorpresa Tommasi, centrosinistra, a Verona: è davanti a Sboarina e Tosi. Al ballottaggio Parma e Catanzaro

Per i referendum sulla Giustizia e sull'abolizione della legge Severino è nulla di fatto. Il dato sull'affluenza, pari a meno del 25 per cento degli aventi diritto al voto, non ha lasciato dubbi sul raggiungimento del quorum richiesto (50% + 1). Sui cinque quesiti Radicali e Lega si sono battuti in una dura campagna referendaria, denunciando a più riprese il silenzio dei media, ma alla fine l'obbiettivo di chi intendeva introdurre una serie di cambiamenti in materia di magistratura e di amministrazione della Giustizia non è stato centrato. Un dato che, oltretutto, accomuna questo referendum alle consultazioni referendarie che si sono svolte in Italia nell'ultima decina d'anni.

La previsione

Ma, in fondo, il flop sembrava annunciato da giorni. E temuto da tutti coloro che hanno spinto fino alla fine i 5 quesiti. Il referendum è stato inserito nel contesto di un election day, in contemporanea con le elezioni amministrative in quasi 1.000 Comuni, tra cui la grande Palermo, dove i problemi per la costituzione dei seggi e l'avvio delle votazioni non sono stati pochi, causa i forfait di scrutatori e presidenti di seggio. Ma i promotori, tra cui Matteo Salvini, hanno sempre battuto su tasto della scarsa comunicazione, a tutti i livelli, sui quesiti. Si sono appellati anche a Sergio Mattarella e a Mario Draghi, chiedendo loro di fare un appello al voto. La Lega aveva accusato senza tanti giri di parole la stampa di non aver dato abbastanza spazio al dibattito ed all'approfondimento delle ragioni del sì e del no ai cinque quesiti sulla riforma della giustizia. Un'accusa condivisa da Silvio Berlusconi, secondo cui i referendum sulla giustizia "sono stati boicottati con il voto in un giorno solo. Sono stati boicottati con il silenzio assoluto su molti giornali e sulla televisione di Stato". Il tutto, sostiene il leader di Fi a urne aperte, sarebbe in linea con "una volontà precisa di mantenere le cose come stanno e gli italiani che non vanno a votare e se ne stanno a casa. Siamo dei masochisti".


La Lega

In questo contesto, la Lega non manca di rilevare le difficoltà di una campagna elettorale in cui si è sentita in fondo lasciata sola dal resto del centrodestra. A partire da Fratelli d'Italia. Per il Carroccio, dunque, il risultato referendario ha il sapore di una battuta d'arresto, che potrebbe pesare ulteriormente anche nei già complicati rapporti interni alla coalizione, In ogni caso, c'è comunque chi spera che il mancato raggiungimento del quorum non fermi l'iniziativa legislativa in corso in Parlamento.


Il centrosinistra

Anche nel centrosinistra, i cui leader oggi hanno tenuto cucite le bocche rinviando, come pure Matteo Renzi, qualsiasi commento al giorno successivo. "Dobbiamo lavorare con ancora più determinazione per dare le giuste risposte su temi importanti e delicati", riflette Andrea De Maria del Pd.

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