Giustizia, per il referendum il centrodestra deposita due testi: “Vogliamo un quesito chiaro per gli elettori” Photo Credit: AnsaFoto.it/
04 novembre 2025, ore 16:30
Al Senato il documento da sottoscrivere e poi da presentare in Cassazione è più 'creativo'. Perché, come si fa notare nella stessa maggioranza, non figura nemmeno la parola ‘giustizia’. Da qui la domanda: una scelta che ingenera difficoltà, o che semplifica?
Due testi diversi, a scanso di equivoci e anche a prova di legge. Questo lo schema adottato dal centrodestra per il deposito della richiesta di referendum sulla riforma della Giustizia.
Le firme
Alla Camera e al Senato la maggioranza ha avviato la raccolta delle firme dei parlamentari secondo i termini prescritti dalla legge (1/5 di una Camera, pari a 80 deputati e 41 senatori). A Montecitorio l'obiettivo è stato raggiunto (e superato) in 24 ore. A palazzo Madama la sottoscrizione prende il via oggi.
Il punto
Il punto, però, al di là del numero di firme si è rivelato il testo del referendum, quello che gli elettori troveranno stampato sulla scheda su cui barrare il sì o il no. Alla chiarezza del quesito è, infatti, in buona parte legato il successo della consultazione e anche l'efficacia della campagna referendaria. Allo steso tempo, però, vi sono regole e prassi da rispettare sulla formulazione più corretta da sottoporre agli elettori.
La formula
Il centrodestra, allora, ha optato per la doppia formulazione. Alla Camera il quesito referendario riproduce esattamente il testo della legge approvato in Parlamento. Una scelta perfettamente aderente alla prassi e alle disposizioni di legge, a prova di legge. Al Senato, invece, il testo da sottoscrivere e poi da depositare in Cassazione è leggermente più 'creativo' o più chiaro. Perché, come si fa notare nella stessa maggioranza, nel testo della legge non figura nemmeno la parola giustizia e questo potrebbe ingenerare dubbi e difficoltà negli elettori chiamati a esprimersi su un referendum confermativo di una riforma della giustizia.



