Covid, l’esecutivo mercoledì decide su nuove aperture, si va verso il coprifuoco a mezzanotte

Covid, l’esecutivo mercoledì decide su nuove aperture, si va verso il coprifuoco a mezzanotte

Covid, l’esecutivo mercoledì decide su nuove aperture, si va verso il coprifuoco a mezzanotte


Quarantena, consumazioni al bancone del bar, centri commerciali: anche su queste regole il governo discuterà nella cabina di regia, in vista delle modifiche al decreto del 26 aprile. Il sottosegretario Sileri: “Basta mascherine all’aperto con 30 milioni di vaccinati”


Un incontro tra Governo e Regioni è in programma mercoledì per verificare la possibilità di una modifica dei parametri che determinano il cambio di colore e in particolare dell'Rt. L'incontro, secondo quanto si apprende da fonti regionali, sarà preceduto da una riunione dei tecnici delle Regioni per mettere a punto delle proposte. L'obiettivo dei Presidenti è quello di considerare non più l'indice di diffusione del contagio per l'attribuzione dei colori ma l'Rt ospedaliero. Per il governo ci saranno il ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini e quello della Salute Roberto Speranza. Ma non solo. Coprifuoco, quarantena, consumazioni al bancone del bar: anche su queste regole il governo discuterà nella cabina di regia, in vista delle modifiche al decreto in vigore dal 26 aprile. «Voglio riaprire in sicurezza», ha ribadito il premier Mario Draghi rinnovando l’invito ai turisti stranieri a prenotare le vacanze in Italia.


La data chiave

La data chiave è quella del 14 maggio: se il monitoraggio di venerdì confermerà la discesa costante della curva epidemiologica, il calendario sarà rivisto e già dal giorno successivo cadrà l’obbligo di isolamento per chi rientra dall’estero. E dal 17 maggio potrebbe slittare di due ore il coprifuoco, da mezzanotte alle 5. Anche se la Lega vuole togliere il coprifuoco già da lunedì prossimo. Ma il ministro della Salute Roberto Speranza invita alla cautela: «Il Covid non è sconfitto». Lo sanno bene anche a Palazzo Chigi, dove però il premier deve tenere assieme l’emergenza sanitaria e quella economica. Draghi ha fretta di rimettere in moto l’economia e poiché la campagna vaccinale procede in continua accelerazione, il governo può permettersi di puntare sul turismo. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sta lavorando a un accordo in sede europea e con i Paesi del G7, per incentivare gli arrivi di vacanzieri in Italia. Sarà Draghi a decidere se far prevalere la linea aperturista immediata, o se invece sia meglio un allentamento graduale. “Togliersi la mascherina all'aperto? Concordo con l'ipotesi quando saranno raggiunti i 30 milioni di persone con almeno una dose di vaccino, bisognerà aspettare 3 settimane per avere una buona protezione, allora è chiaro che anche la mascherina all'aperto dove non c'è assembramento credo sia sensato mettersela in tasca". A dirlo è il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, che dice "sì alla riapertura dei centri commerciali nei weekend".


La quarantena

Appare impensabile che gli stranieri decidano di trascorrere le vacanze in Italia dovendo rimanere in isolamento. Di Maio e Speranza hanno già tracciato il percorso per abolire questa regola. Dal 15 maggio chi arriva dai Paesi europei, dal Regno Unito e da Israele non dovrà rimanere cinque giorni in quarantena. All’ingresso in Italia, per poter circolare liberamente basterà avere un certificato che attesti di essere stati vaccinati, di essere guariti dal Covid o di aver effettuato un tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti. Dal 15 giugno la stessa regola sarà valida anche per tutti gli altri Stati che avranno un’alta percentuale di persone immunizzate. Il parametro sarà deciso durante la riunione del G7 Salute che si svolgerà il 3 giugno, ma l’orientamento è di fissare la soglia al 65% dei vaccinati. Se per quella data non sarà operativo il «pass verde» europeo, sarà sufficiente la certificazione con uno dei tre requisiti per soggiornare senza ulteriori obblighi.

Consumazioni al bar

Il decreto in vigore dal 26 aprile prevede che bar e ristoranti possano accogliere i clienti, seduti al tavolo, soltanto all’aperto. Dal 1° giugno si potrà stare nei locali anche al chiuso, ma sempre seduti al tavolo: norma che penalizza i bar, dove non è previsto che si possa rimanere all’interno per una consumazione in piedi. L’asporto di cibo e bevande — peraltro con il divieto di stazionare nei pressi del locale — scoraggia i clienti e non agevola la ripartenza vera di queste attività. Ecco perché dal 1° giugno o forse addirittura prima si pensa di consentire l’ingresso libero, mantenendo almeno un metro di distanza tra le persone e indossando la mascherina quando non si mangia e beve.

Le piscine

Altro settore in grave crisi è quello dello sport. Il 15 maggio riaprono le piscine all’aperto e il 1° giugno si potrà tornare in palestra. Ma nessuna data è stata fissata per le piscine al chiuso, con perdite pesanti per circoli sportivi e strutture che non hanno possibilità alternative. L’ostacolo alla ripartenza è il divieto di utilizzo delle docce caldeggiato dagli scienziati, che però si pensa di superare con ingressi limitati negli spogliatoi e obbligo di sanificazione dei locali dopo l’utilizzo di ogni atleta. Se questa regola otterrà il via libera del Comitato tecnico scientifico — che ha già validato i protocolli per tutte le altre attività sportive — è possibile che il 1° giugno tutte le piscine possano tornare a funzionare.

I centri commerciali

Chiedono di poter lavorare nei fine settimana anche i centri commerciali che tuttora non possono stare aperti sabato e domenica, così come negli altri giorni festivi e prefestivi. Sarà la cabina di regia a stabilire la data, ma non è escluso che possa essere il 22 maggio.


La questione migranti

Intanto a Lampedusa proseguono gli sbarchi di migranti: sull'isola sono arrivate nelle ultime ore oltre 600 persone. La politica - dal Partito democratico al centrodestra - reagisce e chiede un intervento urgente dell'Unione europea e del governo. "Credo che la missione militare europea di fronte alle acque libiche per lo stop al commercio delle armi debba essere trasformata", afferma il segretario dem Enrico Letta. “Deve diventare - spiega - la missione che consente di gestire il salvataggio in mare. L'Europa deve fare di tutto per far sì che queste regole vengano rispettate, come quelle di ricollocamento e gestione. Sono convinto che Draghi sia la persona giusta per fare questo perché in Europa è ascoltato". Anche Italia viva su appella all'Ue. Il leader della Lega si rivolge invece a Palazzo Chigi: "A Draghi porteremo i modelli degli altri Paesi europei. Siccome giustamente si parla di un governo europeista e di quello che ci chiede l'Europa, chiederemo che l'Italia si comporti come si comportano la Spagna, la Grecia e la Francia. In nessun altro Paese ci sono i numeri, le dimensioni e i problemi che abbiamo in Italia". I numeri - sottolinea Matteo Salvini - "dicono che sono arrivati ieri, in una domenica di maggio, il doppio dei clandestini che sbarcarono in tutto il mese di maggio quando ero ministro. Con il più che c'è il Covid. Sicuramente così non si può andare avanti. Volere è potere". Giorgia Meloni ribadisce sui social il pensiero di Fratelli d'Italia: "il blocco navale che chiede FdI è una missione militare europea, fatta in accordo con le autorità del Nord Africa, per impedire ai barconi di partire in direzione dell'Italia. E' l'unica misura seria per contrastare il business dell'immigrazione clandestina e fermare una volta per tutte le morti in mare". Per Forza Italia si deve invece "riattivare subito un dialogo costante con i Paesi d'origine e con quelli del Nord Africa per limitare il più possibile le partenze", afferma il capogruppo azzurro alla Camera, Roberto Occhiuto.


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