Giustizia, il Guardasigilli Nordio rassicura sulla separazione delle carriere: “Mai i piemme sotto l’esecutivo”

Giustizia, il Guardasigilli Nordio rassicura sulla separazione delle carriere: “Mai i piemme sotto l’esecutivo”

Giustizia, il Guardasigilli Nordio rassicura sulla separazione delle carriere: “Mai i piemme sotto l’esecutivo” Photo Credit: Agenzia Fotogramma


Il ministro: “Il ruolo del giudice uscirà rafforzato, senza indebolire l'accusa, attuando il principio liberale secondo cui la giurisdizione si attua mediante il giusto processo, dove le parti sono in condizioni di parità davanti al giudice terzo e imparziale”

La realtà della giustizia e del lavoro delle toghe è ben lontana dall’ "abituale rappresentazione” che viene diffusa, e “posta a base di progetti riformatori”. Ecco perché serve “rispetto reciproco tra istituzioni". Questo, chiaro e forte, il messaggio della prima presidente della Cassazione, Margherita Cassano nella sua relazione di apertura dell’anno giudiziario in Cassazione, alla presenza tra gli altri del Capo dello Stato Mattarella e del Guardasigilli Nordio. Come dire, la magistratura non è quella che vi raccontano. I dati, gli sforzi, le emergenze sono tanti.

L’analisi

La disamina di Cassano sui problemi che impegnano la giustizia è articolata. La tragedia dei morti sul lavoro, con la massa degli “infortuni sommersi”, anche a causa di una carente prevenzione, “ostacolata da alcune criticità”. La violenza contro le donne, “con dati che continuano ad essere allarmanti”. Il dramma delle carceri sovraffollate, e del numero dei suicidi “che suscitano sgomento”. Gli “sforzi generosi compiuti da uffici di merito, di Cassazione” per smaltire gli arretrati, e raggiungere gli obiettivi del Pnrr.

Nordio

Il ministro della Giustizia Nordio dal suo canto non paragona più il pubblico ministero a “un superpoliziotto che crea le indagini” e modera i toni pur tenendo il punto sulla riforma della giustizia. Il Guardasigilli sottolinea “l'assoluta indipendenza del pm rispetto al potere esecutivo”, anche quando sarà approvata la riforma che prevede la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente. “Il ruolo del giudice - sostiene - uscirà difeso e rafforzato, senza indebolire l'accusa, attuando in pieno il principio liberale secondo cui la giurisdizione si attua mediante il giusto processo, dove le parti sono in condizioni di parità davanti al giudice terzo e imparziale”. Dunque, aggiunge Nordio, “ogni fantasia speculativa su variazioni futuribili è un'arbitraria interpretazione divinatoria. Il legislatore procederà senza esitazione, nella fiduciosa ma incondizionata acquiescenza al referendum popolare che suggellerà questo iter complesso”.

Pinelli

Invece Fabio Pinelli, vicepresidente del Csm voluto dalla Lega, sembra bacchettare i colleghi magistrati: “Il fondamento del giudice sta nella sua terzietà. Se si è risolutori di conflitti non si può essere parte. Certo, la magistratura interviene legittimamente nel dibattito e porta il proprio contributo di competenza, ma non deve divenire parte del conflitto”. "Anzi nella società dei conflitti, in cui ogni contrasto è portato davanti al giudice, è proprio la magistratura a porre la parola fine ai conflitti stessi. Se tale connotazione fondante finisse per essere smarrita – aggiunge Pinelli - la magistratura degraderebbe da soggetto costituzionalmente imparziale a soggetto che partecipa al conflitto. Ogni organo dello Stato, a ben vedere, deve saper trovare e riconoscere la propria identità costituzionale, l'aspetto che potremmo definire formante. Ogni perdita di identità provoca smarrimento. Ebbene, l'identità dell'essere magistrato non postula la possibilità di essere 'di parte'”.



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