Crisi, il centrodestra vede Mattarella e confida nella saggezza del Capo dello Stato per sbloccare lo stallo

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Per Salvini, Meloni e Tajani è impossibile lavorare con questo Parlamento, mentre continua la caccia ai 'costruttori'

Lega, Fdi e Fi sono saliti al Colle per chiedere il voto anticipato di fronte alla prospettiva di un Conte bis o ter con numeri risicatissimi al Senato. Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani hanno ribadito al capo dello Stato, Sergio Mattarella, che le urne sono l'unica strada per uscire dall'impasse attuale: “Mentre emergenza sanitaria ed economica si abbattono su famiglie e imprese, il voto di martedì scorso a Palazzo Madama ha certificato l'inconsistenza della maggioranza. È convinzione del centrodestra che con questo Parlamento sia impossibile lavorare. Il centrodestra ha ribadito al Presidente la fiducia nella sua saggezza”. All'incontro però, non c’erano i 'piccoli' della coalizione, ovvero l'Udc, 'Cambiamo con Toti' e 'Noi per l'Italia' di Maurizio Lupi. I 'totiani', in particolare, non considerano opportuno gridare al voto in piena emergenza pandemica e con la necessità di un piano vaccinale e del Recovery Fund. Meglio, spiegano ambienti vicini a Giovanni Toti, provare a vedere se ci sono le condizioni per un Governo di salute pubblica, di scopo o unità nazionale, che possa semmai traghettare al voto. Intanto sono ore di trattative frenetiche.


Una strada in salita

"Conte deve metterci la faccia, deve guidare lui questo processo, altrimenti abbiamo scherzato e faremo finta di niente. Non può cavarsela con un rimpasto...". Chi ha in mano il 'dossier' sui 'volenterosi' non nasconde che il lavoro di allargamento della maggioranza non è una strada in discesa. Alla Camera la prossima settimana i 'contiani' proveranno a costruire un gruppo per poi provocare un cambio di numeri nelle Commissioni, ma i fari sono puntati soprattutto al Senato. E il voto di mercoledì sulla relazione dello stato di giustizia fa paura ai rosso-gialli. Con i lavori fermi nelle Aule chi gira oggi tra Montecitorio e palazzo Madama lo fa per portare avanti le trattative. Al Senato sono stati visti gli esponenti Udc Saccone e Binetti, alla Camera 'avvistati' Tabacci e l'ex M5s De Falco. "Alla fine si riuscirà a fare qualcosa in extremis", dice quest'ultimo.

Il primo ostacolo

Nei gruppi parlamentari Pd non si respira aria di ottimismo, ma i vertici Pd, M5s e Leu ieri hanno fornito completo appoggio alla strategia del presidente del Consiglio. L'ostacolo resta il voto di mercoledì sulla riforma della giustizia targata Bonafede. Il presidente del Consiglio intanto va avanti. Domani vedrà i sindacati sul 'Recovery plan', lunedì le imprese. Ed è proprio sul piano dei finanziamenti Ue che la maggioranza punta per allargare la maggioranza. Per il momento l'ipotesi di un 'Conte ter' è scomparsa dai radar, anche perché il timore è che possa essere un passaggio troppo delicato. Ma i rosso-gialli dovranno trovare i numeri. "Altrimenti il rischio è che questo governo finisca per consunzione", spiega una fonte parlamentare Democratica.



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