Università, è scontro sulle nuove regole per reclutare i docenti. Il ministro Bernini: 'Ora meno burocrazia' Photo Credit: AnsaFoto.it/Emanuele Valeri
10 dicembre 2025, ore 16:30
L'attuale sistema dell'Abilitazione scientifica nazionale (Asn) viene abolito e sostituito dal possesso di specifici requisiti di produttività e di qualificazione scientifica. Una novità sulla quale dovrà pronunciarsi la Camera. Le opposizioni: “Testo opaco”
Aumenta la polemica dopo il via libera in Senato in prima lettura al disegno di legge del governo che riforma il sistema di reclutamento dei docenti e dei ricercatori universitari. L'attuale sistema dell'Abilitazione scientifica nazionale (Asn) viene così abolito e sostituito dal possesso di specifici requisiti di produttività e di qualificazione scientifica. Una novità, sulla quale dovrà pronunciarsi la Camera, accolta fra le polemiche che vedono divisi coloro che la interpretano come una valorizzazione del merito e coloro che invece la giudicano opaca.
Anna Maria Bernini
Positivo il commento della ministra dell'Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, per la quale "la riforma dell'Abilitazione scientifica nazionale supera le storture di una norma ormai datata, a cominciare dall'enorme aspettativa generata dalle migliaia di abilitati che non riuscivano a completare il proprio percorso rimanendo in un odioso limbo". Secondo Bernini, inoltre, con l'approvazione delle nuove regole "superiamo l'enorme contenzioso generato, come i 2.000 ricorsi intentati dai candidati dal 2012" e il sistema diventa "più semplice, meno burocratico, più efficiente" e "valorizza autonomia e responsabilità degli atenei".
Forza Italia
Il senatore di Forza Italia Mario Occhiuto, relatore del ddl, illustrando in Aula il provvedimento ha rilevato che "non cambia solo una procedura ma il modo in cui riconosciamo il merito, costruiamo opportunità e rendiamo le nostre università più aperte e competitive". Anche per la senatrice di Fratelli d'Italia Ella Bucalo, della Commissione Cultura e Istruzione del Senato, il ddl realizza "una riforma attesa da anni", proponendo "un modello più snello, funzionale e moderno". Parla di un provvedimento che guarda alla meritocrazia anche il senatore e vicecapogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, Roberto Rosso, e parla di un'università più competitiva pure il senatore della Lega Roberto Marti, presidente della Commissione Istruzione e Ricerca a Palazzo Madama.
L’opposizione
Molto critici, invece, i giudizi dell'opposizione. Per la senatrice di Italia Viva Daniela Sbrollini, capogruppo in commissione Cultura, "questa riforma dell'università introduce di fatto un commissariamento pericoloso degli atenei. "Il governo - ha aggiunto - vuole occupare politicamente le università, attraverso la nomina di alcuni componenti dei consigli di amministrazione da parte del ministero. E vuole controllare politicamente l'Agenzia di valutazione del sistema dell'università e della ricerca, fatto gravissimo mai accaduto prima". Di riforma che "guarda al passato" parla il vicepresidente M5S Mario Turco e, sempre da M5s, la senatrice Vincenza Aloisio rileva che la riforma "sulla carta semplifica, ma nella pratica rischia di ridurre la trasparenza, aumentare la discrezionalità e favorire reti di potere locali". Per Cecilia D'Elia, capogruppo Pd in commissione Cultura al Senato, "il nodo è la valutazione scientifica nazionale che noi eravamo per riformare ma che il governo, nonostante la nostra contrarietà, ha voluto abolire".
AVS
La senatrice dell'Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) Ilaria Cucchi osserva che "il governo presenta una riforma della governance che aumenta il controllo politico con zero investimenti. Cancella l'Abilitazione Scientifica Nazionale senza garantire più trasparenza, introduce procedure opache, frammentate, consegnate alla discrezionalità degli atenei". Il ddl "rischia di preservare le peggiori pratiche di cooptazione che hanno distrutto i nostri atenei" dice il senatore del Pd Andrea Crisanti e per il senatore del Pd Francesco Verducci, componente della Commissione Istruzione e Cultura, "questo provvedimento è un pezzo di una strategia con cui questo Governo vuole togliere autonomia all'Università, metterla alle sue dipendenze, togliere diritti e rappresentanza alle persone che vi lavorano".



